domenica 21 aprile 2024

I FALSI POSTULATI DELLA GUERRA IN UCRAINA

Quando si considera la guerra in Ucraina, la maggior parte degli analisti parte, a quanto pare, da postulati errati – deliberatamente o per ignoranza – instillati dagli Stati Uniti, NATO, ed ovviamente dall’Ucraina. È necessario ed utile, al fine di ristabilire una verità non tanto “di parte” quanto basata su semplici analisi oggettive, evidenziare quali sono i postulati e le credenze ormai accettati come verità assolute ma che sono di fatto all’origine di una visione che si afferma sempre più falsa e distorta circa le origini e le realtà di questo conflitto e del suo probabile esito.
Non si tratta, è necessario ripeterlo ancora una volta, di difendere le posizioni della Russia, ma di ricordare alcuni fatti e far conoscere le falsità della narrazione sviluppata da USA/NATO per giustificare i meriti di questa guerra, tanto orribile quanto inutile, e della grande disinformazione di cui siamo vittime in Europa, e in particolare in Italia, da ormai oltre due anni.

Quattro postulati (volutamente) errati
1. La Russia voleva invadere l’Ucraina.

Oggi sappiamo che i corpi combattenti russi che si sono ammassati al confine dell’Ucraina all'inizio del 2022 contavano tra 120.000 e 150.000 uomini a seconda delle fonti e che la prima ondata d'assalto comprendeva circa 60.000 uomini. Il semplice buon senso (ed una valutazione comunque possibile anche da parte di chi non si intende di strategie militari) avrebbe dovuto portare gli analisti seri ad avere l’obbiettività per riconoscere che si trattava a tutti gli effetti di una “operazione militare speciale” e di non allinearsi alla propaganda diffusa da Kiev, Londra, Washington e Varsavia, che si sforzava e si sforza tutt’oggi di far credere alla gente che un’invasione russa minaccia tutta l’Europa occidentale. Le truppe russe impegnate erano chiaramente destinate ad una azione limitata, quindi palesemente insufficienti per un’operazione su larga scala contro uno Stato di 603.000 km² e 43 milioni di abitanti. Ricordiamo per dovere di cronaca che durante l’invasione dell’Iraq – 438.000 km², 27 milioni di abitanti e forze armate non sostenute dalla popolazione – nel 2003 gli americani hanno messo in campo un esercito di 150.000 uomini assistiti da 45.000 britannici e 70.000 Curdi . Questo primo postulato non resiste quindi ad un'analisi militare elementare.

2. La Russia aveva un potente esercito che avrebbe dovuto spazzare via gli ucraini in poche settimane. Ciò non è avvenuto, il che rivela la sua mediocrità e quella dei suoi capi.

Le forze russe che hanno attaccato l’Ucraina lo hanno fatto con un rapporto di forze estremamente sfavorevole, di 1 a 3. Non potevano quindi sopraffare o schiacciare l'esercito Ucraino, molto superiore numericamente. Il loro obiettivo era paralizzarlo e costringere Kiev a negoziare.
Si dimentica inoltre ciò che molti esperti militari avevano già osservato durante la Guerra Fredda e fino all’inizio degli anni 2000: le forze sovietiche (nonostante la loro importanza), erano principalmente forze preparate per la difesa e non per operazioni esterne, a differenza delle forze occidentali. Sappiamo quindi da molto tempo che la logistica non è il loro punto di forza. Ciò è stato confermato dalle osservazioni di numerosi ufficiali che hanno visitato la Russia dopo la dissoluzione dell’URSS, ed appunto dai risultati delle prime settimane dell’“Operazione Militare speciale".
Questi difetti non hanno trovato soluzioni dopo la caduta del muro di Berlino, con l'esercito russo che ha subito gravi tagli, sia in termini di budget che di qualità/preparazione e numero di unità delle risorse umane. Abbiamo dovuto attendere l'inizio degli anni 2000 per osservare l'inizio di un recupero. Tuttavia, l’esercito russo di oggi non è l’Armata Rossa di ieri, benché ne sia l'erede.
Inoltre, non è sbagliato pensare che questa sopravvalutazione della forza russa, ampiamente riportata e sottolineata dai media occidentali, aveva il solo scopo di glorificare la resistenza ucraina e umiliare Mosca, con il possibile obiettivo di provocare una ribellione contro Putin e il suo staff.

3. Le forze russe volevano prendere Kiev, ma hanno fallito.

Un'altra sciocchezza. Solo una frazione delle forze della operazione militare speciale sono state impegnate nell'offensiva contro la capitale ucraina, non con l'obiettivo di conquistarla, ma di tenere occupate le forze di Kiev (manovra operativa). È del tutto delirante credere che i russi progettassero di conquistare un insediamento di 12.300 km², nel cuore di un’area urbana di 28.900 km², che riunisce complessivamente 4,6 milioni di anime , e ancora una volte di fronte a forze superiori in numero e installate su un territorio che conoscevamo perfettamente. Coloro che conoscono le difficoltà estreme della guerra urbana non hano mai smesso di denunciare questa affermazione da parte degli ucraini e dei loro mentori occidentali come totalmente fantasiosa.
Per un confronto, va ricordato che per la sua operazione di pulizia della Striscia di Gaza (360 km², 2,6 milioni di abitanti), l’esercito israeliano si è impegnato con più di 180.000 uomini, ed ha il controllo totale del cielo e l'assistenza americana e britannica nella raccolta di informazioni e nella fornitura di munizioni. Tuttavia, quattro mesi dopo l’inizio dell’offensiva, l’IDF non è ancora riuscita a farcela ad assumere il controllo totale nonostante i combattenti di Hamas (circa 20.000 uomini) non siano avversari paragonabili all’esercito ucraino addestrato dalla NATO.

4. L’eroica resistenza delle forze ucraine ha sorpreso sia il mondo che la Russia e mostra la forza e la determinazione di questa nazione.

Questa affermazione appare come una deliberata sottovalutazione dell'esercito ucraino al fine di raggiungere l'obiettivo psicologico di cui al punto 2 precedentemente esposto. Ancora una volta, torniamo ai numeri. All’inizio del 2022 le forze armate ucraine contavano 250.000 uomini, ed erano il secondo esercito per dimensioni dell'Europa orientale dopo l'esercito russo. A loro si sono aggiunte anche le guardie di frontiera (53.000 uomini), la nuova Guardia Nazionale dell’Ucraina (60.000 uomini) e i vari servizi di sicurezza interni. Queste forze avevano beneficiato a partire dal 2014 di un importante aiuto da parte dei governi di diversi paesi della NATO (Stati Uniti, Regno Unito, Canada), in termini di formazione e forniture di armi. Avevano ricevuto anche molte informazioni sulla Russia che questi paesi avevano . Erano quindi forze professionali, ben equipaggiate, ed avevano, almeno in buona parte, esperienza di combattimento avendo partecipato dal 2014 ad operazioni militari contro le regioni autonome del Donbass. Niente a che vedere quindi con quello che viene presentato come il “piccolo esercito” ucraino che la NATO e i media ci hanno venduto.
A ciò si aggiunge che l'esercito ucraino aveva stabilito, principalmente attorno al Donbass, posizioni difensive/fortificate molto forti, che ha combattuto su un terreno che conosceva bene, che era tre volte più numeroso delle forze d'attacco russe, e che benché queste ultime avessero preso l'iniziativa, la loro offensiva era ampiamente conosciuta ed attesa dagli ucraini.
Questi primi quattro postulati – la cui rapida analisi ci permette di verificare che non resistono ai fatti – costituiscono quindi malafede, se non deliberata disinformazione, per distorcere la percezione del conflitto e screditare l’avversario russo (di fatto, una ottima manovra di guerra mediatico-informativa).
Oltre a queste false affermazioni vale la pena esaminare anche altre fatti che, se non distorti dalla narrazione NATO-Ucraina, sono stati passati sotto silenzio, perché aiutano anche a gettare nuova luce sulla realtà di questo conflitto.

La necessaria rilettura dei primi mesi del conflitto

a. Dal 2014 gli americani hanno continuato a sostenere l’Ucraina e a spingerla a riconquistare il Donbass e la Crimea – che sono terre russofone e russofile – incoraggiando ed armando il suo nazionalismo, spingendo così i russi ad una per loro indispensabile soluzione militare. Sia Washington che Kiev, tuttavia, conoscevano i molteplici avvertimenti lanciati da Vladimir Putin a partire dal 2007 e le sue reazioni all’avanzata aggressiva della NATO ai margini della Russia (Georgia 2008, Ucraina 2014). Americani e ucraini non dubitavano che i russi non sarebbero rimasti senza reagire – anche se forse speravano il contrario… – e che bisognava quindi farli cadere in una trappola: metterli nella posizione di aggressori e di violazione del diritto internazionale. Non si sono quindi fermati, dalla metà dell’anno 2021, nella propaganda continua verso l’opinione internazionale circa la minaccia russa ed il rischio di guerra (che stavano provocando) non appena hanno notato che Mosca stava ammassando le sue truppe al confine ucraino ed era impegnata in esercitazioni militari.
È alla fine possibile ritenere che i due avversari abbiano “bluffato”: gli americani e ucraini pensavano che i russi non avrebbero reagito, e Mosca senza dubbio credenva che ammassare le sue forze al confine avrebbe portato Washington e Kiev a rinunciare. Ma nessuna di queste due manovre ha funzionato, ed anzi hanno portato irrimediabilmente alla guerra.

b. Ucraini e americani sapevano perfettamente che lanciando l'operazione di riconquista del Donbass il 17 febbraio 2022, Mosca sarebbe intervenuta a sostegno delle popolazioni russofone minacciate. Il loro obiettivo era quindi quello di spingere l'esercito russo contro le numerose fortificazioni erette negli ultimi 7 anni nel sud-est del paese e i loro numerosi mezzi anticarro, per infliggergli una sconfitta. Ma i russi non sono caduti in questa trappola.

c. È inimmaginabile che Washington e Kiev abbiano deciso questa provocazione contro la Russia senza che l’esercito ucraino fosse pronto a resistere e avesse adottato misure difensive forti. Ancora una volta, la – legittima – resistenza ucraina non è sorprendente e quindi paradossalmente si è rivelata meno efficiente del previsto, dato che i russi sono stati in grado di sistemare parte delle forze attorno a Kiev e di occupare molto rapidamente più del 30% del territorio.

d. Il ritiro delle forze russe dalla regione di Kiev alla fine di marzo 2022 non è collegato a un fallimento militare – anche se lì incontrarono una feroce resistenza che aveva limitato la loro avanzata – ma ad una concessione di Mosca nel quadro dei negoziati di Istanbul (5), come ha confermato Putin durante la sua intervista con Tucker Carlson. Alcuni continuano a negare questo fatto, ma senza alcuna argomentazione, dato che le forze russe si sono ritirate in buon ordine… prima che gli ucraini, sotto l’influenza di Boris Johnson, decidessero di porre fine a trattative che stavano per avere successo!

e. Tutto ciò non vuol dire che i russi non abbiano commesso errori. C'erano senza dubbio scarse stime iniziali delle avversità, a causa delle rivalità interna tra servizi di intelligence. In un recente articolo , Andreï Kozovoı, professore presso l’Università di Lille, menziona il fatto che solo tre persone, oltre a Putin, addirittura, sarebbero state a conoscenza del piano di invasione deciso durante il Consiglio di Sicurezza del 21 febbraio: il ministro della Difesa, Sergeı Choıgu, il segretario del Consiglio, Nikolaı Patrushev, e il direttore dell'FSB, Alexander Bortnikov. Gli altri membri di questo corpo – tra cui Sergeï Lavrov, ministro degli Affari esteri, Mikhaıl Michoustin, primo ministro e Sergeı Narychkine, leader della SVR – sarebbero stati favorevoli alla prosecuzione del processo diplomatico. Inoltre, Andreï Kozovoı ricorda giustamente che dal ritorno di Putin alla presidenza nel 2022, l’FSB non ha smesso di guadagnare influenza sugli altri servizi di intelligence, l’SVR ma anche il GRU (Direttorato dell’intelligence militare). L’SVR si era screditato agli occhi di Putin in seguito all’arresto, nel 2010 Stati Uniti, di una decina di clandestini secondo l'FBI; il GRU a causa del fiasco del l’avvelenamento di Skripal, a Londra, nel 2018. L’FSB si sarebbe di fatto trovato in posizione di forza nello sviluppo del processo decisionale, facendone pesare tutta la sua posizione a favore dell’intervento militare in Ucraina. La decisione di lanciare un’operazione militare speciale è stata sicuramente presa in considerazione di lunga data, ma non pianificato così dettagliatamente come avrebbe dovuto essere – così sembra essere stato fatto è stato preso con urgenza. Una volta attivato, come tutti i soldati sanno, a il piano operativo non resiste mai a più di tre giorni di guerra e le forze russe lo sono state hanno dovuto affrontare avversità maggiori del previsto, il che è costato loro caro.

5. Il quinto (nuovo) falso postulato: esiste il rischio reale di guerra con la Russia entro 5-8 anni e l'Occidente deve prepararsi per questo.

Dalla fine del 2023, a causa del fallimento della controffensiva ucraina e delle difficoltà nella fornitura di armi, una nuova narrazione viene elaborata dalla NATO: il rischio di guerra con la Russia entro 5-8 anni. Si susseguono così le dichiarazioni allarmistiche dei principali leader politici e personale militare dei paesi della NATO, in una campagna abilmente orchestrata.
- Nel dicembre 2023 i principali collaboratori del presidente Joe Biden al Congresso dichiarano che se i parlamentari non voteranno rapidamente per gli aiuti militari oltre all'Ucraina, la Russia potrebbe vincere la guerra in pochi mesi, o addirittura in poche settimane. Ma i repubblicani continuano a opporsi a una nuova rata di 61 miliardi di dollari in aiuti a Kiev.
- Il 7 gennaio 2024, durante il loro seminario annuale sulla difesa, i membri del governo e gli alti funzionari militari della Svezia affermano che il paese deve prepararsi ad una guerra con la Russia.
- Il 16 gennaio 2024 il quotidiano tedesco Bild pubblica un documento “confidenziale” dello stato maggiore tedesco che mostra che lo stesso sta seriamente considerando un attacco russo e descrive come si prepara ad affrontarlo.
- Il 21 gennaio 2024, l'ammiraglio olandese Rob Bauer, presidente del comitato militare della NATO, afferma che l'Alleanza non esclude la guerra con la Russia: “Ci stiamo preparando per il conflitto”, annuncia.
- Sempre il 21 gennaio il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius mette in guardia contro il rischio di guerra in un'intervista trasmessa dal canale televisivo ZDF, affermando che “anche se per il momento un attacco russo non sembra probabile, i nostri esperti si aspettano tra cinque-otto anni un periodo durante il quale ciò potrebbe accadere".
- Il 24 gennaio, il generale Sir Patrick Sanders, capo dell'esercito britannico, afferma, in una intervista al Guardian, che la società britannica deve prepararsi alla possibilità di una guerra.
- Il 5 febbraio, in un'intervista pubblicata sul tabloid Super Express, il Ministro della difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, afferma di non poter escludere la guerra imminente con la Russia.
- Il 9 febbraio, il ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen, dichiara in un'intervista al quotidiano Jyllands-Posten, che la Russia potrebbe passare rapidamente all’offensiva e che la Danimarca deve essere pronta per questo scenario.

Tutti dichiarano che di fronte ad una simile minaccia i bilanci della difesa e gli acquisti di forniture militari devono essere aumentati senza indugio . Ovviamente, pochissimi si pongono domande su chi trae vantaggio da questa manovra politico-mediatica .
Tuttavia, a prescindere dal fatto che Vladimir Putin sia stato molto chiaro su questo punto durante la conferenza dalla sua intervista con Tucker Carlson , la realtà demografica e militare mostra che questa ipotesi è del tutto irrealistica e costituisce, ancora una volta, propaganda che ha l'obiettivo di mantenere a tutti i costi la coesione della NATO, che comincia a incrinarsi, e soprattutto per spaventare l'opinione pubblica che vede chiaramente quale sarà l'esito della guerra e le deplorevoli conseguenze economiche che essa ha provocato.

Popolazione

Russia 145 milioni di abitanti
Unione Europea 449 milioni (3 volte la Russia)
Europa con Regno Unito e Norvegia 521 milioni (3,5 volte la Russia)
Stati Uniti 333 milioni (2,2 volte la Russia)
NATO 956 milioni (6,6 volte la Russia)

Bilancio della difesa

Russia 86,4 miliardi di dollari
Stati Uniti 877 miliardi (10 volte la Russia)
Francia + Germania + Regno Unito 53,6 + 55,8 + 68,5 = 177,9 miliardi (cioè due volte la Russia)
NATO 1.200 miliardi di euro (14 volte Russia)

Personale militare

Russia 1.150.000 uomini
Ucraina 650.000 uomini
Paesi dell’Europa orientale embri della NATO 1.200.000 uomini (l'equivalente della Russia)
Stati Uniti 1.390.000 uomini
Unione Europea 1.800.000 uomini (1,5 volte la Russia)
NATO 3.370.000 uomini (3 volte la Russia)

Le cifre e i fatti sono quindi chiari e parlano da soli. E il divario tra realtà sul campo ed il racconto/propaganda degli occidentali e degli ucraini continua a crescere. Siamo quindi in pieno delirio politico e abbiamo il diritto di chiederci se quelli che governano – come coloro che commentano questo conflitto – sono stupidi, incompetenti, comprati o irrimediabilmente conquistati dall’ideologia neoconservatrice americana, perché difendono di fatto gli interessi di Washington più di quelli del proprio Paese!

Ma soprattutto, ed alla fine, difendono gli interessi di chi produce e vende armamenti (ed ha tutti gli interessi che questa guerra continui) e quindi sostiene e fa sostenere (politicamente ed economicamente) chi questa guerra l’ha scatenata, la fomenta e la dirige. Fino al 2022, a spese delle vite delle popolazioni russe del Donbass, fino ad oggi a spese delle vite anche della popolazione ucraina, e dell’economia della popolazione Europea.americana, perché difendono di fatto gli interessi di Washington più di quelli del proprio Paese!
La questione resta aperta…

domenica 24 marzo 2024

Chi era veramente Alexei Navalny?

La morte di Alexei Navalny in un campo di prigionia russo il 16 febbraio ha suscitato un’ondata di sdegno ed un innalzamento dell’oppositore russo a “martire per la libertà e i diritti civili” da parte di politici e media occidentali. Immediata, ovviamente, l’accusa secondo cui il presidente russo Vladimir Putin aveva fatto uccidere il leader dell’opposizione sostenuto dall’Occidente. Tale accusa può essere vera o meno (l’autoritario Putin è stato a lungo credibilmente collegato all’assassinio dei suoi rivali politici) ma la campagna per ritrarre Navalny come un eroe liberale della democrazia e dei diritti umani che forse ha raggiunto il suo apice con il film Navalny del 2022, vincitore dell’Oscar per il miglior film documentario) è pura finzione, un’invenzione della propaganda occidentale.

Mi accorgo che anche in questo caso siamo accecati dal circo mediatico filo-atlantista e ancora una volta molti si accodano in ordinate manifestazioni di innalzamento a "martire della libertà" di chi ci viene proposto come tale perché così conviene, in questo mondo al contrario (e no, nessun riferimento alla discutibile opera del generale Vannacci). Premesso che della morte di qualcuno (chiunque), ed in particolare mentre costretto in un carcere duro, non ci si può e non ci si deve compiacere, ma ci si deve sempre dispiacere, ecco, io mi fermo qui: mi spiace che il povero oppositore sia morto. Ma non mi accodo a chi vuole innalzare un neonazista, omofobo e xenofobo, all'improbabile (impossibile) ruolo del "martire per la libertà e per i diritti civili". E si, perché di questo stio parlando. Non se ne parla, anzi lo si nasconde, alzando la fiaccola del ricordo senza neppure sapere per chi, e a nome di cosa, lo si fa.

Una lettura interessante (per chi conosce l'inglese ) è in questo articolo di Medium (https://medium.com/@matthew.puddister/alexei-navalny-was-an-ultra-right-nationalist-who-compared-muslims-to-cockroaches-1864-e-0cda000) mentre un video chiaro, sarcastico ed informativo in italiano è qui:

Chi era Navalny?

Alexei Navalny era un violento suprematista bianco, la cui storia è ben nota. La copertura della morte di Navalny da parte dei media statunitensi e occidentali ha completamente cancellato la sua storia passata di razzismo più estremo e feroce. Se le sue opinioni politiche vengono menzionate, viene educatamente definito un “ultranazionalista”. Appena menzionati sono i milioni di dollari provenienti dai finanziamenti statunitensi, britannici e tedeschi alla sua organizzazione di razzisti in 43 città russe. In questa copertura mediatica sono sempre omesse le accuse dettagliate dei pubblici ministeri russi che accusano Navalny di “riabilitazione del nazismo” e di “finanziamento dell’estremismo”.

Sono note le numerose dichiarazioni di Navalny, la sua partecipazione a marce razziste piene di svastiche e altri simboli nazisti e i suoi saccheggi di piccoli negozi di proprietà di migranti. Eppure i commentatori filo-atlantisti hanno sempre inondato Navalny di elogi e ingenti finanziamenti. Ora, da morto, è scandalosamente paragonato al dottor Martin Luther King Jr. e Nelson Mandela. La burocrazia statunitense e i media filo-atlantisti, apparendo sconvolti dalla morte di Nalvalny e sostenendo le pessime condizioni della sua prigionia, non mostrano alcuna preoccupazione per i prigionieri politici come Mumia Abu-Jamal, Leonard Peltier o Julian Assange e tanti altri.

YouTube ha rimosso migliaia di video, defiinendo “materiale discutibile” opere a sostegno della resistenza palestinese o per servizi che criticano la NATO. Tuttavia, i siti YouTube di estrema destra di Navalny hanno 8 milioni di abbonati e uno staff di 130 persone che opera per la loro pubblicazione su YouTube. Il video che mostra Navalny che chiama i popoli dell'Asia centrale e i musulmani del Caucaso in Russia "scarafaggi che devono essere sterminati", mentre spara con una pistola, è ancora pubblicato e visibilesu Youtube:

Proprio nel momento in cui i democratici al Congresso stavano tentando di mettere sotto accusa Trump per la furia fascista del 6 gennaio, il presidente Joe Biden espresse sostegno a un leader politico russo alleato con una banda paragonabile ai neofascisti Proud Boys. Nel suo primo contatto con il presidente russo Vladimir Putin, come presidente degli Stati Uniti Biden ha immediatamente insistito per il rilascio del candidato anti-Putin Alexei Navalny.

Le idee di Navalny sono ben note in Russia. I funzionari statunitensi e tedeschi, che lo descrivono come un giornalista dissidente, un blogger investigativo o un attivista anti-corruzione, stanno ingannando l’occidente (noi) con false informazioni o con omissione di informnazioni.

È in corso una campagna internazionale per il rilascio di un giornalista investigativo australiano molto più importante: Julian Assange. Assange ha denunciato la corruzione, la sorveglianza e i crimini di guerra del governo americano. Biden avrebbe potuto inviare un messaggio incoraggiante sui diritti umani abbandonando le richieste statunitensi per l’estradizione di Assange. C’è stata una campagna quarantennale per il rilascio di un altro giornalista investigativo, un acclamato autore nero che ha denunciato la brutalità razzista della polizia a Filadelfia: Mumia Abu-Jamal. Se Biden chiedesse il suo rilascio, ciò potrebbe inviare un messaggio al movimento Black Lives Matter che gli Stati Uniti stanno affrontando il razzismo sistemico. Invece, ha concentrato la sua attenzione sui “diritti umani” su un nazionalsciovinista russo di destra! La differenza è che Assange e Abu-Jamal hanno sfidato il potere della classe dirigente statunitense. Navalny lo ha sempre abbracciato (e ne è stato finanziato).

Un noto razzista

Navalny non è uno sconosciuto nel panorama politico russo. Per molti anni è stato sotto i riflettori, nei media, nei video e nelle strade, nelle mobilitazioni nazifasciste che chiedevano l'espulsione di tutti i popoli non russi dalla Russia. Navalny è stato una forza trainante dell’annuale “marcia russa” anti-musulmana, antisemita e anti-immigrazione, che si tiene a Mosca. I suoi temi centrali sono “Riprendiamoci la Russia”, “La Russia per i russi” e “Smettere di nutrire il Caucaso” – quest’ultima è una richiesta di porre fine ai sussidi federali alle regioni più povere, meno sviluppate e in gran parte musulmane della Russia.

Le manifestazioni della Marcia Russa erano raduni di elementi nazisti, monarchici e gruppi religiosi ortodossi. In mostra c’erano svastiche, bandiere confederate, insegne religiose e appelli alla “vendetta bianca”. A queste manifestazioni ultranazionaliste si sono contrapposte per la maggior parte degli anni manifestazioni di sinistra guidate dal Fronte antifascista russo, attivisti di strada, progressisti e giovani comunisti.

Navalny è l'organizzatore del “Movimento contro gli immigrati clandestini” e della “Grande Russia”; ha chiesto la disgregazione della Russia. Ha chiesto l'espulsione di tutti i popoli “stranieri” dal Caucaso e dall'Asia, siano essi cittadini che vivono in quello che ancora fa parte della Federazione Russa o provenienti dalle repubbliche circostanti dell'Asia centrale, che furono separate dopo il crollo dell'Unione Sovietica. In video Navalny ha fomentato la violenza settaria etichettando la popolazione del Caucaso come “denti marci, da estrarre” e “scarafaggi che devono essere sterminati”.

Navalny chiede una privatizzazione aggressiva di più industrie russe e tagli alla spesa pubblica, totale libertà per le imprese e una drammatica inversione delle garanzie e dei benefici sociali che ancora rimangono dell’Unione Sovietica. Navalny si vanta che se fosse presidente ci sarebbero rapporti molto amichevoli con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Attivista anti-corruzione?

Navalny è stato arrestato numerose volte con accuse di corruzione e appropriazione indebita, accuse provenienti da ex collaboratori. Molte di queste accuse si basano sul saccheggio delle organizzazioni da lui fondate. Ma ciò non ha impedito agli oligarchi russi e alle agenzie occidentali di finanziare la sua Fondazione anticorruzione o di aiutarlo a mantenere uffici e personale in 43 città in tutta la Russia. Ciò non ha impedito al National Endowment for Democracy degli Stati Uniti di fornire 5 milioni di dollari in finanziamenti a Navalny e ad altre false campagne anti-corruzione.

Ma come nel caso di Bolsonaro in Brasile o di Trump negli Stati Uniti, le sue opinioni reazionarie sono mascherate da campagne contro la corruzione.

Naturalmente c’è corruzione in Russia. Il capitalismo, un sistema economico basato sul furto del lavoro umano e sull’espropriazione privata delle risorse pubbliche, è per sua stessa natura corrotto. Le cosiddette campagne anticorruzione possono attrarre persone infuriate per la palese disuguaglianza del sistema. Ma, intenzionalmente, tali campagne non hanno alcun programma per le masse oltre alla sostituzione degli attuali politici in carica.

Ora Navalny ha cercato di rimodellarsi opponendosi alle nuove norme pensionistiche che innalzano l’età pensionabile. Si tratta di un capovolgimento del tutto opportunista della posizione che lui e il suo Partito del Progresso hanno mantenuto per anni: aumentare l’età pensionabile e liquidare il fondo pensione statale! La proposta di aumento dell’età pensionabile, da 60 a 65 anni per gli uomini entro il 2028 e da 55 a 63 anni per le donne entro il 2034, è stata accolta con indignazione in tutta la Russia. Ci sono volute grandi proteste per forzare una ritirata su alcuni aspetti del piano. I pensionati russi – abbastanza numerosi da ricordare le garanzie pensionistiche sotto l’Unione Sovietica – non si sono lasciati ingannare dal falso voltafaccia di Navalny sulle pensioni.

Neoliberismo del libero mercato

Tutta la brutta storia di Navalny è mascherata dai media aziendali occidentali. Viene costantemente definito un dissidente “liberale”. Ciò implica che è progressista. “Liberale” ha un significato molto diverso in Russia rispetto allo spettro politico statunitense. Ciò non significa un vago appello a maggiori programmi sociali, maggiore inclusione o liberalizzazione delle leggi reazionarie sull’aborto e sui diritti LGBTQ++. Essere un liberale in Russia significa sostenere la “liberalizzazione”, cioè le politiche neoliberiste e l’economia del libero mercato. Un termine più accurato è liberali del mercato, che sostengono una maggiore libertà per i mercati capitalisti. La liberalizzazione significa una “apertura” del commercio e un allentamento delle normative governative che limitano gli affari da parte delle multinazionali.

Quando le pubblicazioni finanziarie in Russia, Stati Uniti e UE applaudono Navalny come la “migliore speranza per la liberalizzazione della Russia”, cercano un ritorno al saccheggio aperto dell’industria e delle risorse da parte dei capitalisti occidentali avvenuto durante gli anni di Boris Eltsin, dal 1991 al 2000.

Gli anni di Eltsin e il libero mercato

Lo smantellamento forzato dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel 1991, sotto il presidente Eltsin, costituì una rottura con un’economia socialista pianificata e con la totale proprietà statale dell’industria. L’introduzione di un’economia di mercato capitalista ha portato al saccheggio di quasi tutti i settori dell’economia, in particolare manifatturiero, energetico e bancario. Le fattorie statali furono smembrate senza un piano e i sussidi governativi alle industrie e all’agricoltura furono tagliati. Terminati i controlli sui prezzi. In due anni più di 15.000 aziende sono passate dallo Stato a privati.

Un’ondata di capitali statunitensi, tedeschi e di altri paesi dell’Unione Europea in Russia – per acquistare beni e risorse pubblici a prezzi stracciati – ha portato a un caotico tutti contro tutti, seguito da depressione economica, iperinflazione e disoccupazione di massa. Il sistema sanitario nazionale e i programmi sociali furono del tutto eliminati; l’aspettativa di vita è crollata e la mortalità infantile è aumentata vertiginosamente.

Questa “liberalizzazione” – la terapia d’urto economica per le masse – è stata definita il collasso economico più catastrofico in tempo di pace di un paese industrializzato. Allo stesso tempo, un piccolo gruppo di oligarchi d’affari, magnati e veri e propri pirati divennero miliardari e trasferirono quanta più ricchezza possibile verso banche occidentali e conti offshore. Nessuna di queste ricchezze rubate è stata reinvestita nella modernizzazione dell’industria russa.

Guerre settarie sono scoppiate in Cecenia, Georgia e Azerbaigian, tutte guidate dalla competizione per il controllo delle risorse ora privatizzate. Eltsin era completamente conforme alle richieste capitaliste statunitensi ed europee. Mentre l’Unione Sovietica come potenza mondiale crollava, lo stesso brutale “libero mercato” si dispiegava in tutta l’Europa orientale. L’alleanza militare della NATO, comandata dagli Stati Uniti, si espanse attraverso l’Europa orientale negli anni ’90; questa riconquista di una vasta regione fu un processo spietato.

La Russia ha posto fine alle sue alleanze commerciali e militari con i paesi dell’Europa orientale. es, la Repubblica Democratica Popolare di Corea, Cuba e i paesi in via di sviluppo dell’Asia occidentale e dell’Africa. Ciò ha consentito un’ondata di guerre di ricolonizzazione da parte degli Stati Uniti nel mondo arabo e musulmano, compresi Iraq e Afghanistan, insieme alla guerra che ha smantellato con la forza la Jugoslavia.

Sanzioni alla Russia

Un’ondata di rabbia e un secondo tentativo di impeachment per corruzione portarono alle improvvise dimissioni di Eltsin il 31 dicembre 1999, in cambio della promessa di immunità per lui. Ciò ha lasciato il primo ministro Vladimir Putin come presidente ad interim.

Putin non invertì il meccanismo della proprietà capitalista in Russia. Né riuscì a ricomporre l’Unione Sovietica. Ma iniziò a riorganizzare l’industria russa, a imporre controlli sui saccheggi aperti da parte dei capitalisti occidentali e a rinazionalizzare alcune industrie essenziali. L’iperinflazione è stata tenuta a freno.

Ma gli imperialisti non sono mai soddisfatti. Vogliono tutto. Nel 2014, durante l’amministrazione Obama/Biden, gli Stati Uniti hanno finanziato un colpo di stato fascista in Ucraina, ex parte dell’Unione Sovietica. Ciò ha portato alla prima resistenza a 15 anni di espansione USA/NATO. Putin ha sostenuto la rivolta contro il fascismo nelle regioni fortemente industrializzate di Lugansk e Donetsk, nell’Ucraina orientale. Ha bloccato il sequestro della Crimea da parte della NATO, sede della base navale di Sebastopoli e unico porto verso il Sud della Russia. Per questa resistenza – volta a prevenire la totale disintegrazione della Russia come paese – gli Stati Uniti e l’UE hanno imposto una serie di sanzioni economiche alla Russia. La speranza di Wall Street era che il conseguente dissesto economico e l’inflazione avrebbero spinto gli oligarchi a cacciare Putin. Con grande ira di Washington, le industrie militari russe fanno parte della difesa nazionale del paese e non sono mai state privatizzate. La diplomazia russa e la vendita di armi forniscono una certa protezione contro le operazioni aggressive degli Stati Uniti dall’Iran al Venezuela. Accordi commerciali più stretti con la Cina hanno aiutato la Russia a aggirare la rete soffocante delle sanzioni.

In conclusione su Navalny

Navalny ha sempre avuto poco sostegno in Russia. Dopo un presunto avvelenamento da parte delle forze di Putin lo scorso autunno, il suo indice di gradimento ha raggiunto il picco del 20%. Un sondaggio ora mostra che solo il 2% è a favore di lui come candidato! Ma Navalny era, ed il suo movimento è tìuttora, pericoloso perché ha potenti sostenitori in Occidente e tra gli oligarchi russi contrari a Putin. Persino Amnesty International a febbraio 2021 aveva deciso di cessare di definire Navalny “prigioniero di coscienza” a causa di dichiarazioni discriminatorie fatte nel 2007 e nel 2008 che avrebbero potuto costituire odio o incitamento all’odio. Solo dopo tre mesi, nel maggio 2021, Amnesty lo aveva riammesso, chiarendo che nel definire Navalny “prigioniero di coscienza”, Amnesty International non sosteneva il suo programma politico ma sottolineava l’urgente bisogno che le autorità russe rispettassero i suoi diritti, come quello a ricevere cure mediche indipendenti.

giovedì 17 marzo 2022

Ucraina. Ovvero, come la realtà odierna e la memoria storica possono venire stravolte

Nota 1 Un articolo lungo, certamente. Se non avete tempo di tenere il browser aperto per leggervi 17.300 e più parole, potete scaricare l'articolo in PDF direttamente dal mio sito personale.
Nota 2 Un collegamento a questo articolo ed a questo Blog era stato pubblicato sul mio profilo Facebook. Dopo circa 15 minuti il post è stato rimosso da Facebook!!. Come è possibile verificare da una attenta lettura di quanto segue, non vi sono attacchi violenti o minacce contro nessuno (e neppure turpiloquio), ed il tenore del post è assolutamente e convintamente contro la guerra (tutte le guerre), ma evidentemente non si può parlare di Ucraina se non ci si allinea con le, uhm... "direttive editoriali" USA/NATO/UE.


In questi giorni di marzo 2022 molte sono le prese di posizione contro “l’invasione dell’Ucraina” ed a sostegno della “lotta del popolo ucraino” contro “l’invasore russo”. Sembra non vi siano dubbi su chi si trovi dalla parte della ragione e chi da quella del torto, ed anche molte persone intelligenti (alcune delle quali, da me personalmente conosciute e stimate) non hanno alcun dubbio sia sull’assegnazione dei posti sulla lavagna virtuale per i “buoni” ed i “cattivi”, sia sulla assegnazione della qualifica di “aggressori” ed “aggrediti”.

A malincuore, ma con l’orgoglio di non sapermi/volermi sottrarre al dare un contributo di contro-informazione e chiarezza circa quanto sta accadendo, e su come la maggior parte dei media a disposizione lo stanno presentando e descrivendo, pubblico questo scritto assolutamente controcorrente. Consapevole che mi farò molti nemici, anche tra alcuni di quelli che ancora mi vedono con simpatia.

Faccio alcune premesse, doverose per non accodarmi alla massa di coloro che cercando a tutti i costi di individuare un nemico da fermare ed un innocente da sostenere, si dimenticano di cosa sia effettivamente da fermare e perché, e cosa sia effettivamente da sostenere e perché.

Sono fermamente convinto che una guerra sia sempre sbagliata. Non importa da chi è fatta e perché. In una guerra non ci sono vincitori e vinti. O meglio, i veri vincitori sono solitamente ben lontani dai campi di battaglia e non ricavano terra e libertà ma denaro e potere, mentre i vinti sono solitamente tutti gli altri, proprio tutti. Sia chi combattendo è riuscito a prevalere, sia chi combattendo ha dovuto soccombere, ma anche e non meno chi non ha combattuto per nulla ma si trova a subire le conseguenze (anche solo sociali ed economiche, ma purtroppo sono quelle di sangue che vengono subite da moltissimi) prodotte dai combattimenti e dal conflitto in generale. Io non sono pacifista, sono contro la guerra (grazie Gino Strada). Ma sono anche contro il silenzio, il far finta di non vedere, e lo stravolgimento della verità, anche se “a fini umanitari”: la verità va ricercata e gridata, sempre, anche quando si rivela scomoda, imbarazzante, sconveniente.

E qui veniamo ai media, i mezzi di comunicazione di massa oggi disponibili. Occupandomi di Marketing e Comunicazione a livello professionale, so bene quale sia la differnza, sottile ma fondamentale, tra informazione e comunicazione. La differenza principale consiste nello scopo:
- si comunica per stabilire una relazione con qualcun altro, per persuadere il destinatario del messaggio,
- si informa per dare una struttura alla realtà, una forma, per far conoscere la verità.
Sempre di più i mezzi di informazione (i giornali che leggiamo, i TG che ascoltiamo e guardiamo, ecc.) sono diventati strumenti di comunicazione, utilizzati sapientemente da chi li detiene per convincerci, indirizzarci, per "vendere realtà" che spesso sono distanti dalla verità, la nascondono, la stravolgono. Sono diventati strumenti per la propaganda di guerra di chi vuole che questa guerra continui.

Ascoltando i servizi giornalistici, gli approfondimenti e i dibattiti delle varie emittenti e leggendo quanto pubblicato sui molti siti di informazione, sulla carta stampata, cercando in lingua italiana, inglese o francese per tentare di allargare un po’ il ventaglio di quanto disponibile, sembra che il messaggio che viene fatto passare e che viene quindi recepito ed assunto (con minime elaborazioni e discostamenti) dagli italiani e dagli Europei in generale, sia oggi uno ed uno solo. Ovvero, la maggior parte dei media occidentali si è allineata ad una narrativa unilaterale che dipinge la Russia come l'aggressore in Ucraina, Putin come un pazzo criminale che si è svegliato un mattino con mire espansionistiche verso un Occidente pacifico e democratico ed una Ucraina innocente ed indifesa, ed ovviamente e di conseguenza la soluzione ottimale quella di inviare armi e finanziamenti alle forze governative ucraine alzando contemporaneamente il livello delle sanzioni economiche verso la Russia. Nessun dubbio su chi siano i buoni e chi i cattivi, e nessun dubbio sul fatto che inserire nuove armi nel conflitto in corso (oh, ma nelle mani dei buoni che resistono, beninteso!) sia la soluzione più logica e più “giusta”.

E poi, le manifestazioni, le iniziative di solidarietà. Sono molti i Paesi in Europa e nel mondo che hanno deciso di testimoniare la propria solidarietà nei confronti dell’Ucraina. Si illuminano così i grandi monumenti delle principali città del mondo con i colori della bandiera ucraina, il giallo e il blu, e nelle piazze scendono a manifestare folle con questa bandiera o declinazioni varie di questi colori.

Gli Stati Uniti e la Russia affermano entrambi che le loro escalation in Ucraina sono difensive, rispondendo alle minacce dell'altra parte. La NATO, e quindi i Paesi che ne fanno parte, si erge a baluardo della democrazia ed a difesa di un “Paese attaccato” contro le mire espansionistiche di una Russia che non vuole accettare di essere accerchiata dal nemico di sempre.

Da ogni parte la propaganda messa in atto per giustificare le azioni dei pochi che siedono di fronte alle leve di comando sta stravolgendo la verità e la realtà storica, proponendo falsità o perlomeno parziali distorsioni della verità. E spesso affermando oggi esattamente il contrario di quanto era stato affermato ieri, con i principali media che dimenticano, non considerano, ed in alcuni casi nascondono, chi ha il coraggio di gridare segnalando la tragica deriva e gli errori di ognuna delle molte parti in gioco (e no, non parlo qui di “entrambe” le parti, per non cadere nell’errore di accettare una dicotomia tanto sbagliata quanto tragica nelle sue prospettive). Molte sono le parti, alcune visibili e dichiarate ed altre nascoste ma assolutamente coinvolte perché interessate e partecipanti.

 

1.- Quattro punti, per iniziare a capire

Cosa ci stanno raccontando, o meglio cosa NON ci stanno raccontando? Gli eventi più critici che sono stati cancellati dalla narrativa occidentale sono principalmente quattro:
1.a.- la reale composizione di quella che viene chiamata Ucraina (presentata quindi come UNA popolazione, UNA identità etnica e linguistica, UNA nazione).
1.b.- La violazione degli accordi presi alla fine della Guerra Fredda dai leader occidentali per non espandere la NATO nell'Europa orientale.
1.c.- La "insurrezione popolare" in Ucraina nel febbraio 2014, culminata in un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti e con la strage di Odessa.
1.d.- La sofferenza della popolazione del Donbass, prevalentemente russofona e russofila, che dal 2014 subisce gli effetti degli attacchi costanti di milizie speciali dell’esercito ucraino.


I resoconti dei principali media occidentali invece fanno risalire la crisi in Ucraina alla reintegrazione russa della Crimea nel 2014 e alla decisione dei russi etnici nell'Ucraina orientale di separarsi dall'Ucraina come Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk.

1.a.- UNA Ucraina o un puzzle etnico-linguistico?

La crisi che perdura (con il silenzio assordante degli organi di informazione occidentale) da almeno due decenni, e che è culminata con il recente intervento armato della Russia, ha la sua origine nella frammentazione etnico-linguistica del territorio che viene geograficamente delimitato come “Ucraina”. Una frammentazione almeno in parte esaltata in chiave identitaria dalle frange più estreme. Di fatto, nella odierna Ucraina la popolazione si afferma per tre quarti ucraina e per circa un quinto russa, ma con molte famiglie “miste” laddove geograficamente o anche solo personalmente non vengono riconosciute o estremizzate differenze. Le restanti esigue minoranze bielorusse, moldave, ungheresi, romene, ceche, ebraiche, greche, bulgare, tatare, eccetera, sono a rammentarci e confermare le sedimentazioni multietniche di questa terra di frontiera.

La cartina della immagine 1 rappresenta il puzzle etnico ucraino, distinguendo ucraini, russi e altre minoranze (ungherese, romena/moldava, bulgara).


Immagine 1 – Divisioni linguistiche ed etniche in Ucraina

Le regioni a maggioranza etnica ucraina o russa sono poi distinte sulla base della lingua in esse maggioritaria: ad esempio la regione di Odessa è abitata da ucraini etnici che però sono in maggioranza russofoni [01].

A Kiev, la capitale, i russi etnici costituiscono il 13,1% della popolazione, mentre a Sebastopoli (Crimea, annessa alla Russia dal 18 marzo 2014) essi salgono al 71,6%.

Di fatto, il 26 dicembre 1991 veniva dissolta l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Qualche settimana prima che i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia si accordassero per firmare l’atto di scioglimento dell’URSS e dare inizio a Kiev alla storia dell’Ucraina sovrana e indipendente, i presidenti di Stati Uniti (George Bush) e Unione Sovietica (Mikhail Sergeevič Gorbačëv) alla presenza e con la partecipazione del Segretario di Stato USA (James Baker), ebbero una conversazione telefonica che oggi sembra dimenticata. Parlando dell’Ucraina Gorbačëv ripetè che “l’indipendenza dell’Ucraina non poteva e non doveva significare separazione” spiegando che una separazione avrebbe potuto significare una “Jugoslavia al quadrato” in termini di problemi e scontri etnici. Bush stesso era molto prudente, ed assicurò due volte che non avrebbe fatto nulla che potesse mettere Gorbačëv e il  Cremlino in una situazione imbarazzante. Bush era perfettamente consapevole e preoccupato particolarmente della possibilità di “processi violenti” a causa della Crimea e del Donbass.

Trent’anni dopo siamo a verificare che le verità storiche sono state progressivamente distorte e vengono oggi negate, ridisegnate, raccontate in modo diverso ad un Occidente (e ad un mondo) che si adegua e si appiattisce sotto la dis-informazione USA, riproponendola come unica verità. Riproponendo la favola di UNA Ucraina, stato libero e democratico, che subisce una invasione esterna, nascondendo la realtà della composizione multietnica e multi-linguistica di una area geografica dove tensioni, scontri armati e sofferenza sono presenti da subito dopo la creazione dell’area geografica stessa.

1.b.- La violazione degli accordi per non espandere la NATO nell'Europa orientale

Il Cremlino afferma che l'Occidente ha infranto la promessa fatta negli anni '90 di non espandere la NATO verso Est. Sebbene l'attuale situazione di stallo tra la Russia e l'Occidente sia basata su molte incomprensioni, la narrativa del tradimento occidentale ha avuto un posto di rilievo nella retorica di Mosca per decenni.

Già in un discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel 2007 [43], Vladimir Putin aveva accusato le potenze occidentali di aver violato un impegno solenne allargando considerevolmente la NATO, in particolare con i paesi baltici che hanno aderito all'Alleanza nel 2004, chiedendo: "Cosa è successo alle assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia?". Il leader russo ha fatto spesso affermazioni riguardo ai membri della NATO, accusando le potenze occidentali di aver continuato ad approfittare di una Russia indebolita e disorientata dopo che l'Unione Sovietica è andata in pezzi. Il richiamato inganno dell'Occidente e la violazione della solenne promessa di non espandersi ha quindi avuto un ruolo di primo piano diventando una componente fondamentale in una narrativa di politica estera di Putin che presenta la Russia come una vittima e una parte lesa.

Ma la NATO ha insistito a lungo, e continua ad insistere, sul fatto di avere una “politica delle porte aperte” a qualsiasi nazione che soddisfi i suoi criteri per l'adesione.

Molti anallisti politici occidentali sostengono che l’accordo tra NATO e Russia che l’Alleanza Atlantica non si sarebbe espansa ad Est è un mito. Che di fatto, questo non è mai stato un accordo scritto, ma una promessa del presidente USA Bush e del Segretario di Stato USA James Baker al presidente URSS Mikhail Gorbačëv. Gli USA e i rappresentanti NATO non negano oggi questo, ma sostengono che le parti in causa nell’accordo… “sono cambiate”. Ovvero, che i funzionari statunitensi stavano parlando con le loro controparti sovietiche, non russe. A quel tempo, nessuno poteva prevedere che alcuni ex stati sovietici (Estonia, Lituania e Lettonia) sarebbero diventati membri della NATO un decennio dopo. LA NATO afferma oggi che nel 1990 esistevano ancora l'Unione Sovietica e il Patto di Varsavia, quindi l'idea che la NATO si sarebbe allargata era certamente ambiziosa e improponibile. Tutto ciò di cui parlavano Baker e le controparti sovietiche avrebbe riguardato la gestione della situazione nella Germania unita. Hanno concordato che ci sarebbero stati dispiegamenti temporanei di forze tedesche sul territorio dell'ex Germania dell'Est. A quel tempo, Baker ha detto che non ci sarebbe stato alcun movimento della NATO oltre a quello [02]. Ma pochi mesi dopo, la situazione geopolitica in Europa è cambiata drasticamente con il crollo dell'Unione Sovietica.

In sintesi, in un incontro alla vigilia della dissoluzione dell’URSS e per capire come gestire i risultati dell’evento, è stato promesso che la NATO non si sarebbe espansa ad Est, ma appena l’URSS si è dissolto ed è rimasta la Federazione Russa, a quest’ultima viene detto che gli accordi erano stati presi con il soggetto URSS, che la situazione è cambiata, e che non vi è più ragione di considerare tali accordi validi a garanzia della Federazione Russa! Inoltre, “queste promesse sono state fatte oralmente e non sono mai state registrate in un trattato”, e "La svolta dell'allargamento della Nato è arrivata molto più tardi, nel 1995, su richiesta dei paesi dell'Est europeo”, come hanno più volte ricordato rappresentanti USA e della NATO.

Per una visione concreta dell’allargamento NATO, e di come la Federazione Russa possa oggi sentirsi “accerchiata” ad Ovest dal Patto Atlantico, si possono osservare le immagini 2 e 3. Nella immagine 2, la situazione nel 1955, anno della fondazione del Patto di Varsavia. Nella immagine 3, la situazione nel 2020.


Immagine 2 – Situazione Paesi aderenti alla NATO e Paesi del Patto di Varsavia nel 1955


Immagine 3 – Situazione Paesi aderenti alla NATO nel 2020

 

1.c.- L’insurrezione popolare, culminata in un colpo di stato in Ucraina sostenuto dagli Stati Uniti nel febbraio 2014 e la strage di Odessa.

Per capire le origini della crisi e dello stato attuale dell’Ucraina bisogna fare un passo indietro. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, come altri paesi del vicinato russo, anche l’Ucraina conquistò l'indipendenza. Da molti, il paese è infatti considerata la “culla” della cultura russa moderna, essendo stata dal IX secolo il nucleo della Rus’ di Kiev, Stato monarchico medievale che si estendeva fino alla Bielorussia e alla Russia. Dal 1923 fino al 1991 l’Ucraina fu poi una delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica, ricoprendo il ruolo fondamentale di “granaio dell’URSS” grazie alla grande estensione di terreni coltivabili. Dopo l’indipendenza, la relazione tra la Federazione Russa e l’Ucraina (primo vero esperimento di Stato nazionale che quelle terre abbiano conosciuto) è stata travagliata e ondivaga, a causa di un’alternanza tra governi più filo-russi e altri più vicini all’Occidente (seppur nel quadro di una politica multivettoriale volta a sfruttare la rivalità tra i due schieramenti).

La carenza di tradizione statuale indusse una labile legittimità istituzionale. I patrioti ucraini tesero a compensarla tramite l’ipertrofia nazionalistica. I russi, sia al di fuori che all’interno della nuova Ucraina, ricorsero invece alla negazione dell’identità kievana, sussunta nella propria”.

L'Ucraina si dichiarò ufficialmente Paese indipendente il 24 agosto 1991. Il 1° dicembre, gli elettori approvarono un referendum che ufficializzò l'indipendenza dall'Unione Sovietica. L'Unione Sovietica cessò formalmente di esistere il 26 dicembre, quando i presidenti di Ucraina, Bielorussia e Russia (i membri fondatori dell'URSS) si incontrarono nella foresta di Białowieża per sciogliere formalmente l'Unione in conformità con la Costituzione Sovietica. Con questo l'indipendenza dell'Ucraina fu formalizzata de jure e riconosciuta dalla comunità internazionale.

Il 1° dicembre 1991 gli elettori ucraini alle prime elezioni presidenziali elessero Leonid Kravchuk [07]. Durante i tre anni della sua presidenza l'economia ucraina si ridusse di oltre il 10% all'anno (nel 1994 di oltre il 20%).

La presidenza (1994–2005) del secondo presidente dell'Ucraina Leonid Kuchma [08], filo-russo, fu circondata da numerosi scandali di corruzione e dalla diminuzione delle libertà dei media; compreso lo “scandalo della cassetta” in cui il presidente Kuchma viene registrato mentre ordina il rapimento e l’uccisione del giornalista di opposizione Georgiy Gongadze. Durante la presidenza di Kuchma, l'economia si riprese, con una crescita del PIL intorno al 10% all'anno negli ultimi anni in carica. Nel 2004, Kuchma annunciò che non si sarebbe candidato alla rielezione.

Due candidati importanti si presentarono alle elezioni presidenziali del 2004. Viktor Yanukovich, il primo ministro in carica, sostenuto sia da Kuchma che dalla Federazione Russa, voleva legami più stretti con la Russia. Il principale candidato dell'opposizione, Viktor Yushchenko, chiese all'Ucraina di rivolgere la sua attenzione verso Ovest e mirare ad entrare nell'UE. Al ballottaggio Yanukovich vinse ufficialmente con un margine ristretto, ma Yushchenko ei suoi sostenitori affermarono che brogli elettorali e intimidazioni gli erano costati molti voti, specialmente nell'Ucraina orientale. Una crisi politica esplose dopo che l'opposizione avviò massicce proteste di piazza a Kiev e in altre città (la famosa "Rivoluzione arancione" [10]) e la Corte Suprema dell'Ucraina annullò i risultati delle elezioni. Un secondo ballottaggio vide vincitore Viktor Yushchenko. Cinque giorni dopo, Yanukovich si dimise dall'incarico e il suo gabinetto fu destituito il 5 gennaio 2005.

Durante il mandato di Yushchenko [09], le relazioni tra Russia e Ucraina apparvero spesso tese poiché Yushchenko cercava di migliorare le relazioni con l'Unione Europea e meno con la Russia. Nel 2005, una disputa tra Ucraina e Russia sui prezzi e sull’utilizzo del gas naturale proveniente dalla Russia causò carenze in molti paesi europei che dipendevano dall'Ucraina come paese di transito. Nel gennaio 2006 si raggiunse un compromesso, con l’Ucraina che ammise di aver trattenuto arbitrariamente quantità di gas ‘per sopperire ad esigenze interne durante l’inverno molto freddo. Durente il mandato di Yushenko un personaggio di spicco è stata Yulia Tymoshenko [11], La donna ha co-guidato la Rivoluzione arancione ed è stata la prima donna eletta due volte con maggioranza parlamentare come Primo Ministro, in carica dal 24 gennaio all'8 settembre 2005 e di nuovo dal 18 dicembre 2007 al 4 marzo 2010. Si è classificata terza nella classifica della rivista Forbes sulle donne più potenti del mondo nel 2005

Al momento delle elezioni presidenziali del 2010, Yushchenko e Yulia Tymoshenko — alleati durante la Rivoluzione arancione — erano diventati acerrimi nemici. Tymoshenko si candidò alla presidenza sia contro Yushchenko che contro Viktor Yanukovich, dando quindi origine ad una gara a tre. Yushchenko, la cui popolarità era crollata, continuò a partecipare con la speranza di ottenere buoni risultati ma molti elettori pro-Orange non andarono a votare. Nel secondo turno delle elezioni Yanukovich vinse il ballottaggio con il 48% contro il 45% di Tymoshenko.

Durante la sua presidenza (2010-2014) Viktor Yanukovich [12] e il suo Partito delle Regioni furono accusati di aver tentato di creare una "democrazia controllata" in Ucraina e di aver tentato di distruggere il principale partito di opposizione guidato da Yulia Tymoshenko, ma Yanukovich ha sempre negato queste accuse. Un esempio spesso citato dei tentativi di Yankukovych di centralizzare il potere è stata la condanna nel 2011 di Yulia Tymoshenko a 7 anni di carcere per abuso di potere, condanna che è stata considerata dai governi occidentali come potenzialmente motivata politicamente.

Nel novembre 2013, Yanukovich non firmò l'accordo di associazione dell’Ucraina con l’Unione Europea e perseguì invece legami più stretti con la Russia. Questa mossa scatenò proteste per le strade di Kiev. I manifestanti allestirono campi a Maidan Nezalezhnosti (Piazza dell'Indipendenza) di Kiev e nel dicembre 2013 e gennaio 2014 iniziarono ad occupare vari edifici governativi, prima a Kiev e, successivamente, nell'Ucraina occidentale. I media occidentali hanno sempre sostenuto che queste proteste fossero il frutto di una insurrezione popolare, assolutamente non favorita o spinta o organizzata o finanziata dagli USA o altri paesi della NATO. Di parere opposto i media russi e non-allineati. Certamente da considerare il fatto che l’assistente del Segretario di Stato USA Victoria Nuland aveva dichiarato al National Press Club di Washington, nel dicembre 2013, che gli Stati Uniti avevano investito 5 miliardi di dollari "al fine di dare all’Ucraina il futuro che merita".

A febbraio 2014, mentre in Ucraina si susseguivano le proteste, si verificò uno dei più terribili fatti di sangue in Europa orientale del dopoguerra: le battaglie tra manifestanti e polizia provocarono circa 100 morti. Bisogna considerare a questo proposito che, come confermato dalle registrazioni telefoniche [13] tra l’alto commissario per gli affari esteri della UE Chaterine Ashton e il ministro degli esteri estone Urmas Paet, un gruppo di cecchini sparò sia sui manifestanti che sugli stessi poliziotti [14]. Nel colloquio registrato si ipotizzava che questi mercenari appartenessero non tanto a Yanukovych, ma a "qualcuno della nuova coalizione". Elemento confermato dall’ex capo della Security Service of Ukraine, Alexander Yakimenko, e dagli stessi cecchini georgiani Koba Nergadze e Alexander Revazishvili che, intervistati da due televisioni europee e anche dalla agenzia di stampa moscovita Interfax, rivelarono di essere stati reclutati da un membro del governo USA con lo scopo di provocare vittime da ambo le parti e gettare Kiev nel caos [06].

Non solo, ma nelle molte foto riprese durante gli scontri, mischiati tra i manifestanti (una folla di gente comune, in maggioranza, certamente) non si possono non notare gruppi ben organizzati che indossano divise paramilitari e portano sul braccio simboli nazisti. Si tratta degli appartenenti a Pravyj Sektor (in ucraino: Пра́вий се́ктор, letteralmente Settore destro), un partito politico e organizzazione paramilitare ucraina di estrema destra. È un collettivo paramilitare di un certo numero di organizzazioni, descritto come ultranazionalista, neonazista o neofascista [18] [19]. Il gruppo dichiara di avere almeno dai 5.000 ai 10.000 membri e ha rapporti internazionali con organizzazioni di matrice neofascista e neonazista. Emerge per la prima volta alla fine del novembre 2013 nella proteste dell'Euromaidan a Kiev [28], come alleanza di estrema destra di diversi gruppi nazionalisti ucraini e dell'Assemblea Nazionale Ucraina – Auto Difesa Nazionale Ucraina (UNA-UNSO). Miliziani di Pravyj Sektor sono ritenuti responsabili della Strage di Odessa del 2 maggio 2014 [21], e sono parte costituente delle formazioni militari impiegate nella guerra del Donbass, a fianco ed all’interno del tristemente noto (in Ucraina e in Russia, ma pressoché sconosciuto nel mondo occidentale grazie ad un “silenzio stampa” allineato con le posizioni USA e ONU) Battaglione Azov [24].


Immagine 04 – Volontari del “Battaglione Azov” [24]per le strade di Kiev nel 2014

Ancora a proposito dell’appoggio USA, da notare che i senatori statunitensi Chris Murphy e John McCain furono ammessi in Ucraina in modo che potessero incoraggiare il rovesciamento dell'amministrazione Yanukovich, dal palco delle proteste nella Piazza centrale di Kiev. (L'odio per la Russia, oggi nel 2022 come allora nel 2014, è una passione ed una manna dal cielo per l'industria delle armi.)

Cosa sia successo, e quali siano state realmente le parti in gioco in Piazza Maidan, è un argomento che (come per i seguenti 8 anni di scontri nel Donbass) ha visto la stampa occidentale  assolutemente disattenta, e comunque allineata prevalentemente con le versioni USA/NATO della “rivolta popolare”. Interessante al proposito un articolo [17] del russista Eliseo Bertolasi, ricercatore associato e analista geopolitico all’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma, redattore della rivista Geopolitica, corrispondente dell’Agenzia “Golos Rossii (Voce della Russia) - Italia”: In questa intervista spiega tutto quello che la maggior parte dei media italiani ed europei non dicono della sommossa ucraina.


Immagine 04 – Ricostruzione della battaglia finale nella piazza centrale di Kiev

Il 22 febbraio 2014, attraverso un voto incostituzionale, una parte del parlamento Ucraino votò per considerare vacante la poltrona del presidente eletto, che venne sostituito frettolosamente con Oleksandr Turchynov [45] (lealista di Yulia Tymoshenko), che venne successivamente insediato come presidente ad interim. I membri del parlamento votarono quindi per formare un nuovo governo, sovvertendo la transizione politica e i piani per una nuova elezione che Yanukovich aveva pubblicamente concordato il giorno prima, dopo gli incontri con i ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia.

Yanukovich a questo punto fuggì da Kiev e successivamente tenne una conferenza stampa nella città russa di Rostov sul Don. A seguito del colpo di stato, il partito di estrema destra Svoboda, il cui leader Oleh Tyahnybok [44] affermò limpidamente di voler "estirpare dall’Ucraina tutta la feccia russa, tedesca e giudea", entrò nell’esecutivo ottenendo vari ministeri: da quello della Difesa a quello dell’Agricoltura passando poi per la posizione di vice primo ministro, assegnata a Oleksandr Sych e quella di Procuratore Generale. Venne imposto immediatamente l’eliminazione del russo come lingua ufficiale e al contempo, all’imposizione del divieto di essere "comunisti", venivano proposti la creazione di un arsenale nucleare ucraino e l’adesione alla Nato esclusivamente in funzione anti-russa.

Dall’insediamento del nuovo governo iniziò dunque una campagna di violenza contro la popolazione Russa in tutto il Paese e si avviò una sanguinosa guerra nella regione del Donbass. Anche in Crimea, regione a predominanza russa, iniziarono ad essere evidenti le tensioni tra le forze di polizia ucraine e la popolazione, i cui rappresentanti chiesero subito aiuti alla Russia.

Il ruolo della destra nazionalista e neonazista ucraina, anche se non esclusivo e certamente non espressione diretta della maggioranza della popolazione ucraina, diventò centrale nelle “operazioni speciali” contro gli oppositori del governo filo-Occidentale sin dall’inizio. Tutto questo nel silenzio e/o “disattenzione” dei media occidentali, salvo poche rarissime eccezioni [31]

Interessante peraltro la notizia, pubblicata il 3 dicembre 2014 in un articolo sul Sole24Ore [57] circa il ruolo dell’ebreo ungaro-statunitense George Soros [58], che oltre a tutte le rivolte e rivoluzioni colorate, ammise di avere finanziato anche il colpo di stato in Ucraina e la ricerca di membri del nuovo governo.

George Soros, nato a Budapest nel 1930 ed emigrato a New York nel 1956, fondatatore della Quantum Fund nel 1969, dalla fine degli anni ‘70 è promotore di un network di fondazioni a scopo benefico e culturale presente in 25 Paesi. “Ho una fondazione in Ucraina da prima che l’Ucraina diventasse indipendente dalla Russia - dice Soros - Questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un importante ruolo negli eventi di oggi” Nel maggio 2014 lo stesso Soros disse a Fareed Zakaria di CNN d’aver “contribuito a rovesciare il regime filorusso per creare le condizioni di una democrazia filo-occidentale”.

Il nuovo governo ucraino fu filo-occidentale con alcuni stranieri: il Parlamento di Kiev infatti approvò la nomina di un’americana, di un lituano e di un georgiano nella compagine governativa. Il ministro delle Finanze era la statunitense Natalia Jaresko, di origine ucraina, amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. Il portafoglio all'Economia andò al banchiere lituano Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che ha lavorato in Ucraina negli ultimi 20 anni, dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. Infine alla sanità andò l'ex ministro georgiano Alexander Kvitashvili, che era stato ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi.

“L'Ucraina ha davanti sfide assolutamente straordinarie, una situazione economica molto difficile, l’aggressione russa, il bisogno di riforme radicali e la lotta alla corruzione, tutto ciò richiede soluzioni innovative nel governo” - spiegò il presidente Petro Poroshenko - “queste decisioni richiedono la ricerca di candidati per il nuovo esecutivo non solo in Ucraina, ma anche all'estero”.

La cosa curiosa è che la scelta dei candidati stranieri per il nuovo esecutivo ucraino fu seguita da due società di selezione di personale, Pedersen & Partners e Korn Ferry, che trovarono 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i cacciatori di teste restrinsero la rosa a 24 candidati con i requisiti richiesti per lavorare nell’esecutivo da ministri, o funzionari altamente qualificati.

Il processo di head hunting fu sostenuto dalla Fondazione Renaissance, network globale di consulenza politica finanziato da George Soros. Secondo il Kyiv Post [59], Soros avrebbe pagato più di 80mila dollari per sostenere Pedersen & Partners e Korn Ferry, le due società coinvolte nella selezione di personale.

Il 22 e 23 febbraio 2014, il presidente russo Vladimir Putin convocò un incontro notturno con i capi dei servizi di sicurezza per discutere la situazione seguita alla destituzione del presidente ucraino Viktor Yanukovich ed i fermenti della popolazione in Crimea, a maggioranza russofona e russofila. Al termine dell'incontro, Putin osservò che "dobbiamo iniziare a lavorare per riportare la Crimea in Russia"..Il 23 febbraio si svolsero manifestazioni filo-russe nella città di Sebastopoli, in Crimea. Il 27 febbraio, truppe russe  entrarono in Crimea prendendo il controllo del Consiglio Supremo (parlamento) della Crimea e di siti strategici in tutta la Crimea. Ciò portò all'insediamento di un governo guidato da Sergey Aksyonov [26] in Crimea. Il 6 marzo il parlamento della Crimea votò per la secessione dall'Ucraina e l'adesione alla Federazione Russa, con un referendum pubblico sulla questione programmato per il 16 marzo 2014. La mossa venne accolta con favore dalla Russia e ampiamente condannata in Occidente. Il giorno del referendum, alcuni osservatori denunciarono irregolarità nel processo di voto, ma il risultato fu uno schiacciante 97% a favore dell'adesione alla Russia. Il governo ad interim di Kiev respinse il risultato e gli USA e l'UE imposero il congelamento dei beni e il divieto di viaggio a numerosi funzionari russi e membri del parlamento della Crimea. Il 18 marzo Putin incontrò Aksyonov e altri rappresentanti regionali e firmò un trattato che incorporava la Crimea nella Federazione Russa. I governi occidentali protestarono contro la mossa.

Un tragico avvenimento che mostra la gravità e profondità delle divisioni tra le componenti russofone/russofile e quelle ucrainofone/filo-occidentali è la Strage di Odessa [21]. Si tratta di un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa, in Ucraina, presso la Casa dei Sindacati, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo. I manifestanti vennero bruciati vivi nella Casa dei Sindacati ed uccisi con colpi di arma da fuoco o linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo insieme alle forze di polizia. Una interrogazione al Parlamento Europeo sui fatti [22] ha ottenuto una blanda risposta con invito ed auspicio ad “investigare in modo accurato per assicurare tutti i responsabili alla giustizia”. Non è stata di fatto, ad oggi, attivata alcuna indagine, e nessun responsabile è stato individuato. Il grave fatto di sangue è stato “dimenticato e rimosso” dalla stampa Occidentale, oltre che sommerso dall’assordante silenzio delle istituzioni internazionali.

1.d.- Guerra del Donbass: la sofferenza della popolazione, prevalentemente russofona e russofila, che dal 2014 subisce gli effetti degli attacchi costanti di milizie speciali dell’esercito ucraino

La guerra dell'Ucraina Orientale o guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta (o crisi) dell'Ucraina Orientale, è un conflitto in corso che ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando alcuni manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi dell'Ucraina Orientale, ossia nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Charkiv [23]. Solo un mese prima le autorità della Crimea avevano annunciato anch'esse l'indipendenza dall'Ucraina e avevano formalizzato l'adesione alla Federazione Russa.

I separatisti, volendo emulare i crimeani, chiesero anch'essi un referendum per l'indipendenza che venne negato dall'Ucraina. Il referendum, non riconosciuto e non verificato da alcuna organizzazione internazionale terza, si tenne comunque l'11 maggio 2014. Dal 6 aprile la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk proclamarono la loro indipendenza, riuscendo a prendere il controllo di parte dei rispettivi territori.

Arsen Avakov, Ministro degli Affari Interni ucraino, affermò il 9 aprile che il problema separatista sarebbe stato risolto entro 48 ore, o attraverso negoziati o con l'uso della forza. "Ci sono due modi opposti per risolvere questo conflitto. Un dialogo politico e l'approccio pesante. Siamo pronti per entrambi", ha detto Avakov, secondo l'agenzia di stampa statale Ukrinform. Ed ecco che il 27 maggio 2014 in un attacco condotto con aerei, armi pesanti e paracadutisti a Donetsk l'esercito ucraino provoca oltre 50 morti tra la popolazione civile [30].

Tra il 22 e il 25 agosto 2014, reparti d'artiglieria e un convoglio umanitario russi vengono segnalati da ufficiali della NATO per essere entrati nei territori delle due repubbliche. Dato che a livello internazionale le due repubbliche non erano riconosciute come indipendenti l'Ucraina denunciò il fatto come una violazione della propria sovranità nazionale. La stampa europea e americana si allinearono in una condanna della “invasione russa”. Quasi nessuno scrisse e volle dar voce agli abitanti del Donbass, che accoglievano i russi come liberatori e chiedevano a gran voce a Putin un intervento militare più massiccio, temendo per l’incolumità della popolazione.

La stampa occidentale non menziona per nulla anche il lavoro del direttore della CIA John Brennan, che si recò a Kiev dopo il rovesciamento del governo di Yanukovic, per aiutare il coordinamento delle unità speciali di sicurezza e delle milizie ucraine che attaccarono i residenti del Donbass che si erano opposti al rovesciamento.

L'esercito ucraino aveva comunque poco entusiasmo per una guerra civile contro la popolazione russofona e russofila nell'Ucraina orientale, quindi il governo centrale ucraino formò nuove unità di "Guardia Nazionale" per attaccare le Repubbliche Popolari separatiste. Ecco come nasce il famigerato Battaglione Azov [24], che attira le sue prime reclute dalla milizia del settore destro e mostra apertamente simboli neonazisti. Da notare che questa formazione ha continuato a ricevere armi e addestramento dagli Stati Uniti, anche dopo che il Congresso degli Stati Uniti ha tagliato esplicitamente i suoi finanziamenti nel disegno di legge sugli stanziamenti per la difesa del 2018. Durante l'intervento militare russo in Ucraina del febbraio 2022, il canale bielorusso d'informazione NEXTA riporta la consegna a Charkiv da parte di istruttori NATO di missili anticarro NLAW al Battaglione Azov [24].

Ed è proprio a Mariupol che, il 13 giugno 2014, ci fu il battesimo del fuoco del battaglione: la città costiera, che era stata precedentemente occupata dai ribelli separatisti, venne riconquistata e poi dichiarata "Capitale provvisoria dell'Oblast' di Donetsk", in sostituzione della città di Donetsk ancora occupata dai separatisti. Da allora in avanti, il Battaglione Azov [24] conobbe un'intensa attività operativa contro le forze separatiste dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, sostenuta dalla Russia, partecipando a numerose operazioni militari come “battaglione speciale di polizia” sotto il controllo del Ministero degli Interni ucraino.

Un tragico paradosso storico e politico, ed un esempio di negazione della realtà che la faccia innocente e buonista dell’attuale Presidente ucraino Zelensky propone in modo estremamente convincente (non dimentichiamoci che stiamo parlando di un ex attore professionista) in trasmissioni televisive e comunicati dove ci chiede “come è possibile credere che proprio lui, di origine ebraica, sostenga ed utilizzi nazisti contro la popolazione inerme del Donbass”. Fatto sta che:
a) Certamente, la popolazione dell'Ucraina in generale NON è nazista: durante la 2a Guerra Mondiale ha combattuto contro, e subito perdite, durante l'occupazione nazista. Solo alcune frange di collaborazionisti si sono schierate con il Reich sperando di poter condividere il potere in una Ucraina conquistata.
b) Altrettanto certamente, le frange neonaziste in Ucraina oggi esistono e non solo sono attive pubblicamente anche nella capitale [32], non solo sono “ringraziate e premiate” dallo stesso Zelensky in cerimonie ufficiali [33] [34], ma sono parte integrante della gendarmeria Ucraina come reparti speciali quali il Battaglione Azov [24].
c) Questo significa che “gli ucraini appoggiano neonazisti”? Di nuovo, certamente no! E buona parte della popolazione ucraina non sa, non si rende conto, o non vuole sapere che nella propria gendarmeria vi sono migliaia di giovanotti (moltissimi ucraini, ma molti di varie nazionalità) con una svastica sul braccio. La verità è purtroppo che le frange neonaziste sono molto comode, e sono effettivamente utilizzate dal governo ucraino, per i “lavori sporchi”. In questo senso vanno lette le affermazioni di Putin di voler “denazistificare l’Ucraina”.

Ma anche tra le Istituzioni europee abbiamo casi in cui si tenta non solo di nascondere la realtà, ma di riproporla camuffata e distorta in modo imbarazzante: l’eurodeputato della Repubblica Ceca Jaromír Štětina, membro del Ppe, invitò al Parlamento Europeo nel 2015 Andriy Biletsky, deputato della Rada nonché comandante del battaglione Azov [24].

Immagine 05: Andriy Biletsky, comandante del Battaglione Azov

Benchè si stia parlando di una formazione di chiara ispirazione neonazista, il cui simbolo è il Wolfsangel, icona nazista della 2 SS-Panzer-Division “Das Reich” [35], sullo sfondo dello Schwarze Sonne, il “sole nero”, altro simbolo di ispirazione nazista, nonostante in diverse foto e video del battaglione sia possibile vedere sulle divise di diversi combattenti la bandiera con la croce uncinata o la sigla delle SS, il battaglione Azov [24], composto da volontari provenienti da tutta Europa è dall’ottobre 2014 inquadrato nella Guardia Nazionale d’Ucraina. La “uffìicialità e legalità” della formazione bastò a Biletsky, che è uno degli eurodeputati inclusi dalla Russia nella sua blacklist, il quale definì i membri dell’Azov [24] “ragazzi coraggiosi”, negando peraltro ogni loro affiliazione neonazista. “I battaglioni di volontari sono una forza vera e significativa a livello politico e militare nell’Ucraina orientale”, e “non parlare con loro e non sapere chi sono significa non essere interessati alla soluzione del conflitto”, dichiarò l’eurodeputato.


Immagine 06 – Volontari del “Battaglione Azov”

Seguito richiesta delle Federazione Russa, nel 2015 venne costituito il cosiddetto Gruppo trilaterale di contatto, che comprende Ucraina, Russia e l'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa. È questo il gruppo che negozia gli Accordi di Minsk I  e di Minsk II [29] per porre fine al conflitto nel Donbass. Nel 2015, i negoziati di Minsk e Normandia hanno portato a un cessate il fuoco e al ritiro delle armi pesanti da una zona cuscinetto attorno alle aree controllate dai separatisti. L'Ucraina ha accettato di concedere una maggiore autonomia a Donetsk, Luhansk e altre aree etnicamente russe dell'Ucraina, ma di fatto gli scontri sono proseguiti dopo una breve pausa.<

Dal 2014 al 2022 sono passati otto anni. Otto anni di guerra, con bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile ed azioni militari da parte del governo di Kiev (soprattutto attraverso i reparti speciali come il Battaglione AAzov [24]) che hanno causato oltre 14.000 morti e 25.000 feriti [36], in una popolazione che è per la maggior parte russofona e russofila, e che vede le truppe russe entrate in Ucraina non come invasori ma come liberatori, E non è questa pura propaganda di parte, dato che i 70.000 profughi in fuga dal Donbass alla fine di febbraio 2022 si dirigono… verso la Russia! [37]

A ottobre 2021, l'Ucraina ha lanciato nuovi attacchi nel Donbass. La Russia, che da marzo aveva circa 100.000 soldati di stanza vicino all'Ucraina, ha risposto con nuovi movimenti di truppe ed esercitazioni militari. Funzionari statunitensi hanno lanciato una campagna di guerra dell'informazione per inquadrare le azioni della Russia come una minaccia non provocata di invadere l'Ucraina, nascondendo il proprio ruolo nell'alimentare la minacciata escalation ucraina a cui la Russia stava rispondendo.

Dal silenzio, dalla negazione della verità e della realtà, dalla sottovalutazione di Putin da parte dell’Occidente (se non da una vera e propria intenzione di arrivare all’estremo per poi accusare il “cattivo dittatore” di azioni immotivate e crudeli), dalla colpevole ignoranza ed acquiescenza di tutto l’Occidente comodamente allineato ai racconti USA, si è arrivati all’ingresso delle truppe russe in Ucraina.

Le parole di Karolina Francov, scrittrice del Donbass [39], sono dure, tanto “di parte” quanto assolutamente comprensibili perché provengono da una “parte” che per otto anni è stata dimenticata, non considerata, e la cui sofferenza è pressoché sconosciuta. “Tanti mi chiedono perché non pubblico niente su quello che accade in Ucraina. Perché non commento e non dico quello che penso. Allora rispondo. Questo non perché mi sento sconvolta o spaventata e sicuramente non perché non ho coraggio di parlare. E che non vedo il senso di parlare. Ho parlato tanto nel 2014, 15, 16… quando l’Ucraina sterminava a centinaia i civili nel Donbass. Anzi, ho gridato quando la città dove vive mia madre veniva bombardata, quando i pezzi di carne… gambe, braccia, teste dei bambini e dei vecchi erano letteralmente sparsi sui marciapiedi e nei parchi. Mi sembrava di vivere all’inferno quando vedevo le facce soddisfatte e sorridenti delle mie “amiche” ucraine alla vista delle foto dei cadaveri… quelli di Odessa, quelle persone bruciate vive. Ora. Ora mi sento anestetizzata emotivamente. Faccio fatica ad essere empatica. Mi sento in imbarazzo quando gli amici mi raccontano dello shock e della paura che provano, perché io non provo più niente. Per 8 lunghi anni mia madre ha sentito gli spari, gli ululati delle bombe e le notizie dei nuovi morti. La gente del Donbass è abituata. Tutto questo è diventato una quotidianità. Qualcuno ha pregato per loro? Qualcuno di voi? O forse il presidente americano? O l’Europa? Sapete cosa dice la gente di Lugansk? Ve lo riferisco: Dio benedica Vladimir Putin e la Russia. Finalmente è stata avviata l’operazione di smilitarizzazione dell’Ucraina! Da parte mia posso solo augurare e sperare che nessuno in Ucraina veda i propri bambini nelle bare o a vivere con i moncherini e con le protesi! L’unica cosa per cui prego!

 

Video con testimonianze sulla Guerra nel Donbass

ATTENZIONE.- In alcuni di questi video vi sono immagini e riprese di esplicite violenze che possono suscitare fastidio negli animi più sensibili. Le immagini dei video qui riportate non contengono tali raffigurazioni esplicite. Per visualizzare ciascun video, è necessario cliccare sull’immagine.

1) Esclusiva Pandora tv: Crimini di guerra in Ucraina

Indrodotte da Giulietto Chiesa, le immagini di questo documentario non sono mai state viste in Italia e in Europa. Sono immagini raccolte spesso con mezzi di fortuna: telefonini o videocamere amatoriali, ma smentiscono con forza le versioni che i mass media, anche italiani continuano a dare dopo i bombardamenti nell'Est Ucraina precedenti all'intervento russo: "Chi è stato? Gli ucraini? I separatisti? Non si sa..." Per riportare all'ordine le due province russofone e russofile, l'Ucraina ha messo in campo un guerra inspiegabilmente e inutilmente brutale. Queste immagini lo testimoniano senza possibilità di smentita.

2) Neo-Nazi threat in new Ukraine: NEWSNIGHT

BBC Newsnight's Gabriel Gatehouse investigates the links between the new Ukrainian government and Neo-nazis

3) Da operaio a soldato con gli indipendentisti russi

Reportage di La7. Un italiano che combatte a fianco dei separatisti russi. Massimiliano faceva l’operaio in provincia di Brescia, prima di arrivare nell’auto-proclamata repubblica di Donetsk: per combattere con i filo-russi. Guadagna solo 200 euro al mese. Ci racconta la sua quotidianità.

4) Guerra nel Donbass. Le responsabilità USA (2014)

Conferenza doppia, dalla Russia e dall'Italia, nel 2014. In collegamento da Roma: Lucio Caracciolo, Sergey Startsev, Giulietto Chiesa e Maurizio Torrealta. Giulietto Chiesa illustra come la strategia USA sia responsabile del conflitto, per interessi di parte.

5) Giulietto Chiesa: "Così andiamo verso una guerra di sterminio mondiale"

Dalla lettura dei documenti prodotti dal Pentagono già nel novembre 2018 è sempre più evidente il rischio di uno scontro mondiale, anche con utilizzo di armi atomiche, che vede il contrapporsi degli Stati Uniti d'America contro Russia e Cina. È possibile fermare la deriva? Di questo parla Giulietto Chiesa, scrittore, giornalista e direttore di PandoraTv. Un'analisi a 360° per comprendere quelle scelte politiche-economiche che già oggi condizionano i destini di intere Nazioni. Basti vedere quanto avvenuto in Ucraina e quanto accade in Venezuela o in Medio Oriente, per rendersi conto della crisi imminente, di cui nessuno parla. Intervista di Giorgio Bongiovanni, direttore ANTIMAFIADuemila

6) Il Reggimento Azov nella guerra Ucraina-Russia, 2022

Mentre l'invasione russa dell'Ucraina entra nella sua terza settimana, un reggimento militare ucraino di estrema destra è tornato in prima pagina. Il presidente russo Vladimir Putin ha citato la "denazificazione" dell'Ucraina come uno degli obiettivi della sua offensiva contro Kiev. Azov è un'unità militare di fanteria tutta volontaria di estrema destra i cui membri sono ultranazionalisti. Come battaglione, il gruppo ha combattuto in prima linea contro i separatisti filo-russi a Donetsk, nella regione orientale dell'Ucraina.

2.- Dal 2014 al 2022, da Poroshenko a Zelensky

Alle elezioni che seguirono l’insurrezione/putsch del 2014 annunciò la sua candidatura come indipendente l’imprenditore Petro Oleksijovyč Porošenko [15], che venne eletto il 25 maggio 2014 con il 54,7% dei voti. Sia il Presidente Poroshenko che il primo ministro Yatsenyuk furono presto coinvolti in scandali di corruzione. Nel 2015, con quasi tutte le posizioni di responsabilità detenute dai suoi sostenitori, le azioni di Poroshenko furono ampiamente contestate e il suo indice di popolarità scese sotto il 20%. Negli ultimi due anni del suo mandato, l'Istituto Gallup riferiva che l'Ucraina aveva la più bassa fiducia nel suo governo al mondo. La fortuna di Poroshenko è aumentata di 400 milioni di dollari tra il 2012 e il 2020, mentre il paese sprofondava nella crisi economica.

Ultimo Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy [16]. Nella primavera del 2019 uno showman si è trasformato in politico, poi statista. Il 73 per cento degli elettori che lo hanno sostenuto (o che hanno votato contro il corrotto e pluricontestato Petro Poroshenko) alle elezioni presidenziali aveva una chiara serie di richieste di cambiamento:
1) trovare una soluzione alla guerra del Donbas;
2) tenere a freno i prezzi in costante aumento per i servizi comunali non eguagliati da una crescita equivalente del reddito familiare;
3) rivedere le politiche culturali che portavano a divisioni all’interno della popolazione.
Anche se la piattaforma di Zelensky come candidato era nella migliore delle ipotesi confusa, una cosa era chiarissima: c'era un uomo che era diverso in ogni modo dalle orde affamate delle vecchie élite.

Zelensky godette di una grandissima popolarità per più di due anni. Ma l'ottimismo generale sulla direzione in cui stava portando l'Ucraina - il miglioramento che Zelensky aveva promesso agli ucraini nel 2019 - era già svanito nel 2020: dai sondaggi che mostravano il 52% degli ucraini ottimisti e il 18% pessimisti nel settembre 2019, l'umore è passato al 23% ottimista e il 60% pessimista nel marzo 2020, e da allora ha prevalso il pessimismo. A luglio 2020, il numero di coloro che non si fidavano di Zelensky ha superato il numero di coloro che credevano ancora in lui (51 per cento contro 43 per cento). I sondaggi dell’ottobre 2021 bettarono nel panico la squadra presidenziale. Secondo il Kyiv International Institute of Sociology, il tasso di approvazione di Zelensky come presidente era sceso dal 33,3% di settembre al 24,7% di ottobre.

In primo luogo, Zelensky e il suo team hanno iniziato a promuovere l'idea che il Presidente fosse "come qualsiasi altro uomo d'affari in Ucraina". Questa affermazione è stata ripetuta da tutti i membri della squadra presidenziale in risposta alle rivelazioni delle partecipazioni offshore di Zelensky, improvvisamente esposte nei Pandora Papers. Con sorpresa del grande pubblico, il nome di Volodymyr Zelensky apparve infatti nell'elenco dei titolari di società offshore. I documenti testimoniano che Zelensky e i suoi partner (ora capi delle agenzie di sicurezza e parte del ramo esecutivo del governo) possedevano società offshore nelle Isole Vergini britanniche, a Cipro e in Belize. Il Presidente spiegò che queste società erano state create per "difendere i suoi affari in Ucraina.

Il secondo colpo all'immagine di Zelensky è venuto da una azione progettata dal presidente e dal suo entourage: l’improvviso licenziamento di Dmytro Razumkov [38] dalla sua posizione di Presidente della la Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino). Nel 2019 Razumkov era stata una delle figure chiave che avevano portato al potere Zelensky. Il giovane organizzatore della campagna elettorale presidenziale era diventato il leader ufficiale del partito “Servi del Popolo”, il numero uno nella lista elettorale del partito, e poi Presidente presso il Parlamento e membro del Consiglio Nazionale per la Sicurezza e per la Difesa. Le strade di Zelensky e Razumkov iniziarono a divergere nella primavera 2021 quando Razumkov si è trovato sempre più spesso in contrasto con il Presidente sulle linee e sulla gestione del Consiglio di Sicurezza. Razumkov si è alzato in difesa della Costituzione – in particolare quando era in discussione la lotta contro gli oligarchi - e delle "promesse elettorali del 2019".

L'immagine politica di Zelensky è rimasta a lungo indistruttibile dall'esterno. Ma le due azioni quasi suicide della squadra presidenziale - la goffa giustificazione circa le partecipazioni offshore del presidente rivelate nei Pandora Papers e la cacciata di Razumkov - si sono unite in un momento di difficoltà energetiche per gli ucraini e di una nuova ondata di COVID-19. Insieme, questi fattori interni ed esterni hanno avviato i processi di distruzione dell'immagine del presidente Zelensky e potenzialmente della sua legittimità popolare.

 

3.- Una storia non raccontata della crisi in Ucraina

Le grandi guerre a volte iniziano per piccole offese. Un duca assassinato. Un papa arrabbiato. La convinzione di un re solitario che i suoi rivali non stiano giocando lealmente. Quando gli storici studiano perché gli eserciti hanno iniziato a radunarsi in Europa durante la peste del 2021, il loro interesse potrebbe rivolgersi ad un'adolescente, la figlioccia dello Zar di Mosca.

Si chiama Daria, una giovane ucraina con un sorriso timido e grandi occhi marroni. Quando è nata nel 2004, i suoi genitori hanno chiesto al loro amico Vladimir Putin, allora da pochi anni Presidente in Russia, di battezzarla con il rito ortodosso che condividono. Il padre della ragazza, Viktor Medvedchuk [46], è vicino a Putin da decenni. Vanno insieme in vacanza sul Mar Nero. Conducono affari. Sono ossessionati dai legami tra i loro paesi e le forze occidentali che cercano di separarli.

"Il nostro rapporto si è sviluppato in 20 anni", ha detto Medvedchuk in una rara intervista nella primavera del 2021 a Kiev, vicino all'inizio dell'attuale stallo tra Russia e Occidente sull'Ucraina. “Non voglio dire che sfrutto quella relazione, ma si potrebbe dire che ha fatto parte del mio arsenale politico”.

Putin potrebbe dire lo stesso di Medvedchuk. La voce che rappresenta gli interessi russi in Ucraina, il partito politico di Medvedchuk è la più grande forza di opposizione in parlamento, con milioni di sostenitori. Nell'ultimo anno, quel partito è stato attaccato. Medvedchuk è stato accusato di tradimento a maggio e posto agli arresti domiciliari a Kiev. Proprio nel novembre 2021, gli Stati Uniti hanno accusato lui e i suoi alleati di complottare per organizzare un colpo di stato con l'aiuto dell'esercito russo [40].

Durante i suoi 21 anni al potere, Putin ha visto l'Ucraina come una nazione fraterna, legata alla Russia da vincoli di fede, famiglia, politica e un millennio di storia comune. Ha trascorso gli ultimi sette anni utilizzando ogni strumento a sua disposizione, compresa la coercizione e l'invasione diretta, per preservare quei legami, mentre il popolo ucraino si rivolgeva sempre più all'Occidente. A parte la guerra, uno dei modi migliori che Putin ha per influenzare l'Ucraina è attraverso Medvedchuk e il suo partito politico. Quindi non dovrebbe sorprendere che la situazione di stallo militare della Russia con l'Occidente sia aumentata di pari passo con la repressione contro il suo amico.

Nel febbraio 2021, pochi giorni dopo l'insediamento del presidente Joe Biden, gli alleati americani hanno deciso di fare i duri con Medvedchuk a Kiev. Il governo ucraino ha iniziato togliendo dalla messa in onda i suoi canali TV, privando la Russia dei suoi sbocchi di propaganda nel paese. L'ambasciata americana a Kiev ha applaudito alla mossa. Circa due settimane dopo, il 19 febbraio 2021, l'Ucraina ha annunciato di aver sequestrato i beni della famiglia di Medvedchuk. Tra i più importanti, si diceva, c'era un oleodotto che porta il petrolio russo in Europa, arricchendo Medvedchuk e la sua famiglia - inclusa la figlioccia di Putin, Daria - e aiutando a finanziare il partito politico di Medvedchuk.

Il primo sentore della risposta di Putin è arrivato meno di due giorni dopo, alle 7 del mattino del 21 febbraio. In una dichiarazione poco notata, il ministero della Difesa russo ha annunciato il dispiegamento di 3.000 paracadutisti al confine con l'Ucraina per "esercitazioni su larga scala, " addestrandoli a "afferrare le strutture nemiche e trattenerle fino all'arrivo della forza principale". Quei soldati sono stati i primi di una formazione militare che da allora è cresciuta fino a raggiungere più di 100.000 soldati russi. Nella loro corsa per rispondere, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno inviato carichi di armi in Ucraina e migliaia di truppe per proteggere il fianco orientale dell'alleanza NATO.

La conseguente situazione di stallo ha ravvivato le tensioni della Guerra Fredda e ha spinto l'Europa sull'orlo di un grande conflitto militare. Nel tentativo di discernere le motivazioni di Putin, gli osservatori hanno dichiarato che si tyrattava del suo desiderio strategico di umiliare gli americani, dividere gli europei e ripristinare l'influenza di Mosca sulle terre che l’URSS controllava prima che il suo impero crollasse nel 1991. Ma le radici della crisi sono state trascurate. Per comprendere gli obiettivi di Putin, bisogna capire sia i suoi legami personali e politici con l'Ucraina, sia il suo obiettivo di lunga data di portare la nazione sotto il suo controllo. Quando Medvedchuk è stato posto agli arresti domiciliari, il leader russo ha definito l'attacco ai suoi delegati "un'epurazione assolutamente ovvia del campo politico", che minacciava di trasformare l'Ucraina "in un'antitesi della Russia, una sorta di anti-Russia".

Poche persone possono dire di avere una visione più chiara sulla risposta di Putin rispetto al presunto complotto di cui è accusato Medvedchuk. Nell'anno prima dell'escalation della crisi, ha incontrato Putin più volte nella sua residenza vicino a Mosca, nonostante i protocolli pandemici che hanno tenuto il leader russo isolato da tutti tranne che dai suoi principali aiutanti. La domanda che ora riempie i titoli dei giornali in tutto il mondo - cosa vuole Putin? – ha certamente delle risposte chiarissime nella mente del suo più caro amico a Kiev.

Non è facile trovare l'ufficio di Medvedchuk tra i vicoli del centro città, a Kiev. L'indirizzo portav ad un vecchio condominio alla fine di un ripido pendio, senza alcun segno esteriore del suo significato politico. Dietro la porta non contrassegnata, un pugno di guardie armate protegge l’entrata. La storia della amicizia di Medvedchuk con Putin risale ai primi anni della presidenza di Putin. Medvedchuk era il capo di stato maggiore della controparte di Putin a Kiev e si incontravano spesso alle funzioni ufficiali. A quel tempo, la Russia aveva tutta l'influenza che voleva in Ucraina. La sua economia dipendeva dalla Russia per il gas a buon mercato e prestiti a buon mercato, ei suoi leader non avevano intenzione di unirsi ad alcuna alleanza occidentale. Per rafforzare il loro legame con il leader russo, Medvedchuk e sua moglie, famosa giornalista in Ucraina, hanno chiesto a Putin di essere il padrino della loro neonata. Da allora sono rimasti in stretto contatto. In un'intervista alla TV di stato russa, Medvedchuk ha ricordato come Putin abbia adorato Daria, portandole un mazzo di fiori e un orsacchiotto, quando ha visitato i Medvedchuk nella loro villa in Crimea.

La loro amicizia si è rafforzata solo dopo il 2014, quando una rivoluzione ha fatto a pezzi i loro paesi. Quell'inverno i manifestanti hanno costruito un accampamento nella piazza centrale di Kiev, chiedendo ai leader ucraini di combattere la corruzione e di integrarsi con l'Occidente. Più di due mesi di scontri con la polizia si sono conclusi in una gelida mattina di febbraio, quando le forze di sicurezza (o i cecchini prezzolati dagli USA) hanno aperto il fuoco sui manifestanti, uccidendone decine per le strade.

Il regime è crollato il giorno successivo. I suoi leader sono fuggiti attraverso il confine con la Russia, e quando il loro partito politico è andato in pezzi, anche la macchina dell'influenza russa sul suo vicino è andata in pezzi. "Non c'è alcuna autorità legittima in Ucraina ora", diceva Putin furibondo in un discorso al Cremlino quella primavera. "Nessuno con cui parlare." La rivoluzione, ha affermato, non era altro che un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti, ed ha risposto ordinando alle sue truppe di invadere la Crimea. Dopo aver rapidamente conquistato la Crimea, le forze russe si trasferirono nel cuore dell'estrazione del carbone dell'Ucraina orientale, sostenendo la popolazione che creava due Repubbliche autonome in due delle sue più grandi città.

Mentre la popolazione russofona e russofila dell’Ucraina ha reagito a Est, la sua capitale è diventata un campo di battaglia politico. I resti dell'establishment filo-russo hanno deciso di costruire nuovi partiti in Ucraina, ciascuno in competizione per gli elettori del vecchio regime. "Sapevamo che Putin non voleva il caos e la guerra in Ucraina a lungo termine", dicono molti degli oligarchi ucraini che hanno finanziato questi partiti. "Vuole un protettorato, un governo leale, come quello precedente". Gli alleati della Russia a Kiev volevano il diritto di candidarsi, acquistare industrie e controllare le reti televisive. Come spiegò all'epoca il legislatore russo Konstantin Zatulin: “Questo sarebbe il nostro compromesso. La Russia avrebbe i suoi solisti nel grande coro ucraino e loro canterebbero per noi”. In base a tale accordo, aggiunse: "Non avremmo bisogno di fare a pezzi l'Ucraina".

Gli Stati Uniti non erano aperti a quel tipo di accordo e l'amministrazione Obama ha adottato sin dall’inizio una linea dura contro gli operativi russi a Kiev. Molti di loro sono stati sanzionati subito dopo l’annesione della Crimea nel 2014; Medvedchuk era in cima alla lista nera. Tuttavia, entro la fine del 2018, i partiti filo-russi hanno raggiunto una svolta in Ucraina, formando un'alleanza chiamata Opposition Platform—For Life. Sostenuto da miliardari solidali con Mosca, possedevano tre reti televisive in Ucraina. E il presidente del loro partito era Medvedchuk, vecchio amico di Putin.

Durante le elezioni dell'anno successivo, l'Ucraina ha votato per un nuovo presidente, un attore e comico di nome Volodymyr Zelensky. La sua popolarità derivava da una sitcom di successo chiamata Servant of the People, in cui recitava nel ruolo di un presidente immaginario. Tre mesi dopo, il partito politico di Zelensky ottenne la maggioranza in parlamento. Ma la fazione di Medvedchuk è arrivata al secondo posto, rendendola la più grande forza di opposizione del paese. Milioni di cittadini ucraini hanno votato per il partito di Medvedchuk, e Putin ha promesso di proteggerli.

I canali TV di Medvedchuk hanno lavorato per indebolire il nuovo governo. "Stavano mangiando la base elettorale, distruggendo Zelensky", afferma il primo consigliere per la sicurezza nazionale del presidente, Oleksandr Danyliuk. Le reti sono state particolarmente implacabili nell'attaccare la risposta del governo alla pandemia di COVID-19 e la sua incapacità di garantire le forniture di vaccini dagli alleati occidentali. Quando la Russia ha rilasciato il proprio vaccino nell'agosto 2020, Medvedchuk, sua moglie e la loro figlia Daria sono stati tra i primi a riceverlo. Poi sono volati a Mosca per parlare con Putin. È stato il primo incontro pubblico che il leader russo ha avuto con qualcuno, senza maschera, davanti alla telecamera e senza distanziamento sociale, da quando è iniziata la pandemia. I loro colloqui quel giorno hanno portato a un accordo con la Russia per la fornitura all'Ucraina di milioni di dosi del vaccino Sputnik e per consentire ai laboratori ucraini di produrlo gratuitamente.

Quando Medvedchuk ha portato l'offerta a Kiev, il governo l'ha respinta. Così ha fatto il Dipartimento di Stato americano, che ha accusato la Russia di usare il suo vaccino come strumento di influenza politica. Ma mentre il bilancio delle vittime aumentava in Ucraina e non arrivavano spedizioni di vaccini dall'Occidente, gli elettori si allontanarono in massa da Zelensky. Nell'autunno del 2020, i suoi indici di gradimento sono scesi ben al di sotto del 40%, rispetto a oltre il 70% dell'anno prima. In alcuni sondaggi di dicembre, il partito di Medvedchuk era in testa.

Zelensky si è mostrato particolarmente preoccupato per i canali televisivi del partito, che ha condannato come messaggeri della propaganda russa. Quando ha deciso di togliere quei canali dalla messa in onda nel febbraio 2021, non era solo una mossa difensiva, dice Danyliuk, il suo ex consigliere per la sicurezza. È stato anche concepito come un regalo di benvenuto all'amministrazione Biden, che aveva fatto della lotta alla corruzione internazionale un pilastro della sua politica estera. Come ha detto Danyliuk, la decisione di inseguire l'amico di Putin "è stata calcolata per adattarsi all'agenda degli Stati Uniti".

Durante la conseguente crisi militare, gli Stati Uniti non hanno avuto ambasciatori a Kiev. L'ultima, Marie Yovanovitch, è stata licenziata nell'aprile 2019 dopo essersi scontrata con la campagna del presidente Trump per estorcere favori politici all'Ucraina. Trump voleva che gli ucraini indagassero sulla famiglia Biden e ha congelato gli aiuti militari a Kiev come mezzo di pressione. Lo scandalo che ne è derivato ha portato al primo impeachment di Trump alla Camera e ha lasciato l'ambasciata degli Stati Uniti a Kiev svuotata e demoralizzata.

"La mia catena di comando è andata in merda", dice Suriya Jayanti, che allora era un alto diplomatico presso l'ambasciata. "Siamo praticamente scomparsi." Questa situazione non è cambiata, ha detto, dopo che Biden è entrato in carica nel 2021. Il suo staff dedicato alla politica estera era concentrato sull'affrontare la Cina, e tendevano a vedere la Russia come un fastidio da gestire o ignorare. "La sua squadra non si preoccupava della Russia", ha detto Jayanti nell’autunno 2021 a Kiev, poco prima che si dimettesse dal governo. "E non volevano saperne dell'Ucraina". Solo nei giorni scorsi, a quasi un anno dall'inizio della crisi, Biden ha scelto un nuovo ambasciatore a Kiev, che non è ancora stato insediato.

Stupisce come un alto funzionario statunitense abbia invece detto a TIME che l'Ucraina è sempre stata una priorità assoluta per l'amministrazione: "C'è stata un'attenzione molto ampia e quasi costante sull'Ucraina sin dal primo giorno". Quando il governo Zelensky ha deciso di inseguire Medvedchuk, gli Stati Uniti l'hanno accolto come parte della lotta dell'Ucraina per "contrastare l'influenza maligna della Russia", ha affermato il funzionario. I metodi usati in questa lotta sono stati nuovi e controversi. Invece di lavorare attraverso il sistema giudiziario, Zelensky ha imposto sanzioni contro magnati e politici ucraini, congelando i loro beni per decreto.

Questa strategia, che il governo chiama "de-oligarchia", ha preso di mira molti degli oppositori interni di Zelensky e, in particolare, i loro canali televisivi. Gli Stati Uniti hanno evitato di criticare la repressione, non volendo "microgestire" ciò che l'Ucraina stava facendo, ha affermato l'alto funzionario statunitense. Ma nel caso di Medvedchuk, l'ambasciata americana ha incoraggiato Zelensky. "Sosteniamo gli sforzi dell'Ucraina per proteggere la sua sovranità e integrità territoriale attraverso sanzioni", ha affermato l'ambasciata in un tweet lo scorso febbraio, il giorno dopo che le sanzioni hanno congelato i beni di Medvedchuk.

Il leader del partito era furioso. "Questa è repressione politica", ha detto Medvedchuk. “Tutti i miei conti bancari sono congelati. Non riesco a gestire i miei beni. Non riesco nemmeno a pagare le bollette”.

Alcuni dei consiglieri di Zelensky, specialmente nella comunità dell'intelligence, erano meno entusiasti della mossa contro Medvedchuk. "Almeno è un diavolo che conosciamo bene", affermavano. Da quando la Russia ha iniziato la guerra per la prima volta nel 2014, Medvedchuk è stato uno dei principali negoziatori in numerosi round di colloqui di pace, ottenendo spesso il rilascio di prigionieri di guerra, avendo “accesso diretto a Putin”. Questo tipo di accesso è raro, e ha reso Medvedchuk un mediatore efficace.

Zelensky non era però convinto da tali argomenti, o meglio, proprio per la sua inesperienza politica è stato convinto dai consiglieri USA a lanciarsi in uno scontro inutile e soprattutto impari, rassicurato sul fatto che avrebbe avuto le “spalle coperte” da USA e NATO. Il 12 maggio le autorità ucraine hanno emesso un mandato d'arresto per Medvedchuk. I pubblici ministeri hanno affermato che aveva tratto profitto dall'occupazione russa della Crimea e lo hanno accusato di tradimento. Un tribunale gli ha ordinato di rimanere agli arresti domiciliari in attesa del processo, tagliato fuori dai suoi elettori e impedito a partecipare alle sessioni del parlamento.

Le forze dell'ordine statunitensi hanno inseguito i suoi alleati. Oleh Voloshyn, un membro di spicco del partito di Medvedchuk, è stato accolto dall'FBI quando è arrivato a Washington lo scorso luglio. Due agenti gli si sono avvicinati all'aeroporto internazionale di Dulles e gli hanno chiesto di scambiare due parole in privato, lontano dalla moglie e dal figlio neonato, che stavano viaggiando con lui. Voloshyn, che serve come inviato di Medvedchuk in Occidente, ha trascorso le tre ore successive a rispondere alle domande degli agenti. "Hanno preso il mio cellulare", Voloshyn ha raccontato. "E hanno preso tutte le informazioni dal mio cellulare."

In una dichiarazione del 20 gennaio, il governo degli Stati Uniti ha lanciato una serie sorprendente di accuse contro Voloshyn e Medvedchuk. Ha affermato che fanno parte di un complotto in corso del Cremlino per installare un governo fantoccio in Ucraina, sostenuto da un'occupazione militare russa. "La Russia ha ordinato ai suoi servizi di intelligence di reclutare gli attuali ed ex funzionari del governo ucraino per prepararsi a prendere il governo dell'Ucraina e per controllare le infrastrutture critiche dell'Ucraina con una forza di occupazione russa", si legge nella dichiarazione del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che ha imposto sanzioni contro Voloshyn e altri presunti cospiratori.

Il giorno seguente, Voloshyn aveva già ritirato i suoi soldi dalla banca e si stava preparando a lasciare Kiev con la sua famiglia. "Forse la Serbia", ha detto della sua destinazione. "Forse la Russia". Ha affermato alla stampa che non ha mai avuto l’intenzioneintenzione di prendere il potere in Ucraina con l'aiuto dell'esercito russo, e ha detto che l'obiettivo del suo partito era sempre quello di conquistare il potere in modo pacifico, o attraverso le elezioni o, come ha detto Voloshyn, un "compromesso" diplomatico tra i Russia e Occidente. "Non c'è una terza opzione", dice. "La Russia o ottiene l'influenza che desidera con mezzi pacifici, o la ottiene con la forza".

Con Medvedchuk messo da parte e il suo partito in ritirata, il Cremlino non ha un percorso chiaro per influenzare l'Ucraina attraverso la politica, e questo solleva la tentazione di usare la forza. Quello che l’Occidente deve capire", dice Voloshyn “è che ci sono falchi intorno a Putin che vogliono questa crisi. Sono pronti e favorevoli all’invasione. Vanno da lui e gli dicono: 'Guarda il tuo amico Medvedchuk. Dov'è lui adesso? Dov'è la tua soluzione pacifica? Seduto agli arresti domiciliari? Dovremmo aspettare che tutte le forze filo-russe vengano arrestate?'”

A quasi 12 mesi dall'inizio, la crisi in Ucraina è diventata molto più grande e pericolosa di qualsiasi altro problema politico. All'inizio di dicembre, mentre oltre 100.000 soldati russi si trovavano al confine con l'Ucraina, Biden ha telefonato a Putin per disinnescare le tensioni. Secondo la Casa Bianca, il presidente si è offerto di ascoltare tutte le "preoccupazioni strategiche" della Russia, aprendo la porta a una serie di colloqui molto più ampi. È stata una svolta per Putin convincere un presidente degli Stati Uniti a impegnarsi con lui sul futuro dell'alleanza NATO, che Putin ha a lungo descritto come la principale minaccia alla sicurezza russa.

La risposta dei diplomatici russi sapeva di una vecchia tattica negoziale: partire dall’alto. Hanno chiesto una garanzia scritta dagli Stati Uniti che l'Ucraina non avrebbe mai aderito alla NATO. Hanno anche detto agli Stati Uniti di ritirare le loro forze militari dall'Europa orientale, ritirandosi nelle posizioni che detenevano prima che Putin prendesse il potere. Come l'inviato russo capofila ha affermato durante i colloqui a gennaio 2022, "la NATO deve fare le valigie e tornare dov'era nel 1997". Piuttosto che disinnescare la situazione di stallo, l'ouverture di Biden ha permesso alla Russia di presentare una lunga lista di rimostranze contro l'Occidente, mettendo sul tavolo quello che è stato descritto come "un enorme mucchio di tensioni represse".

Con il progredire dei colloqui fino a gennaio, i russi sono arrivati ​​​​a credere di avere il sopravvento finché potevano mantenere la pressione militare sull'Ucraina. È il momento perfetto per fare alcuni scambi, per rimuovere le sanzioni, per parlare di problemi di sicurezza. La logica era semplice: mettere molta paura all’occidente, perché è proprio così che funziona con il sistema occidentale. È molto difficile per loro raggiungere un consenso su qualcosa. Tutte quelle parti in movimento, tutti quei controlli e contrappesi, ognuno che tira in direzioni diverse. Quindi l'obiettivo è presentare una minaccia di conseguenze così massicce da costringere tutti da quella parte ad essere d'accordo.

La mossa è però fallita. Gli Stati Uniti hanno respinto le richieste fondamentali della Russia e hanno preparato una serie di sanzioni che avrebbero tagliato gran parte dell'economia russa fuori dal resto del mondo. Biden ha iniziato ad avvertire l'Ucraina e altri alleati che un'invasione russa sembrava imminente. Oltre 8.500 soldati statunitensi sono stati messi in massima allerta a gennaio, pronti a schierarsi nell'Europa orientale insieme a navi militari e aerei da guerra. Il Dipartimento di Stato ha ordinato al personale non essenziale e ai familiari di lasciare l'ambasciata degli Stati Uniti a Kiev, si dice, per "abbondanza di cautela".

A Kiev, l'amico di Putin è ancora più isolato. Spogliato dei suoi principali canali televisivi e assediato da accuse penali, il partito di Medvedchuk è sprofondato nelle urne. Medvedchuk rimane agli arresti domiciliari, con un dispositivo di localizzazione apposto alla caviglia e agenti di polizia appostati fuori casa. La sicurezza di sua figlia era una tale preoccupazione che si è rifiutato di dire dove si trovasse.

Il giorno dell'invasione russa dell'Ucraina, il 24 febbraio 2022, alcuni analisti si aspettavano che Putin avrebbe potuto voler insediare Medvedchuk come presidente dell'Ucraina se le forze russe avessero catturato Kiev. Medvedchuk è sfuggito agli arresti domiciliari il 27 febbraio 2022. Il ministero dell'Interno ucraino ha affermato che Medvedchuk era fuggito dagli arresti domiciliari, mentre il suo avvocato ha affermato di essere stato "evacuato in un luogo sicuro a Kiev" dopo che erano state fatte presunte minacce alla sua sicurezza personale. L'8 marzo 2022 Medvedchuk è stato privato della carica di co-presidente del partito politico Opposition Platform — For Life.

Al 15 marzo 2022 dove siano Medvedchuk e sua figlia non è dato di sapere.

 

4.- Putin

Questo non vuole essere tanto un paragrafo sulla storia di Putin con dettagli delle sue azioni. Si rimanda per questo a Wikipedia [42]. Quanto segue sono valutazioni dell’autore e tentativi di capire e spiegare (se mai possibile) il pensiero di chi siede oggi in stanze dove può essere deciso il futuro dell’umanità.

Prima di essere nominto alla presidenza russa nel 2000, Vladimir Putin disse alla BBC che la Russia era “parte della cultura europea”. "Non riesco a immaginare il mio paese isolato dall'Europa e da quello che spesso chiamiamo il mondo civile", ha detto Putin. Il 7 maggio 2000 Vladimir Putin ha prestato giuramento come presidente della Russia. È stata la prima di quattro nomine (finora, perlomeno). Quattro mesi prima, Boris Eltsin si era inaspettatamente dimesso, elevando il primo ministro ed ex capo dei servizi di sicurezza (KGB) alla carica di presidente ad interim. Quando le elezioni si sono svolte a fine marzo, l'unto successore di Eltsin ha ottenuto poco più della metà dei voti, una maggioranza esigua che ha evitato un ballottaggio ma ha segnato una tappa fondamentale nella storia della Russia contemporanea.

Nei due decenni trascorsi dalla salita al vertice del Cremlino, Putin ha consolidato il potere e rafforzato il ruolo della Russia sulla scena mondiale. Molti di questi cambiamenti, che sono avvenuti a un costo non piccolo, sarebbero stati inconcepibili all'inizio del secolo; L'elezione di Putin ha segnato il primo cambio di potere democratico del Paese. Con Mosca che sta aprendo la strada a Putin per governare fino al 2036, uno dei leader più potenti del mondo potrebbe diventare uno dei più longevi al mondo.

A volte sembra che i russi vedano Vladimir Putin un po' come gran parte del mondo vede gli Stati Uniti. Vale a dire che sono grati per ciò che ha fatto per loro in un passato sempre più lontano; sono ambivalenti, e in alcuni casi profondamente turbati, quando si tratta di azioni più recenti; e sono trepidanti per il futuro. D'altra parte, non vedono un'alternativa.

Putin ha guidato la Russia attraverso la rinascita economica e la stagnazione. Ha presieduto e favorito un notevole ritorno del suo Paese sulla scena mondiale. Ma se i metodi e gli strumenti disponibili sono cambiati nel corso dei decenni e dei secoli, gli obiettivi di politica estera perseguiti dalla Russia di Putin non sono diversi dagli obiettivi storici di politica estera russa, sovietica e imperiale russa.

I realisti sostengono che gli stati e l'equilibrio di potere tra di loro guidano le relazioni internazionali; i leader non contano. La Russia emerse dalle macerie del crollo sovietico come uno stato debole e quindi fu costretta a fare ciò che la potenza più forte del sistema, gli Stati Uniti, dettava. La Russia oggi si è ripresa ed è riemersa come una grande potenza, scontrandosi come fanno sempre tali potenze con altre grandi potenze del mondo. Queste dinamiche di confronto si sarebbero verificate con o senza Vladimir Putin.

Questa teoria è elegante, ma sbagliata. I leader e le loro idee possono anche influenzare il comportamento dello stato. Putin e il Putinismo hanno avuto un impatto fondamentale sulla Russia e sul suo posto nel mondo. Selezionato da Boris Eltsin, e poi ratificato dal popolo russo, per diventare presidente nel 2000, Putin è stato un leader improvviso ma non improvvisato. Le sue opinioni su governance e politica estera non erano ben note. All'inizio del suo mandato, tuttavia, ha chiarito il suo fastidio per i controlli sul potere esecutivo. Oggi Putin ha sostituito la fragile democrazia russa degli anni '90 con un'autocrazia consolidata. Nel corso del tempo, Putin ha esplicitamente rifiutato il liberalismo e il multilateralismo e invece ha abbracciato e promosso idee nazionaliste conservatrici, ortodosse. Lo scontro tra putinismo e liberalismo avviene non solo tra gli Stati, ma al loro interno.

Per gli oligarchi russi e gran parte dell'Occidente, Putin era il presidente che avrebbe contribuito a mettere al sicuro definitivamente i fragili guadagni della transizione del mercato russo. Per la maggior parte della popolazione russa, era il leader che avrebbe contribuito a riportare l'ordine in un paese lacerato dal caos. Putin sembrava essere un qualunque uomo della strada russo, un ex ufficiale del KGB di medio livello apparentemente anonimo che si era impegnato a ripristinare lo stato russo.

Sotto Putin, la Russia è diventata uno stato centralizzato e autoritario ed è tornata ad essere una potenza globale, in competizione con gli Stati Uniti per l'influenza e allineata alla pari con la Cina per cercare di creare un ordine globale post-occidentale. Nel 2000, la Russia era uno stato pluralista ma in difficoltà economica che si era ampiamente ritirato dalle ambizioni globali. Putin era determinato a riportare la Russia al suo legittimo ruolo, come la vedeva: come una grande potenza. È stato in grado di raggiungere questo obiettivo sia perché, a differenza degli Stati Uniti, aveva una strategia ben definita e perseguita con costanza ed attenzione, sia perché è stato abile nel cogliere le opportunità presentate da un Occidente diviso e distratto.

Mentre le relazioni della Russia con l'Occidente si sono notevolmente deteriorate dall'annessione della Crimea nel 2014 e dal lancio di una guerra nel sud-est dell'Ucraina, gran parte del resto del mondo ha sempre considerato la Russia un grande stato autoritario con cui fare affari. Tuttavia, la capacità della Russia di continuare ad estendere la sua portata globale è stata limitata nell'era del coronavirus. Gli alti prezzi del petrolio dal 2000 al 2008 e il loro rimbalzo dopo la crisi finanziaria hanno consentito a Putin di consolidare il potere ed espandere l'influenza russa. Il crollo dei prezzi del petrolio e il forte calo della crescita economica hanno in parte limitato la capacità della Russia di proiettare potenza in futuro.

Siamo di fronte ad un uomo intelligente, determinato, freddo, lucido, cauto. Non ad un dittatore pazzo. Siamo certamente di fronte ad un uomo che tiene la mano su pulsanti che possono lanciare missili nucleari, e che è disposto a farlo se viene portato a considerare che non ci sono altre alternative: ad un giornalista che gli chiedeva se sarebbe stato disposto ad entrare in una terza guerra mondiale, ha risposto con freddezza ed assoluta calma che si, era pronto, che sapeva benissimo che questo avrebbe potuto significare la distruzione del mondo, ma “a noi non interessa un mondo senza la Russia”.

Putin ha però dato prova di una certa pazienza trascorrendo 8 anni a mettere in guardia l’Occidente sulle reazioni nella Russia se non si fosse data una soluzione al problema nel Donbass ed al cointinuo avvicinamento della NATO ai confini russi. Le risposte sono state di volta in volta vaghe, contraddittorie, ed in molti casi distratte ed assenti. Putin ha schierato alla fine del 2011 oltre 100.000 uomini ai confini. Mostrando chiaramente che avrebbe mantenuto le promesse di intervenire se non vi fossero state risposte. Non ci sono state risposte. Putin è intervenuto in Ucraina. Siamo di fronte ad un uomo che mantiene le sue promesse, senza incertezze, senza esitazioni, e che per questo è ancora apprezzato e sostenuto dalla maggioranza dalle popolazione russa. Vi sono contestazioni, è vero, ma si tratta di poche centinaia di persone nelle grandi città, non di folle oceaniche che protestano (come affermato dai media occidentali, che difatti non riprendono mai le grandi folle ma i piccoli gruppi fermati dalla polizia). La narrazione che per molto tempo ha prevalso sui media del “dittatore pazzo” che si è svegliato un giorno con mire espansionistiche ed ha invaso l’Ucraina non ha ormai più presa (perlomeno nelle menti intelligenti), anche se viene ancora riproposta con forza nella narrativa occidentale. Putin ha preparato per anni un intervento che è stato studiato in tutte le sue possibili varianti. Rendersi conto di tutto questo, ed accettare di aver commesso errori di valutazione nei comportamenti verso la Russia, è una necessità per l’Occidente. Continuare a far finta di non capire è stupido, è inutile, è sbagliato, ed è soprattutto pericoloso.

Parimenti, è sbagliato e pericoloso per noi tutti, italiani, europei, occidentali, accettare la retorica e la narrazione “allineata NATO/USA” in cui la realtà viene stravolta, negata, nascosta, riscoperta in modi diversi e fantasiosi ma assolutamente utili solo a pilotare un sentimento anti-russo e anti-Putin. Questo non serve alla pace, questo non significa schierarsi contro la guerra, questo serve a farla continuare e peggiorare.

Paradossale è, solo per fare un esempio, la sorpresa del mondo occidentale per la legge “liberticida” anti-dissidenza ed anti-manifestazioni. “Criticare la guerra in Ucraina può costare fino a 15 anni di carcere” si legge in alcuni titoli di stampa, con conseguenti articoli che descrivonno gli orrori di una “dittatura” tanto crudele che può emettere leggi del genere. Noi no, noi non accetteremmo mai di avere nel nostro ordinamento simili leggi liberticide. Riportiamo qui di seguito: 
Chiunque, in tempo di guerra, diffonde o comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza della nazione di fronte al nemico, o svolge comunque un'attività tale da recare nocumento agli interessi nazionali, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.
La pena è non inferiore a quindici anni:
1. se il fatto è commesso con propaganda o comunicazioni dirette a militari;
2. se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero.
La pena è dell'ergastolo se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col nemico

Terribile, vero? Sarebbe una legge da abrogare. Si, ma prima di tutto nel nostro Codice Penale, quello italiano, dato che quanto sopra riportato è l’Articolo 265 del Codice Penale italiano [41]. Da cui forse Putin ha preso spunto…

Altrettanto paradossale la contrapposizione Russia/Putin (=antidemocratici) e USA/Biden (=democrazia). Sconcertante come il sonno della ragione, o perlomeno la comoda quiescenza di una ragione distratta, ci impedisca di notare che quando il presidente Biden incontra i leader dei paesi democratici, rappresenta un paese che è, per molti versi, un anomalo non democratico piuttosto che un leader tra le nazioni democratiche. Gli Stati Uniti sono una potenza estremamente contraddittoria dove da tempo l’idea di democrazia si è mescolata e confusa a quella di liberalità ed è diventata in un certo senso inscindibile dai valori del capitalismo. Così, l’enfasi sulla portata di quella che dovrebbe essere la più “evoluta” democrazia, quella statunitense, non sembra tener conto in alcun modo dei circa 330 milioni di cittadini ai quali non vengono ancora garantiti i diritti all’istruzione e all’assistenza sanitaria universali e gratuite; per non parlare della pena di morte ancora in vigore e praticata sia dal governo federale che da 16 Stati federati (nel 2020 ci sono state esecuzioni in Texas, Missouri, Tennessee, Alabama, Georgia e altre dieci a livello centrale), a differenza di tutte le altre democrazie moderne. I tentativi di “esportare la democrazia” in molti Paesi si traducono ed allineano in una concezione di “buona guerra” che ha causato decine di migliaia di morti e sofferenze in popolazioni del mondo intero, con abbondanti stragi di civili [47]. Ma tutto viene dimenticato, ora che c’è un “cattivo” che “invade l’Ucraina” su cui spostare la riprovazione e l’odio del mondo. Tutto questo, ovviamente (e lo ripeto ancora per non rischiare di essere frainteso) NON significa che altre stragi possano in qualche modo essere giustificate, che “pareggino i conti”. Significa semplicemente che chi oggi punta il dito ergendosi a baluardo di giustizia e democrazia ha da sempre fatto, e continua oggi a fare, esattamente le stesse cose...

 

5.- Chi ci guadagna e chi ci perde nella guerra in Ucraina

E no, qui non stiamo parlando della sofferenza delle centinaia di migliaia di profughi che fuggono dalla guerra (sia verso l’Europa che verso la Russia, tanto per essere chiari e non allinearsi alla visione unilaterale delle colonne di auto e file a piedi ai confini della Polonia che vengono proposte dai media occidentali) e dalle migliaia di morti (anche qui, sia colpiti dalle armi dell’esercito russo che avanza, sia colpiti da quelle fornite dagli USA ai reggimenti speciali che contrastavano gli indipendentisti nel Donbass ed oggi affiancano e precedono l’esercito ucraino colpendo sempre i civili in quelle zone). Come in tutte le guerre, ma in questa ancor più che in altre, sono le risorse economiche e finanziarie che passano da una mano all’altra, e queste mani non sono sporche di fango e non appartengono a chi sta “sul campo”, ma sono curate e reggono bicchieri di buon Cognac in paradisi fiscali a migliaia di chilometri dal conflitto. Il che non impedisce a queste mani di essere sporche di sangue...

Il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti ha annunciato il 27 febbraio 2022 una serie di sanzioni contro la Russia, dando una scossa ad azioni, valute e futures nei mercati globali.

Lunedì 01 marzo i futures sul greggio sono saliti a 98,11 dollari al barile a Londra, in rialzo del 4,4%. Il prezzo dell'oro ha superato i 1.900 dollari l'oncia, mentre l'Euro e la Sterlina sono scesi rispettivamente dell'1,25% e dello 0,6% rispetto al dollaro USA. Lo yuan cinese offshore è sceso di 145 punti base rispetto al dollaro e la valuta russa è precipitata da 83 rubli il 25 febbraio a 117 rubli per dollaro tre giorni dopo.

Dopo essere stata colpita dalla pandemia, dalle difficoltà nella catena di approvvigionamenti e dal balzo dei prezzi, l'economia globale era pronta per essere portata su un altro corso imprevedibile causato da uno scontro armato al confine europeo. Anche prima che il Cremlino ordinasse alle truppe russe di entrare nei territori separatisti del Donbass, la tensione aveva già avuto un impatto. La promessa di sanzioni da parte del presidente Biden e il potenziale rischio di ritorsioni russe avevano già spinto al ribasso i rendimenti azionari e fatto salire i prezzi del gas.

L'avversione al rischio dei mercati dei capitali ha prodotto un immediato flusso di capitali negli Stati Uniti. Analisti finanziari in tutto il mondo hanno notato che sul fronte valutario, il dollaro USA è ora la “valuta principale” che può fornire liquidità e coprire i rischi allo stesso tempo. Beneficiari di tutte le attuali turbolenze sui mercati globali sono gli Stati Uniti, ed il conflitto Russia-Ucraina sembra essere esattamente allineato con gli interessi degli Stati Uniti.

In primo luogo, la crisi ha notevolmente aumentato le esportazioni di gas naturale degli USA verso l'Europa, che era solita acquistare oltre il 40% del proprio gas dalla Russia. Nel 2021, le esportazioni di gas naturale dalla Russia verso l'UE sono state pari a 192,6 miliardi di metri cubi, pari all'81% delle sue esportazioni totali. Il gas è stato principalmente consegnato tramite gasdotto attraverso l'Ucraina e il Nord Stream 1, che sono stati entrambi tagliati dopo lo scoppio del conflitto. Inoltre, l'accordo Nord Stream 2 (ulteriore gasdotto in programma, verso la Germania) è ora sospeso. Da notare che il gas USA è una perfetta soluzione al problema del surplus di gas che gli USA cercano disperatamente di vendere, ma è solo una parziale e minima soluzione al problema europeo dell’approvvigionamento di gas. Ovvero. al momento è materialmente possibile importare dagli USA solo una minima quantità del gas necessario all’Europa, che dovrebbe viaggiare come gas liquefatto su navi. Non esistono infatti abbastanza navi e non ci sono abbastanza rigassificatori in Europa per supportare le esigenze di tutti i Paesi. Prendiamo una nave cisterna di medie-grandi dimensioni, capace di trasportare 200mila metri cubi di Gnl (gas naturale liquido), più o meno equivalenti a 116 milioni di metri cubi di rigassificato. Il consumo annuale solo in Italia è di circa 70 miliardi di metri cubi, quindi servirebbero oltre 600 viaggi/nave solo per soddisfare il consumo italiano, o 1.700 viaggi/nave per soddisfare l’attuale quantità di gas acquistata dalla Russia da tutta l’Europa. Di fatto, la crisi in corso vede:
- Gli USA soddisfare l’esigenza di vendere (ed in questo caso, a prezzi altissimi) il suo surplus di gas, che comunque soddisfa solo i nminima parte le esigenze di consumo europeo.
- La Russia toccata solo in parte dalla riduzione della vendita in Europa, dato che la Cina sta aumentando molto le richieste di materia prima, con un +17% anno. Quindi, la Russia continua ora a vendere in Europa, che altrimenti si fermerebbe (interi settori industriali non più in grado di produrre, intere aree senza riscaldamento…), e man mano che l’Europa riduce le richieste può tranquillamente aumentare le quantità inviate a Pechino, verso la quale c’è già un gasdotto attivo.
L’Europa sofferente per l’aumento dei prezzi della materia prima gas, alla ricerca di fornitori alternativi che già in partenza sono più costosi, impossibilitata a soddisfare tutto il fabbisogno, ed assolutamente a rischio blocchi se viene interrotto anche per brevi tempi l’approvvigionamento.

In secondo luogo, la crisi rafforza il dollaro USA e attira flussi di capitali globali. Tutta la crisi geopolitica che gli Stati Uniti hanno creato o attivamente istigato negli ultimi due decenni, senza eccezioni, ha rafforzato la sua valuta. Sulla scia del conflitto Russia-Ucraina, il valore del dollaro aumenta rendendo gli Stati Uniti un santuario finanziario poiché l'Europa non è più sicura.

In terzo luogo, la crisi ha interrotto il commercio bilaterale tra la Russia e l'UE, il principale partner commerciale della Russia. Poiché i membri dell'UE si uniscono per sanzionare la Russia e alcune banche russe vengono escluse dal sistema SWIFT, il commercio bilaterale si ridurrà in modo significativo, il che è esattamente ciò di cui gli Stati Uniti hanno bisogno. Ma non è certamente quello di cui hanno bisogno moltissime aziende europee, che avevano nella Russia un mercato in sempre maggiore crescita ed ora sono in difficoltà, se non sull’orlo della chiusura.

Il prezzo del palladio, utilizzato nei sistemi di scarico delle automobili, nei telefoni cellulari e persino nelle otturazioni dentali, è aumentato vertiginosamente nelle ultime settimane a causa dei timori che la Russia, il più grande esportatore mondiale di questo metallo, possa essere tagliata fuori dai mercati globali. Anche il prezzo del nichel, un'altra importante esportazione russa, utilizzato per produrre acciaio e batterie per auto elettriche, è in aumento.

E poi ci sono i prezzi dei generi alimentari, che erano già saliti in Europa al livello più alto in più di un decennio in gran parte a causa ai problemi creati dalla pandemia alla catena di approvvigionamento, secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite. Nel 2019, Russia e Ucraina hanno esportato insieme più di un quarto (25,4%) del grano consumato nel mondo, secondo l'Osservatorio della complessità economica (OEC). Per alcuni paesi, la dipendenza è fortissima. In Ucraina, a lungo conosciuta come il "granaio d'Europa", il 71% della terra è agricola. Il Paese spita anche un quarto del "terreno nero" del mondo, o chernozem, che è altamente fertile. Ma l’Ucraina è di fatto “granaio del mondo”, dato che invia oltre il 40% delle sue esportazioni di grano e mais in Medio Oriente o in Africa, dove si teme che ulteriori carenze di cibo e aumenti dei prezzi possano alimentare disordini sociali. Il Libano, ad esempio, che sta attraversando una delle crisi economiche più devastanti da oltre un secolo, riceve più della metà del suo grano dall'Ucraina, che è anche il più grande esportatore mondiale di oli di semi come girasole e colza. Il flusso di grano da Ucraina e Russia rappresenta oltre il 70% delle importazioni totali di grano dell'Egitto e della Turchia. Nell'anno del raccolto 2021-22, la Turchia è stato il maggiore acquirente di grano russo, acquistando 4,5 milioni di tonnellate metriche al 30 dicembre 2021. L'Egitto ha acquistato 3,2 milioni di tonnellate dalla Russia nello stesso periodo. Questo metterà a dura prova la Turchia, che è già nel mezzo di una crisi economica e alle prese con un'inflazione che sfiora il 50 per cento, con prezzi di cibo, carburante ed elettricità alle stelle. Come al solito, il fardello ricade più pesantemente sui più vulnerabili. "Le persone più povere spendono una quota maggiore del loro reddito per cibo e riscaldamento", ha affermato Ian Goldin, professore di globalizzazione e sviluppo all'Università di Oxford. La guerra, e le sanzioni imposte alla Russia, avranno l’effetto di impoverire ancora di più le fasce popolari e le aree del mondo più vulnerabili.

Il Mar Nero è una regione geoeconomica chiave per Russia e Ucraina, che dipendono fortemente dai porti per le esportazioni agricole e industriali. Odessa, Kherson e Mykolaiv sono porti chiave per i flussi commerciali internazionali. Con la guerra in corso, i flussi di grano e mais ne risentiranno: nel 2020 il 95% delle esportazioni di grano dell'Ucraina è stato trasportato attraverso il Mar Nero. Il Mar Nero è quindi una regione chiave per Mosca. Secondo Carnegie Endowment for International Peace, un gruppo di esperti di geopolitica con sede a Washington, il suo controllo consente alla Russia di proteggere i legami commerciali con i mercati europei, nonché aumentare la dipendenza dell'Europa meridionale dal petrolio e dal gas russi e fungere da zona cuscinetto di sicurezza.

Infine, la crisi avvantaggia enormemente il complesso militare-industriale americano. Mentre il conflitto continua, gli Stati Uniti, la Germania e altri paesi della NATO stanno fornendo armi all'Ucraina. E, cosa più importante, il conflitto ha creato grande ansia tra i paesi europei per la sicurezza del continente, aumentando di conseguenza gli armamenti e la loro dipendenza dalle fabbriche di armi e attrezzature belliche degli USA e della NATO.

Ed eccoci alle odierne forniture di armi all'Ucraina. Sono almeno venti i Paesi dell'Unione europea, tra cui l’Italia, che hanno deciso di inviare materiali di armamento. Il Governo italiano, ad esempio, ha secretato il decreto che contiene il numero esatto dei missili terra aria Stinger, missili anticarro Spike, mitragliatrici Browning, mitragliatrici MG, munizioni, che verranno consegnati all'Ucraina.
Attenzione che qui i problemi sono (almeno) due.
Il primo, che dovrebbe essere il più evidente e comprensibile, è quello che immettendo nuove armi in un conflitto non si lavoro certo per la fine del conflitto stesso, ma se ne acuiscono e prolungano soltanto gli effetti: ancora una volta chi ci guagagna non sono i combattenti (dall'una e dall'altra parte), non è la popolazione, ma chi le armi le produce e le vende, ed i poteri finanziari che guadagnano dal proseguire della guerra.
Il secondo, meno evidente e comprensibile, è che queste armi (alcune delle quali complesse, avanzate, potenti) nelle mani di chi pensiamo vengono consegnate? Non certo in quelle dell'eroico panettiere di Kiev, o della massaia di Mariupol, che la propaganda di guerra ci raffigura contrastare con esse l'avanzata dell'esercito russo. Vanno ad armare invece le forze dei reparti speciali quali il Battaglione Azov [24]. E questi signori della guerra alla fine degli scontri, quando si troverà un accordo, cosa vogliamo farci convincere che faranno... che le restituiranno diligentemente al mittente? La terribile verità è che stiamo armando proprio chi potrà e vorrà continuare, negli anni a venire, le violenze contro una "parte avversa", prolungando all'infinito un conflitto che USA, NATO e UE non hanno voluto vedere e capire negli ultimi 8 anni, e che ovviamente faranno finta di non vedere e capire in futuro, con grande soddisfazione dei fabbricanti di armi e attrezzature belliche. La terribile verità è che stiamo creando i presupposti per ritrovarci un giorno con lo stesso problema di oggi.

Per comprendere meglio l'impatto delle misure adottate da NATO/USA è necessario dare ancora una volta un'occhiata alla storia e al contesto della situazione in Ucraina. Dopo aver promesso di non espandersi verso Est quando l'Unione Sovietica si è sciolta nel 1991, la NATO si è, tuttavia, spostata verso Est in ripetute occasioni. Quasi tutti i paesi europei ad Ovest della Russia, ad eccezione della Bielorussia e dell'Ucraina, sono già membri della NATO. Invece di un'organizzazione difensiva, la NATO è in realtà un enorme blocco offensivo, che richiede armamenti in quantità sempre maggiore

Perché, nonostante la richiesta della Russia, gli Stati Uniti si rifiutano ancora di fare concessioni e promettere di non includere l'Ucraina nella NATO? La verità è che gli Stati Uniti hanno bisogno di questa crisi, perchè a differenza dell’Unione Europea possono trarne grandi vantaggi economici e finanziari, anche se non hanno bisogno del conflitto. Ancora più importante, la crisi è in linea con gli interessi geopolitici degli Stati Uniti e la loro posizione egemonica.

A meno di due settimane dall'inizio della guerra in Ucraina, il conflitto ha già lasciato gran parte del Paese in rovina. Dopo aver incontrato una resistenza inaspettatamente dura da parte delle forze ucraine nei primi giorni dell'invasione, anche perché si è oggettivamente limitato nei bombardamenti indiscriminati sulla popolazione, ora che sono stati attivati corridoi umanitari per la fuga l'esercito russo ha concentrato i suoi sforzi colpendo pesantemente infrastrutture e strutture residenziali ucraine. L'attacco della Russia sta di fatto decimando l'economia dell’Ucraina. Per prevenire un completo collasso economico, la comunità internazionale deve ora fornire urgentemente all'Ucraina decine di miliardi di dollari in finanziamenti di emergenza. Per la ricostruzione dell'Ucraina saranno necessarie somme ancora maggiori. Supponendo che la maggior parte dell'Ucraina odierna esca dall'attuale conflitto non occupata, questo programma di ricostruzione promette di essere la più grande impresa nella storia europea moderna. Intere nuove città alla fine sorgeranno dalle macerie, trasformando il paese e contribuendo a garantire lo stile di vita “europeo” a cui gli ucraini ambiscono. Quanto costerà tutto questo? Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha recentemente affermato che l'Unione europea dovrebbe istituire un fondo di 100 miliardi di euro per ricostruire l'Ucraina. Questa potrebbe essere una stima prudente. Se la Russia continua a bombardare l'Ucraina al ritmo attuale, possiamo aspettarci che i costi della guerra saranno molto più elevati, raggiungendo forse anche oltre 1000 miliardi di dollari.

Negli Stati Uniti, la Federal Reserve sta già affrontando l'inflazione più alta degli ultimi 40 anni, al 7,5% a gennaio, e dovrebbe iniziare ad aumentare i tassi di interesse a breve. L'aumento dei prezzi dell'energia innescato da un conflitto in Europa può essere transitorio, ma potrebbe alimentare le preoccupazioni per una spirale salari-prezzi. "Potremmo assistere a una nuova esplosione di inflazione", ha affermato Christopher Miller, visiting fellow presso l'American Enterprise Institute e assistente professore alla Tufts University. Ad alimentare i timori di inflazione anche la possibile carenza di metalli essenziali come palladio, alluminio e nichel, creando un'altra interruzione per le catene di approvvigionamento globali già colpite dalla pandemia, i blocchi dei camionisti in Canada e la carenza di semiconduttori.

Alcune delle sanzioni contro la Russia che sono state messe in atto, come il blocco dell'accesso al sistema di pagamenti internazionali noto come SWIFT o il blocco delle aziende dal vendere alla Russia qualsiasi cosa che contenga componenti di fabbricazione americana, danneggiano chiunque faccia affari con la Russia molto di più (e molto prima) di quanto danneggino la Russia stessa. In generale, gli Stati Uniti sono molto meno vulnerabili dell'Unione Europea, che è il principale partner commerciale della Russia. È probabile che gli americani, come ha già avvertito Biden, vedranno un aumento dei prezzi della benzina. Ma poiché gli Stati Uniti sono essi stessi un grande produttore di benzina e gas naturale, questi aumenti di prezzo non sono così forti e ampi come altrove. E l'Europa ha molti più legami con la Russia e si impegna in più transazioni finanziarie, incluso il pagamento del gas russo.

Compagnie petrolifere come Shell e Total hanno joint venture in Russia, mentre BP si vanta di "essere uno dei maggiori investitori stranieri in Russia", con legami con la compagnia petrolifera russa Rosneft. Airbus, il gigante europeo dell'aviazione, ottiene il titanio dalla Russia. E le banche europee, in particolare quelle in Germania, Francia e Italia, hanno prestato miliardi di dollari a mutuatari russi. "Le severe sanzioni che hanno danneggiato la Russia in modo doloroso e completo hanno il potenziale per fare enormi danni ai clienti europei", ha affermato Adam Tooze, direttore dell'Istituto europeo della Columbia University.

A seconda di ciò che accade, gli effetti più significativi sull'economia globale possono manifestarsi solo nel lungo periodo. Un risultato sarebbe quello di spingere la Russia ad avere legami economici più stretti con la Cina. Le due nazioni hanno recentemente negoziato un contratto di 30 anni per la Russia per la fornitura di gas alla Cina attraverso un nuovo gasdotto. "È probabile che la Russia orienterà tutte le esportazioni di energia e materie prime verso la Cina", ha affermato Carl Weinberg, capo economista di High Frequency Economics.

 

6.- I civili innocenti: un'arma potente

Una delle armi più potenti un una guerra sono i civili innocenti che la subiscono. Non solo e non tanto perché i bambini uccisi, gli anziani disperati di fronte alle macerie, le madri angosciate nei rifugi alla ricerca di acqua, cibo e medicine, sono immagini di grande impatto emotivo, che la propaganda di guerra non manca di sfruttare. E che da noi, nell'Occidente perfettamente schierato contro l'invasore russo, raffigurano esclusivamente una parte sofferente ed un tipo di racconto. Inutile ricordare che di immagini di sofferenza e morte che i media occidentali NON ci hanno fatto vedere ce ne sono molte anche a proposito della popolazione del Donbass che da otto anni subisce gli attacchi sanguinosi dell'esercito e delle milizie speciali ucraine. Non è però nella ricerca di una simmetria o asimmetria nella risposta che si giustifica e si rende più accettabile l'orrore.

Quello di cui ancora una volta non ci accorgiamo, e che ancora una volta ci viene in parte raccontato in un modo diverso, ed in parte facilmente nascosto perche spesso difficile da comprendere, va molto al di la, molto oltre, ed è molto più profondo, massiccio, devastante, della immagine-shock di sangue e sofferenza.

Tre sono gli utilizzi principali dei civili e le risultanze e organizzazione temporale degli stessi in questo scontro: scudi umani (immediato), profughi (immediato ed a medio termine), migranti come conseguenza (a medio e lungo termine).

Scudi umani.
Scudo umano è un termine utilizzato, in ambito militare e politico, per descrivere l'utilizzo di civili a protezione di possibili obiettivi militari al fine di dissuadere il nemico ad attaccare tali siti. Tale condotta è vietata dalla quarta convenzione di Ginevra.
Assistiamo in questi giorni ad accuse reciproche, tra Mosca e Kiev,circa l'utilizzo di civili come scudi umani a protezione di obiettivi militari. Una prima analisi sul "chi sta facendo cosa a chi" dovrebbe ovviamente tenere conto del fatto che un invasore, che ha bisogno di conquistare terreno in fretta, ha più convenienza ad evacuare i civili in modo da poter colpire pesantemente dove vi siano solo forze armate avversarie, piuttosto che mantenere i civili in loco. L'esercito russo ha infatti richiesto e proposto corridoi umanitari per il collegamento con l'esterno e l'evacuazione di civili da numerose città, ma incidenti o incomprensioni tra le due parti in guerra hanno sinora reso vani tali tentativi. Se non si possono escludere violazioni dei "cessate il fuoco" da parte dell'esercito russo, certamente [50] [51].

Opportuno notare che al di la del costo umanitario dell'utilizzo di civili come studi umani, l'intento del governo ucraino e delle forze USA/NATO che lo sostengono è chiaramente quello di rallentare e rendere più difficoltosa l'avanzata dell'esercito russo, prolungando quindi il conflitto in modo da causare costi sempre maggiori al governo di Mosca. Costi che però quando si ribaltano sui Paesi europei costretti ad affrontare l'ondata di profughi diventano un problema di ben difficile soluzione. Ancora una volta, l'Europa appiattita sulla linea USA dello scontro con Mosca è quella che ne sopporta e sopporterà i costi.

I profughi
I profughi sono civili che fuggono, abbandonando le proprie case, ed in molti casi i propri cari, cercando asilo in Paesi o territori possibilmente "sicuri". Il conflitto in corso in Ucraina sta generando una quantità impressionante di profughi.

Da notare che la narrazione prevalente sui media occidentali anche in questo caso riguarda i profughi che fuggono verso Ovest, quasi mai quelli che fuggono verso Est. Il ministro russo per le emergenze Chupriyan al 20 marzo 2022 ha quantificato in oltre 260mila il numero di civili in fuga dalla regione ucraina che si sono rifugiati nella regione di Rostov, dopo l'evacuazione ordinata venerdì dai leader delle autoproclamate repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk. Tanti chiedono la cittadinanza russa. Di questi questi profughi si prende cura la Russia, logisticamente ed economicamente [52] [53] [54].

Oltre tre milioni di persone costrette a lasciare l’Ucraina dirette verso Ovest per sfuggire alla guerra sono le cifre comunicate sempre al 20/03/2022 dall’Alto commissario ai rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) Filippo Grandi. Questa massa di profughi, in costante crescita, sta mettendo in crisi la maggior parte dei Paesi vicini (Polonia, Moldavia, Romania, Slovacchia, Ungheria), ma l'impatto è ormai sentito ed in aumento anche in tutti gli altri Paesi d'Europa, Italia compresa. Oltre 53.000 sono gli arrivi al 17/03/2022 nel nostro Paese [55].
migranti dall'Ucraina

I profughi sono allo stesso tempo un problema/costo per i Paesi europei, ed un business inaspettato per molte organizzazioni criminali.

Il caos e l'instabilità provocati dalle guerre sia sul terreno dei combattimenti sia nei Paesi vicini sono da sempre una eccezionale opportunità per le mafie. La guerra in Ucraina non è da meno, con le organizzazioni criminali già attive per sfruttare e trarre proventi da traffico di armi, traffico di profughi e ricostruzione post bellica. L'allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dal presidente della Fondazione Caponnetto intervistato da FirenzeToday, ne ha parlato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ed il 23 marzo 2022 il tema è stato ripreso dal ministro della Giustizia Marta Cartabia. L'enorme quantità di esplosivi, armi da fuoco, missili usati oggi nelle zone del conflitto diventeranno merce preziosa per la criminalità organizzata quando le azioni belliche cesseranno.

Mercoledì 16 marzo, l’ OIM, (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che fa parte del Sistema delle Nazioni Unite) ha lanciato un allarme per il rischio di tratta di esseri umani, sfruttamento e abuso sessuale in Ucraina e nelle regioni circostanti, alla luce dell’aumento del numero di persone vulnerabili in fuga dalla guerra. Il giorno dopo, giovedì 17 marzo, il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sull’azione contro la tratta degli esseri umani (GRETA) ha diramato un comunicato stampa per mettere in guardia sui pericoli per le persone in fuga dal conflitto armato in Ucraina che cadono vittime della tratta e dello sfruttamento di esseri umani.

Se chi ci guadagna è chiaro, chi paga (e cosa ci sarà da pagare)? Una analsi condotta dall'Ocse afferma che la guerra in Ucraina potrebbe portare a una riduzione del PIL globale e a un aumento dell'inflazione di 2,5 punti. "La portata dell'impatto economico - osserva l'Ocse - è molto incerta e dipenderà in parte dalla durata della guerra e dalle risposte politiche, ma è chiaro che la guerra risulterà in un sostanziale freno a breve termine sulla crescita globale e in pressioni inflazionistiche significativamente più forti" [56]. Ovvero, anche questo costo ricadrà sulle spalle di noi cittadini europei.

Migranti come conseguenza.
Come già affermato poco sopra, il Libano riceve più della metà del suo grano dall'Ucraina, il flusso di grano da Ucraina e Russia rappresenta oltre il 70% delle importazioni totali di grano dell'Egitto (3,2 milioni di tonnellate) e della Turchia (4,5 milioni di tonnellate). La guerra, e le sanzioni imposte alla Russia, comporteranno quindi prezzi di cibo, carburante ed elettricità alle stelle impoverendo ancora di più le fasce popolari e le aree del mondo più vulnerabili. Di tutto questo non si parla, ma presto ci troveremo con flussi massicci (milioni?) di migranti che potrebbero superare di gran lunga i profughi in fuga dalle zone di guerra. Una catastrofe umanitaria dagli impatti devastanti, che l'Europa non è assolutamente preparata a sostenere, e che la renderà ancora più asservita e sfruttabile dagli USA e dai poteri economico-finanziari.

 

7.- Disinformazione. I media (stampa, radio, TV, blog e articoli sul Web...)

Mentre la guerra in Ucraina entra nella sua terza settimana, la battaglia per i cuori e le menti - tramite post sui social media, video virali e propaganda a titolo definitivo - sta entrando in una nuova fase. Da ogni parte (e di nuovo, non voglio utilizzare “entrambe” perché qui le parti in gioco non sono certo solo e ben definitamente due).

Con le testate giornalistiche sostenute dal Cremlino ora bandite nell'Unione Europea e piattaforme come Facebook e Twitter che hanno ridotto la propria diffusione capillare, Mosca ha spostato il suo piano di gioco per concentrarsi sempre più sul suo pubblico nazionale, così come sulla diaspora di lingua russa nei paesi vicini e in quelli più lontani.

Su VK, un social media prevalentemente in lingua russa, i post filo-ucraini hanno invaso la piattaforma per evidenziare gli attacchi ai civili all'interno del paese. Sono stati usati hashtag associati al conflitto per raggiungere il vasto pubblico in Russia, secondo altri due esperti occidentali di disinformazione che hanno monitorato questa attività. Tale combattimento digitale era stato utilizzato in modo simile in Iraq, dove lo Stato Islamico e le forze filogovernative si sono spese nei rispettivi gruppi di Facebook nel tentativo coordinato di demoralizzare i loro rivali.

Su Facebook - che il Cremlino ha bloccato la scorsa settimana, ma a cui è ancora possibile accedere in Russia tramite VPN - gli account che sostengono l'Ucraina hanno acquistato risme di annunci sui gruppi rivolti ai russi, secondo analisi indipendenti su Facebook. Questi messaggi a pagamento mostrano immagini brutali della guerra, attaccano Putin e le sue politiche e riproducono video di prigionieri di guerra russi, una potenziale violazione delle Convenzioni di Ginevra.

La stessa proprietà di Facebook, in uno sfortunato tentativo di accarezzare i governi USA e Paesi NATO (forse per tentare di pagar pegno circa i problemi e le accuse di violazione della privacy a cui è sottoposta) ha comunicato che le regole di moderazione contro gli incitamentei alla violenza verranno temporaneamente allentate per i post nei confronti di Putin e della Russia. Sembra che stiano riconsiderando la decisione, ma qui la ridda di informazioni contrastanti rende difficile fornire dati certi. Certo è che questo articolo, questo blog che state leggendo (controleregolediquestogioco.blogspot.com) che è evidentemente non-allineato alle "direttive editoriali" USA/NATO/UE, non è pubblicabile, condivisibile, collegabile con link diretto su Facebook!

Raccogliamo qui di seguito una minima rassegna di fake news. In alcuni casi, si tratta di involontaria disinformazione (giornalisti disattenti che ripropongono notizie false senza accorgersene), in altri di volontario nascondimento della realtà/verità a supporto della lotta contro il “nemico”.

1) 16/03/2022 - Immagine e notizia falsa sulla prima pagina de La Stampa
Sembra impossibile, ma è proprio così. Una immagine relativa alla strage compiuta due giorni prima dalle truppe governative di Kiev ai danni dei civili di Donetsk, nel Donbass (20 morti e numerosi feriti), viene presentata in modo che il pubblico pensi che siano stati i russi (a Leopoli, a Kiev, a Mariupol… non una parola su Donetsk). Siamo oltre ogni artefizio giornalistico, sono qui stati invertiti i ruoli di vittimne ed aggressori in un falso consapevole, determinato e grossolano, che prende in giro i lettori. La foto in prima pagina su La Stampa è stata scattata dal fotografo russo Eduard Kornienko, ed era stata pubblicata in un servizio della agenzia di stampa URA.RU, dove è chiaramente indicato, con numerosi dettagli, che si tratta degli effetti sanguinosi di un missilòe Tochka-U sparato dalle forze armate ucraine sulla popolazione civile di Donetsk.
Numerosi lettori e giornalisti stanno inviando lettere a La Stampa e all’OdG segnalando la cosa. Ma si sa, oggi gli "organi di informazione" sono di fatto utilizzati come "strumenti di propaganda", come armi da utilizzare per confondere, impaurire e sottomettere con la violenza delle immagini e delle parole una platea di lettori che non ha altre fonti di informazione.
Sull'argomento, l'ottimo video di Visione TV [48]

2) 14/03/2022 - Notizia falsa con immagini costruite ad arte: l'aviazione russa ha colpito un ospedale per la maternità con madri e bambini.

Le informazioni che la Russia ha effettuato un attacco aereo su un ospedale per la maternità a Mariupol si sono rapidamente diffuse su Internet. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky l'ha definita una "atrocità". Secondo lui, donne e bambini sono rimasti sotto le macerie.


Nonostante il fatto che le informazioni sul bombardamento siano apparse l'8 marzo a metà giornata, non c'erano pazienti in numerosi video e foto. Scatti di donne incinte sono apparse molto più tardi, la sera del 9 marzo. Hanno immediatamente fatto il giro di tutti i media e hanno iniziato a diffondersi in varie comunità online e tra i blogger, il che potrebbe essere una conseguenza di una campagna pianificata. E questo nonostante il fatto che gli stessi locali affermino che non c'erano donne in travaglio o personale nell'ospedale di maternità.

I servizi di informazione ucraini hanno utilizzato la modella Marianna Podgurskaya di Mariupol per gli scatti (ce ne sono tre in totale). Marianna, infatti, è una nota beauty blogger della regione. Da segnalare che la donna era in realtà incinta (ed ha poi felicemente partorito una bambina), ma non avrebbe potuto comunque essere ricoverata in maternità in quella struttura sanitaria, che è utilizzata dai militanti Azov [24] da diversi giorni come struttura fortificata, e che non funge da maternità. L'eroina di questa produzione giornalistica ha già ricevuto commenti di utenti reali che condannano la donna per aver partecipato alla manipolazione delle informazioni.

Ancora più sconcertante il fatto che in una trasmissione italiana sia stato ripreso il fatto, citando la sua smentita come fake news, e riproponendolo ancora come assolutamente vero… “perché la donna era effettivamente incinta”, senza minimamente preoccuparsi di verificare la effettiva non-operatività dell’ospedale di Mariupol e il fatto che una modella incinta abbia finto di essere stata ferita ed evacuata!

 

3) 15/03/2022 – Notizia falsa: la Russia chiede aiuti alla Cina

Secondo la CNN, il governo russo ha chiesto alla Cina aiuti alimentari, economici e militari per svolgere la sua operazione speciale in Ucraina.

Nel colloquio con i giornalisti, il portavoce dell'ambasciata cinese negli Stati Uniti, Liu Pengyu, ha affermato che la Cina non sa nulla di tali richieste. La Russia non ha chiesto cibo o altri aiuti.

 

4) 15/03/2022 – Notizia falsa in filmato e immagini costruite: i medici di Mariupol non sono riusciti a salvare una bambina ferita

Su Internet sta circolando un video ( https://www.youtube.com/watch?v=3PNi_x8uMEc ), che racconta di una bambina ferita a Mariupol, che una volta portata in ospedale non avrebbe potuto essere salvata.

Il video è stato realizzato in modo molto professionale, ma ad una sua analisi attenta solleva molti dubbi.


a) Non è del tutto chiaro perché la bambina sia stata trasferita da una barella all'altra. I pazienti con gravi ferite vengono trasportati al pronto soccorso su una barella dell'ambulanza, questa è una regola.
b) La bambina ferita avrebbe dovuto essere immediatamente intubata e posta sul tavolo operatorio, e non portata in terapia intensiva. La bambina ha una ferita al petto, ma quando viene trasferita in barella all'inizio del video, nopn si vede sangue sulla maglia.
c) La rianimazione avrebbe dovuto iniziare mentre era ancora in ambulanza. Ma quando la bambina viene trasferita, non ha né un sistema di infusione (flebo) né bende. E per qualche ragione, nessuno fa massaggio cardiaco con ventilazione artificiale in questo momento.
d) Ci sono troppe persone nella stanza: 9 persone. Secondo le istruzioni, fatta eccezione per il personale medico dell'ospedale, non dovrebbe entrare nessuno in una stanza di rianimazione. Meno che mai un reporter con la videocamera.
e) Il comportamento del dottore è estremamente strano: dovrebbe essere impegnato a salvare la vita della bambina, invece il dottore è impegnato a maledire la Russia. Tutto questo è stato filmato da varie angolazioni, sembra che il reporter con la videocamera sia ovunque.
f) La maschera della sacca Ambu deve essere premuta saldamente contro il viso del paziente, ma in bocca è visibile solo il tubo. Il massaggio cardiaco, la sacca Ambu e il defibrillatore contemporaneamente sono contrari a tutti i protocolli medici.
g) I medici eseguono il massaggio cardiaco indiretto secondo la “tecnica del neonato” – con i pollici. All'età della bambina, non ha alcun senso.
h) Infine, il nome e il cognome della bambina non sono mai stati pubblicati, il che rende impossibile verificare l'autenticità dell'intera storia presentata nel video.

5) 10/03/2022 – Notizia e immagini false: la città ucraina di Kharkiv si è trasformata in rovine

Kharkiv si è trasformata in rovine dopo i molteplici attacchi dell'esercito russo. I video e le immagini di tali contenuti sono distribuiti su TikTok.





In realtà il video e le immagini mostrano Beirut, la capitale del Libano. Il 4 agosto 2020 nel porto cittadino sono esplose 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. 210 persone sono state uccise, circa 6mila persone sono rimaste ferite, edifici sono stati gravemente danneggiati, circa 300mila residenti sono rimasti senza casa. L’immagine dell’immane disastro di Beirut è stata utilizzata per costruire un fake sui bombardamenti russi. È chiaro peraltro che non potrebbe essere Kharkiv nelle immagini e filmati su TikTok, dato che a Kharkiv non c'è vista sul mare e nessuno va in moto o in bicicletta nel freddo del mese di marzo.

6) 14/03/2022 – Notizia e immagini false: ucraino saluta la moglie incinta

La foto toccante di un soldato sta facendo il giro di Twitter. Nella foto, il soldato, spacciato per ucraino e in partenza per la battaglia, saluta la moglie incinta baciandole la pancia della moglie incinta prima di partire per la guerra.

La realtà è un’altra. Tutto al contrario, il soldato non saluta perché sta partendo, ma saluta la moglie al suo ritorno. E non è un soldato ucraino, ma un soldato slovacco, appena tornato a casa in Slovacchia dall'Afghanistan. La foto è stata scattata nel 2012 e pubblicata sul portale ufficiale del Ministero della Difesa slovacco.

6) 14/03/2022 – Notizia, immagini e video di Zelensky a Kiev con la resistenza: video probabilmente vero, denunciato come falso

Vladimir Zelensky è a Kiev. Vladimir Zelensky è a Kiev. Da lì ha lanciato un nuovo appello, che ha pubblicato sui suoi profili social il 19 marzo. A proposito di questo video è subito stata pubblicata sul sito WarOnFakes la notizia che il video era falso, e filmato su green screen [ https://waronfakes.com/vsu/fake-volodimyr-zelensky-is-in-kiev/ ]. Nell’articolo che accusa di falsità il video viene riportato come prova che a volte (ad esempio, al timeframe 5:50) sulla sinistra compaiono dei punti verdi. Un alone in movimento compare intorno alla testa e alle mani di Zelensky e una striscia sottile sullo sfondo si muove con la sua testa. Inoltre, Vladimir Zelensky si dovrebbe trovare completamente all'ombra dell'edificio, ma i suoi capelli e le sue spalle sono illuminati dal sole.

Su La7 durante il Tg Speciale del 19.03 è stato riportato quanto affermato da WarOnFakes, avallando quindi la notizia che il video è falso, e che Zelensky non si trova a Kiev.

Contro la teoria che accusa il video di falsità viene però pubblicata una attenta ed interessante analisi da parte del sito BufaleUnTantoAlChilo che in un dettagliato articolo [ https://www.butac.it/zelensky-video-war-on-fakes/ ] smentisce WarOnFakes: il video sarebbe stato effettivamente girato a Kiev e Zelenzky sarebbe quindi stato a Kiev, perlomeno al momento delle riprese. Dobbiamo riconoscere che l’analisi di BufaleUnTantoAlChilo appare oggettivamente corretta e ben circostanziata, e che quindi il video possa – al contrario di quanto affermato da WarOnFakes – essere autentico e non modificato.

Lo stesso autore di questa lunga trattazione che state leggendo aveva originariamente pubblicato in questo blog (e nelle pagine del documento PDF che viene estratto) la versione di WarOnFakes. Pubblichiamo volentieri la correzione/smentita con il dovuto credito.

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NOTE

01. Cartina presa da https://www.limesonline.com/ucraina-divisioni-linguistiche-ed-etniche/60932

02. Documenti desecretati che mostrano garanzie di sicurezza contro l'espansione della NATO offerte ai leader sovietici da parte di Baker, Bush, Genscher, Kohl, Gates, Mitterrand, Thatcher, Hurd, Major e Woerner https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/russia-programs/2017-12-12/nato-expansion-what-gorbachev-heard-western-leaders-early e Memorandum della conversazione tra Mikhail Gorbachev e James Baker a Mosca il 9 febbraio 1990..

03. Cartina presa da https://www.limesonline.com/cartaceo/quel-che-loccidente-non-capisce-di-mosca

04. Munich speech of Vladimir Purin (Wikipedia, descrizione dell’intervento di Putin alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 10 febbraio 2007 )https://en.wikipedia.org/wiki/Munich_speech_of_Vladimir_Putin

05. Speech and the Following Discussion at the Munich Conference on Security Policy (Sito del Cremlino, testo integrale, in inglese, dell’intervento di Putin alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 10 febbraio 2007): http://en.kremlin.ru/events/president/transcripts/24034

06. Il fatto è illustrato in dettaglio in un articolo del Manifesto https://ilmanifesto.it/kiev-2014-chi-sparo-davvero-a-maidan/ del 2018

07. Wikipedia in lingua inglese offre informazioni essenziali su Kravchuk: https://en.wikipedia.org/wiki/Leonid_Kravchuk - Informazioni più dettagliate sul suo operato e sui problemi economici in Ucraina in un articolo di Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-kravchuk-era

08. Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Leonid_Kuchma - Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-kuchma-era

09. Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Viktor_Yushchenko - Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-yushchenko-era

10. Wikipedia in lingua inglese sulla Rivoluzione Arancione: https://en.wikipedia.org/wiki/Orange_Revolution

11. Wikipedia in lingua inglese su Yulia Tymoshenko: https://en.wikipedia.org/wiki/Yulia_Tymoshenko

12. Wikipedia in lingua inglese su Viktor Yanukovich: https://en.wikipedia.org/wiki/Viktor_Yanukovych - Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-yanukovych-era

13. Articolo de Il Giornale suille registrazioni telefoniche riguardanti i cecchini di Piazza Maidan: https://www.ilgiornale.it/news/esteri/telefonata-urmas-paet-e-catherine-ashton-998883.html -

14. Articolo di Russia Today sui cecchini di Piazza Maidan: https://www.rt.com/news/ashton-maidan-snipers-estonia-946/

15. Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Petro_Poroshenko - Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-poroshenko-era

16  Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Volodymyr_Zelenskyy - Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-dawn-of-the-zelensky-era

17. Cosa è successo a piazza Maidan? La vera storia della rivolta ucraina - Articolo del russista Eliseo Bertolasi sul sito Vita.it: http://www.vita.it/it/article/2014/03/18/cosa-e-successo-a-piazza-maidan-la-vera-storia-della-rivolta-ucraina/126393/

18. Neo-Nazi Group Hacks Twitter Of Ukraine's UN Representative: Right Sector Hacking Was In Protest Over East Ukraine War - https://www.ibtimes.com/neo-nazi-group-hacks-twitter-ukraines-un-representative-right-sector-hacking-was-2028035

19. On Europe Day and the glorification of Nazism - intervento di Aleksander Lukashevich, rappresentante della Federazione Russa all'incontro dell'OSCE, il 10 maggio 2018: https://www.osce.org/files/f/documents/b/6/382768.pdf

20. Wikipedia su Pravyj Sektor, l’organizzazione paramilitare ucraina di estrema destra: https://it.wikipedia.org/wiki/Pravyj_Sektor

21. Wikipedia sulla Strage di Odessa: https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Odessa

22. Interrogazione al Parlamento Europeo sulla Strage di Odessa: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document//E-8-2014-008919_IT.html

23. Wikipedia sulla Guerra nel Donbass: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Donbass

24. Wikipedia sul Battaglione Azov: https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione_Azov

25. Wikipedia sulla annessione della Crimea https://en.wikipedia.org/wiki/Annexation_of_Crimea_by_the_Russian_Federation

26. Wikipedia su Sergey Aksyonov: https://en.wikipedia.org/wiki/Sergey_Aksyonov

27. Dal sito Britannica.com, una lunga e completa trattazione della crisi in Crimea ed Ucraina orientale https://www.britannica.com/place/Ukraine/The-crisis-in-Crimea-and-eastern-Ukraine

28. Articolo di Enrico Vigna “Kiev, capitale mondiale dell’odierno neonazismo in Europa”; https://www.agoravox.it/Ucraina-Kiev-capitale-mondiale.html

29. Wikipedia sugli Accordi di Minsk1 e Minsk2  https://en.wikipedia.org/wiki/Minsk_agreements     

30. Articolo Reuters in italiano sui bombardamenti a Doneck https://www.reuters.com/article/oittp-ucraina-scontri-idITKBN0E70J920140527

31. Uno dei pochi articoli su un organo di stampa importante (La Stampa) che trattano dell’intervento dell’ultradestra nel-nazista a fianco del governo e delle istituzioni ucraine dal 2014 in poi: https://www.lastampa.it/blogs/2014/05/22/news/ucraina-se-il-nuovo-corso-filo-occidente-include-l-ultradestra-neo-nazista-br-1.37251588/amp/

32. Un articolo di Josh Cohen pubblicato da Reuters sul problema dei neonazisti  in Ucraina https://www.reuters.com/article/us-cohen-ukraine-commentary-idUSKBN1GV2TY

33. Zelensky assegna il titolo di “Eroe della Patria” al leader di “Pravy Sektor”, milizia considerata neonazista. Articolo di GGN (Braasile) con foto: https://jornalggn.com.br/editoria/internacional/zelensky-deu-titulo-de-heroi-da-ucrania-a-lider-do-pravy-sektor-uma-milicia-considerada-neonazista/

34. Ancora in un articolo, questa volta di Correspondent, dove Zelensky assegna il titolo di “Eroe della Patria” al leader di “Pravy Sektor” (in ucraino, ma con immagini evidenti): https://korrespondent.net/ukraine/4422683-zelenskyi-prysvoyl-zvanye-heroia-ukrayny-dobrovoltsu-ps

35. Wikipedia sul Wolfsangel: https://it.wikipedia.org/wiki/Wolfsangel

36. Uno dei rari articoli di un organo di stampa italiano che evidenzia lo stato del Donbass come territorio martoriato da una lunga guerra e molte vittime civili: https://www.lindipendente.online/2022/02/21/cosa-sta-succedendo-realmente-in-donbass/

37. Un articolo del quotidiano di ispirazione catolica Avvenire che illustra come il Donbass sia terreno di scontri da 8 anni, e come i 70mila profughi neglui ultimi giorni di febbraio 2022 sian diretti verso la Russia: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/reportage-nello-scavo-regioni-ribelli-ucraina

38. Wikipedia su Dmytro Razumkov: https://en.wikipedia.org/wiki/Dmytro_Razumkov

39. Karolina Frankov (pseudonimo di Olga Korotkikh) è nata nel 1975 in Russia. Fino al 1991 è vissuta in una delle repubbliche caucasiche. A causa dei conflitti etnici sorti dopo il crollo dell’Unione Sovietica si è trasferita a Mosca, dove ha frequentato corsi di letteratura e scrittura. Ora abita da molti anni nel Canton Ticino. https://www.lafeltrinelli.it/libri/autori/karolina-frankov

40. Articolo di politico.eu sulle accuse a Medvedchuk https://www.politico.eu/article/ukraine-zelenskiy-coup-akhmetov-russia/

41. Art 265 Codice Penale cos’ come riportato nella Gazzetta Ufficiale https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.versione=1&art.idGruppo=21&art.flagTipoArticolo=1&art.codiceRedazionale=030U1398&art.idArticolo=265&art.idSottoArticolo=1&art.idSottoArticolo1=10&art.dataPubblicazioneGazzetta=1930-10-26&art.progressivo=0

42. Wikipedia su Vladimir Putin https://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Putin

43. Video integrale dell’intervento di Putin alla Conferenza di Monaco (con traduzione in italiano) https://www.youtube.com/watch?v=R7jVELq_N58

44. Wikipwedia su Oleh Tyahnybok: https://it.wikipedia.org/wiki/Oleh_Tjahnybok

45. Wikipedia per Oleksandr Turchynov: https://en.wikipedia.org/wiki/Oleksandr_Turchynov

46. Wikipedia su Viktor Medvechuk: https://en.wikipedia.org/wiki/Viktor_Medvedchuk

47. Articolo della LUISS, Osservatorio dulla Sicurezza Internazionale: Quando gli americani uccidono i civili.

48. Un interessante e completo video di Visione TV con la partecipazione di Giorgio Bianchi (inviato nel Donbass) Angelo D'Orsi (storico) e Fulvio Grimaldi giornalista e documentarista): La Stampa: Cialtroni professionali.

49. https://www.youtube.com/watch?v=msgVcmBgnpU - Video di VisioneTV dove il reporter Giorgio Bianchi tratta dell'utilizzo dei civili come scudi umani da parte degli ucraini e delle milizie speciali del Battaglione Azov.

50. https://www.youtube.com/watch?v=P08Ne_m_l3Q - Russian Army says that cicilians being used as "human shields" by Ukrainian army can feely leave Kiev.

51.

52. Foto dei profughi verso la Russia sul sito ANSA - 53. Foro dei profughi verso la Russia sul sito Sky - https://tg24.sky.it/mondo/2022/02/21/ucraina-russia-donbass-profughi#04

54. La Repubblòica TV - video dei treni con profughi verso la Russia - https://video.repubblica.it/mondo/crisi-ucraina-russia-il-grande-esodo-di-profughi-dal-donbass-i-treni-sono-stracolmi/408721/409427

55. Dal sito del Ministero dell'Interno Italiano - https://www.interno.gov.it/it/notizie/50649-i-profughi-dallucraina-arrivati-finora-italia

56. Articolo sulla riduzione del PIL e flussi di profughi su Repubblica - https://www.repubblica.it/economia/2022/03/17/news/ocse_effetti_guerra_ucraina-341719869/.

57. Articolo di Angela Manganaro sul Sole24Ore del 03/123/2014 - https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-03/se-soros-e-finanza-scelgono-governo-dell-ucraina-084934.shtml.

58. Wikipedia su George Soros - https://en.wikipedia.org/wiki/George_Soros.

59. Articolo del Kyiv Post - https://www.kyivpost.com/article/content/ukraine-politics/global-recruiting-agencies-found-24-foreigners-to-work-in-ukraines-government-373522.html.

 

Articolo di Ettore R. Peyrot

Contatto diretto: ettore.peyrot@gmail.com

 

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