Nota 1 Un articolo lungo, certamente. Se non avete tempo
di tenere il browser aperto per leggervi 17.300 e più parole, potete
scaricare l'articolo in PDF
direttamente dal mio sito personale.
Nota 2 Un collegamento a questo articolo ed a questo Blog era stato pubblicato sul mio
profilo Facebook. Dopo circa 15 minuti il post è
stato rimosso da Facebook!!. Come è possibile verificare da una attenta lettura di quanto segue,
non vi sono attacchi violenti o minacce contro nessuno (e neppure turpiloquio), ed il tenore del post è assolutamente e
convintamente contro la guerra (tutte le guerre), ma evidentemente non si può parlare di
Ucraina se non ci si allinea con le, uhm... "direttive editoriali" USA/NATO/UE.
In questi giorni di marzo
2022 molte sono le prese di posizione contro “l’invasione dell’Ucraina” ed a
sostegno della “lotta del popolo ucraino” contro “l’invasore russo”. Sembra non
vi siano dubbi su chi si trovi dalla parte della ragione e chi da quella del
torto, ed anche molte persone intelligenti (alcune delle quali, da me
personalmente conosciute e stimate) non hanno alcun dubbio sia
sull’assegnazione dei posti sulla lavagna virtuale per i “buoni” ed i
“cattivi”, sia sulla assegnazione della qualifica di “aggressori” ed
“aggrediti”.
A malincuore, ma con
l’orgoglio di non sapermi/volermi sottrarre al dare un contributo di
contro-informazione e chiarezza circa quanto sta accadendo, e su come la
maggior parte dei media a disposizione lo stanno presentando e descrivendo,
pubblico questo scritto assolutamente controcorrente. Consapevole che mi farò
molti nemici, anche tra alcuni di quelli che ancora mi vedono con simpatia.
Faccio alcune premesse,
doverose per non accodarmi alla massa di coloro che cercando a tutti i costi di
individuare un nemico da fermare ed un innocente da sostenere, si dimenticano
di cosa sia effettivamente da fermare e perché, e cosa sia effettivamente da
sostenere e perché.
Sono fermamente convinto che
una guerra sia sempre sbagliata. Non
importa da chi è fatta e perché. In una guerra non ci sono vincitori e vinti. O
meglio, i veri vincitori sono solitamente ben lontani dai campi di battaglia e
non ricavano terra e libertà ma denaro e potere, mentre i vinti sono
solitamente tutti gli altri, proprio tutti. Sia chi combattendo è riuscito a
prevalere, sia chi combattendo ha dovuto soccombere, ma anche e non meno chi
non ha combattuto per nulla ma si trova a subire le conseguenze (anche solo
sociali ed economiche, ma purtroppo sono quelle di sangue che vengono subite da moltissimi) prodotte dai combattimenti e dal conflitto in generale.
Io non sono pacifista, sono contro la guerra (grazie Gino Strada). Ma sono anche
contro il silenzio, il far finta di non vedere, e lo stravolgimento della
verità, anche se “a fini umanitari”: la verità va ricercata e gridata, sempre,
anche quando si rivela scomoda, imbarazzante, sconveniente.
E qui veniamo ai media, i mezzi di comunicazione di massa
oggi disponibili. Occupandomi di Marketing e Comunicazione a livello professionale, so bene quale sia la differnza, sottile ma fondamentale,
tra informazione e comunicazione. La differenza principale consiste nello scopo:
- si comunica per stabilire una relazione con qualcun altro, per persuadere il destinatario del messaggio,
- si informa per dare una struttura alla realtà, una forma, per far conoscere la verità.
Sempre di più i mezzi di informazione (i giornali che leggiamo, i TG che ascoltiamo e guardiamo, ecc.) sono diventati
strumenti di comunicazione, utilizzati sapientemente da chi li detiene per convincerci, indirizzarci, per "vendere realtà" che spesso sono
distanti dalla verità, la nascondono, la stravolgono. Sono diventati strumenti per la propaganda di guerra
di chi vuole che questa guerra continui.
Ascoltando i servizi
giornalistici, gli approfondimenti e i dibattiti delle varie emittenti e
leggendo quanto pubblicato sui molti siti di informazione, sulla carta
stampata, cercando in lingua italiana, inglese o francese per tentare di
allargare un po’ il ventaglio di quanto disponibile, sembra che il messaggio
che viene fatto passare e che viene quindi recepito ed assunto (con minime
elaborazioni e discostamenti) dagli italiani e dagli Europei in generale, sia oggi
uno ed uno solo. Ovvero, la maggior parte dei media occidentali si è allineata
ad una narrativa unilaterale che dipinge la Russia come l'aggressore in Ucraina,
Putin come un pazzo criminale che si è svegliato un mattino con mire
espansionistiche verso un Occidente pacifico e democratico ed una Ucraina
innocente ed indifesa, ed ovviamente e di conseguenza la soluzione ottimale
quella di inviare armi e finanziamenti alle forze governative ucraine alzando
contemporaneamente il livello delle sanzioni economiche verso la Russia. Nessun
dubbio su chi siano i buoni e chi i cattivi, e nessun dubbio sul fatto che
inserire nuove armi nel conflitto in corso (oh, ma nelle mani dei buoni che
resistono, beninteso!) sia la soluzione più logica e più “giusta”.
E poi, le manifestazioni, le
iniziative di solidarietà. Sono molti i Paesi in Europa e nel mondo che hanno
deciso di testimoniare la propria solidarietà nei confronti dell’Ucraina. Si
illuminano così i grandi monumenti delle principali città del mondo con i
colori della bandiera ucraina, il giallo e il blu, e nelle piazze scendono a
manifestare folle con questa bandiera o declinazioni varie di questi colori.
Gli Stati Uniti e la Russia
affermano entrambi che le loro escalation in Ucraina sono difensive,
rispondendo alle minacce dell'altra parte. La NATO, e quindi i Paesi che ne
fanno parte, si erge a baluardo della democrazia ed a difesa di un “Paese
attaccato” contro le mire espansionistiche di una Russia che non vuole
accettare di essere accerchiata dal nemico di sempre.
Da ogni parte la propaganda
messa in atto per giustificare le azioni dei pochi che siedono di fronte alle
leve di comando sta stravolgendo la verità e la realtà storica, proponendo falsità
o perlomeno parziali distorsioni della verità. E spesso affermando oggi
esattamente il contrario di quanto era stato affermato ieri, con i principali
media che dimenticano, non considerano, ed in alcuni casi nascondono, chi ha il
coraggio di gridare segnalando la tragica deriva e gli errori di ognuna delle
molte parti in gioco (e no, non parlo qui di “entrambe” le parti, per non
cadere nell’errore di accettare una dicotomia tanto sbagliata quanto tragica
nelle sue prospettive). Molte sono le parti, alcune visibili e dichiarate ed
altre nascoste ma assolutamente coinvolte perché interessate e partecipanti.
1.-
Quattro punti, per iniziare a capire
Cosa ci stanno raccontando,
o meglio cosa NON ci stanno raccontando? Gli eventi più critici che sono stati
cancellati dalla narrativa occidentale sono principalmente quattro:
1.a.- la reale composizione di quella
che viene chiamata Ucraina (presentata quindi come UNA popolazione, UNA
identità etnica e linguistica, UNA nazione).
1.b.- La violazione degli accordi presi alla fine della Guerra Fredda dai
leader occidentali per non espandere la NATO nell'Europa orientale.
1.c.- La "insurrezione popolare" in Ucraina nel febbraio 2014, culminata in un colpo di stato
sostenuto dagli Stati Uniti e con la strage di Odessa.
1.d.- La sofferenza della popolazione del Donbass, prevalentemente russofona e
russofila, che dal 2014 subisce gli effetti degli attacchi costanti di milizie
speciali dell’esercito ucraino.
I resoconti dei principali media occidentali invece fanno risalire la crisi in
Ucraina alla reintegrazione russa della Crimea nel 2014 e alla decisione dei
russi etnici nell'Ucraina orientale di separarsi dall'Ucraina come Repubbliche
popolari di Luhansk e Donetsk.
1.a.-
UNA Ucraina o un puzzle etnico-linguistico?
La crisi che perdura (con il
silenzio assordante degli organi di informazione occidentale) da almeno due
decenni, e che è culminata con il
recente intervento armato della Russia, ha la sua origine nella frammentazione
etnico-linguistica del territorio che viene geograficamente delimitato come
“Ucraina”. Una frammentazione almeno in parte esaltata in chiave identitaria
dalle frange più estreme. Di fatto, nella odierna Ucraina la popolazione si
afferma per tre quarti ucraina e per circa un quinto russa, ma con molte
famiglie “miste” laddove geograficamente o anche solo personalmente non vengono
riconosciute o estremizzate differenze. Le restanti esigue minoranze
bielorusse, moldave, ungheresi, romene, ceche, ebraiche, greche, bulgare,
tatare, eccetera, sono a rammentarci e confermare le sedimentazioni
multietniche di questa terra di frontiera.
La cartina della immagine 1
rappresenta il puzzle etnico ucraino, distinguendo ucraini, russi e altre
minoranze (ungherese, romena/moldava, bulgara).
Immagine
1 – Divisioni linguistiche ed etniche in Ucraina
Le regioni a maggioranza etnica
ucraina o russa sono poi distinte sulla base della lingua in esse
maggioritaria: ad esempio la regione di Odessa è abitata da ucraini etnici che
però sono in maggioranza russofoni [01].
A Kiev, la capitale, i russi
etnici costituiscono il 13,1% della
popolazione, mentre a Sebastopoli (Crimea, annessa alla Russia dal 18 marzo
2014) essi salgono al 71,6%.
Di fatto, il 26 dicembre
1991 veniva dissolta l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Qualche
settimana prima che i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia si
accordassero per firmare l’atto di scioglimento dell’URSS e dare inizio a Kiev alla
storia dell’Ucraina sovrana e indipendente, i presidenti di Stati Uniti (George
Bush) e Unione Sovietica (Mikhail Sergeevič Gorbačëv) alla presenza e con la
partecipazione del Segretario di Stato USA (James Baker), ebbero una
conversazione telefonica che oggi sembra dimenticata. Parlando dell’Ucraina Gorbačëv
ripetè che “l’indipendenza dell’Ucraina non poteva e non doveva significare
separazione” spiegando che una separazione avrebbe potuto significare una
“Jugoslavia al quadrato” in termini di problemi e scontri etnici. Bush stesso
era molto prudente, ed assicurò due volte che non avrebbe fatto nulla che
potesse mettere Gorbačëv e il Cremlino in
una situazione imbarazzante. Bush era perfettamente consapevole e preoccupato
particolarmente della possibilità di “processi violenti” a causa della Crimea e
del Donbass.
Trent’anni dopo siamo a
verificare che le verità storiche sono state progressivamente distorte e
vengono oggi negate, ridisegnate, raccontate in modo diverso ad un Occidente (e
ad un mondo) che si adegua e si appiattisce sotto la dis-informazione USA,
riproponendola come unica verità.
Riproponendo la favola di UNA Ucraina, stato libero e democratico, che subisce
una invasione esterna, nascondendo la realtà della composizione multietnica e
multi-linguistica di una area geografica dove tensioni, scontri armati e
sofferenza sono presenti da subito dopo la creazione dell’area geografica
stessa.
1.b.-
La violazione degli accordi per non espandere la NATO nell'Europa orientale
Il Cremlino afferma che
l'Occidente ha infranto la promessa fatta negli anni '90 di non espandere la
NATO verso Est. Sebbene l'attuale situazione di stallo tra la Russia e
l'Occidente sia basata su molte incomprensioni, la narrativa del tradimento
occidentale ha avuto un posto di rilievo nella retorica di Mosca per decenni.
Già in un discorso alla
Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel 2007 [43],
Vladimir Putin aveva accusato le potenze occidentali di aver violato un impegno
solenne allargando considerevolmente la NATO, in particolare con i paesi
baltici che hanno aderito all'Alleanza nel 2004, chiedendo: "Cosa è
successo alle assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo
scioglimento del Patto di Varsavia?". Il leader russo ha fatto spesso
affermazioni riguardo ai membri della NATO, accusando le potenze occidentali di
aver continuato ad approfittare di una Russia indebolita e disorientata dopo
che l'Unione Sovietica è andata in pezzi. Il richiamato inganno dell'Occidente
e la violazione della solenne promessa di non espandersi ha quindi avuto un
ruolo di primo piano diventando una componente fondamentale in una narrativa di
politica estera di Putin che presenta la Russia come una vittima e una parte
lesa.
Ma la NATO ha insistito a
lungo, e continua ad insistere, sul fatto di avere una “politica delle porte
aperte” a qualsiasi nazione che soddisfi i suoi criteri per l'adesione.
Molti anallisti politici
occidentali sostengono che l’accordo tra NATO e Russia che l’Alleanza Atlantica
non si sarebbe espansa ad Est è un mito. Che di fatto, questo non è mai stato
un accordo scritto, ma una promessa
del presidente USA Bush e del Segretario di Stato USA James Baker al presidente
URSS Mikhail Gorbačëv. Gli USA e i rappresentanti NATO non negano oggi questo,
ma sostengono che le parti in causa nell’accordo… “sono cambiate”. Ovvero, che
i funzionari statunitensi stavano parlando con le loro controparti sovietiche,
non russe. A quel tempo, nessuno poteva prevedere che alcuni ex stati sovietici
(Estonia, Lituania e Lettonia) sarebbero diventati membri della NATO un
decennio dopo. LA NATO afferma oggi che nel 1990 esistevano ancora l'Unione Sovietica
e il Patto di Varsavia, quindi l'idea che la NATO si sarebbe allargata era
certamente ambiziosa e improponibile. Tutto ciò di cui parlavano Baker e le
controparti sovietiche avrebbe riguardato la gestione della situazione nella
Germania unita. Hanno concordato che ci sarebbero stati dispiegamenti
temporanei di forze tedesche sul territorio dell'ex Germania dell'Est. A quel
tempo, Baker ha detto che non ci sarebbe stato alcun movimento della NATO oltre
a quello [02]. Ma pochi mesi
dopo, la situazione geopolitica in Europa è cambiata drasticamente con il
crollo dell'Unione Sovietica.
In sintesi, in un incontro
alla vigilia della dissoluzione dell’URSS e per capire come gestire i risultati
dell’evento, è stato promesso che la NATO non si sarebbe espansa ad Est, ma
appena l’URSS si è dissolto ed è rimasta la Federazione Russa, a quest’ultima
viene detto che gli accordi erano stati presi con il soggetto URSS, che la
situazione è cambiata, e che non vi è più ragione di considerare tali accordi
validi a garanzia della Federazione Russa! Inoltre, “queste promesse sono state
fatte oralmente e non sono mai state registrate in un trattato”, e "La
svolta dell'allargamento della Nato è arrivata molto più tardi, nel 1995, su
richiesta dei paesi dell'Est europeo”, come hanno più volte ricordato
rappresentanti USA e della NATO.
Per una visione concreta
dell’allargamento NATO, e di come la Federazione Russa possa oggi sentirsi
“accerchiata” ad Ovest dal Patto Atlantico, si possono osservare le immagini 2
e 3. Nella immagine 2, la situazione nel 1955, anno della fondazione del Patto
di Varsavia. Nella immagine 3, la situazione nel 2020.
Immagine
2 – Situazione Paesi aderenti alla NATO e Paesi del Patto di Varsavia nel 1955
Immagine
3 – Situazione Paesi aderenti alla NATO nel 2020
1.c.-
L’insurrezione popolare, culminata in un colpo di stato in Ucraina sostenuto
dagli Stati Uniti nel febbraio 2014 e la strage di Odessa.
Per capire le origini della
crisi e dello stato attuale dell’Ucraina
bisogna fare un passo indietro. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, come
altri paesi del vicinato russo, anche l’Ucraina conquistò l'indipendenza. Da
molti, il paese è infatti considerata la “culla” della cultura russa moderna,
essendo stata dal IX secolo il nucleo della Rus’ di Kiev, Stato monarchico
medievale che si estendeva fino alla Bielorussia e alla Russia. Dal 1923 fino
al 1991 l’Ucraina fu poi una delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica,
ricoprendo il ruolo fondamentale di “granaio
dell’URSS” grazie alla grande estensione di terreni coltivabili. Dopo
l’indipendenza, la relazione tra la Federazione Russa e l’Ucraina (primo vero
esperimento di Stato nazionale che quelle terre abbiano conosciuto) è stata
travagliata e ondivaga, a causa di un’alternanza tra governi più filo-russi e
altri più vicini all’Occidente (seppur nel quadro di una politica
multivettoriale volta a sfruttare la rivalità tra i due schieramenti).
La carenza di tradizione
statuale indusse una labile legittimità istituzionale. I patrioti ucraini tesero
a compensarla tramite l’ipertrofia nazionalistica. I russi, sia al di fuori che
all’interno della nuova Ucraina, ricorsero invece alla negazione dell’identità
kievana, sussunta nella propria”.
L'Ucraina si dichiarò
ufficialmente Paese indipendente il 24 agosto 1991. Il 1° dicembre, gli
elettori approvarono un referendum che ufficializzò l'indipendenza dall'Unione
Sovietica. L'Unione Sovietica cessò formalmente di esistere il 26 dicembre,
quando i presidenti di Ucraina, Bielorussia e Russia (i membri fondatori
dell'URSS) si incontrarono nella foresta di Białowieża per sciogliere
formalmente l'Unione in conformità con la Costituzione Sovietica. Con questo
l'indipendenza dell'Ucraina fu formalizzata de
jure e riconosciuta dalla comunità internazionale.
Il 1° dicembre 1991 gli
elettori ucraini alle prime elezioni presidenziali elessero Leonid Kravchuk [07].
Durante i tre anni della sua presidenza l'economia ucraina si ridusse di oltre
il 10% all'anno (nel 1994 di oltre il 20%).
La presidenza (1994–2005)
del secondo presidente dell'Ucraina Leonid
Kuchma [08], filo-russo, fu
circondata da numerosi scandali di corruzione e dalla diminuzione delle libertà
dei media; compreso lo “scandalo della cassetta” in cui il presidente Kuchma
viene registrato mentre ordina il rapimento e l’uccisione del giornalista di
opposizione Georgiy Gongadze. Durante la presidenza di Kuchma, l'economia si riprese,
con una crescita del PIL intorno al 10% all'anno negli ultimi anni in carica. Nel
2004, Kuchma annunciò che non si sarebbe candidato alla rielezione.
Due candidati importanti si presentarono
alle elezioni presidenziali del 2004. Viktor
Yanukovich, il primo ministro in carica, sostenuto sia da Kuchma che dalla
Federazione Russa, voleva legami più stretti con la Russia. Il principale
candidato dell'opposizione, Viktor
Yushchenko, chiese all'Ucraina di rivolgere la sua attenzione verso Ovest e
mirare ad entrare nell'UE. Al ballottaggio Yanukovich vinse ufficialmente con
un margine ristretto, ma Yushchenko ei suoi sostenitori affermarono che brogli
elettorali e intimidazioni gli erano costati molti voti, specialmente
nell'Ucraina orientale. Una crisi politica esplose dopo che l'opposizione avviò
massicce proteste di piazza a Kiev e in altre città (la famosa "Rivoluzione
arancione" [10]) e
la Corte Suprema dell'Ucraina annullò i risultati delle elezioni. Un secondo
ballottaggio vide vincitore Viktor Yushchenko. Cinque giorni dopo, Yanukovich
si dimise dall'incarico e il suo gabinetto fu destituito il 5 gennaio 2005.
Durante il mandato di
Yushchenko [09], le relazioni tra
Russia e Ucraina apparvero spesso tese poiché Yushchenko cercava di migliorare
le relazioni con l'Unione Europea e meno con la Russia. Nel 2005, una disputa tra
Ucraina e Russia sui prezzi e sull’utilizzo del gas naturale proveniente dalla
Russia causò carenze in molti paesi europei che dipendevano dall'Ucraina come
paese di transito. Nel gennaio 2006 si raggiunse un compromesso, con l’Ucraina
che ammise di aver trattenuto arbitrariamente quantità di gas ‘per sopperire ad
esigenze interne durante l’inverno molto freddo. Durente il mandato di Yushenko
un personaggio di spicco è stata Yulia
Tymoshenko [11],
La donna ha co-guidato la Rivoluzione arancione ed è stata la prima donna eletta
due volte con maggioranza parlamentare come Primo Ministro, in carica dal 24
gennaio all'8 settembre 2005 e di nuovo dal 18 dicembre 2007 al 4 marzo 2010.
Si è classificata terza nella classifica della rivista Forbes sulle donne più
potenti del mondo nel 2005
Al momento delle elezioni
presidenziali del 2010, Yushchenko e Yulia Tymoshenko — alleati durante la
Rivoluzione arancione — erano diventati acerrimi nemici. Tymoshenko si candidò
alla presidenza sia contro Yushchenko che contro Viktor Yanukovich, dando
quindi origine ad una gara a tre. Yushchenko, la cui popolarità era crollata, continuò
a partecipare con la speranza di ottenere buoni risultati ma molti elettori pro-Orange
non andarono a votare. Nel secondo turno delle elezioni Yanukovich vinse il
ballottaggio con il 48% contro il 45% di Tymoshenko.
Durante la sua presidenza
(2010-2014) Viktor Yanukovich [12] e
il suo Partito delle Regioni furono accusati di aver tentato di creare una
"democrazia controllata" in Ucraina e di aver tentato di distruggere
il principale partito di opposizione guidato da Yulia Tymoshenko, ma Yanukovich
ha sempre negato queste accuse. Un esempio spesso citato dei tentativi di
Yankukovych di centralizzare il potere è stata la condanna nel 2011 di Yulia
Tymoshenko a 7 anni di carcere per abuso di potere, condanna che è stata considerata
dai governi occidentali come potenzialmente motivata politicamente.
Nel novembre 2013,
Yanukovich non firmò l'accordo di associazione dell’Ucraina con l’Unione Europea
e perseguì invece legami più stretti con la Russia. Questa mossa scatenò
proteste per le strade di Kiev. I manifestanti allestirono campi a Maidan
Nezalezhnosti (Piazza dell'Indipendenza) di Kiev e nel dicembre 2013 e gennaio
2014 iniziarono ad occupare vari edifici governativi, prima a Kiev e,
successivamente, nell'Ucraina occidentale. I media occidentali hanno sempre
sostenuto che queste proteste fossero il frutto di una insurrezione popolare,
assolutamente non favorita o spinta o organizzata o finanziata dagli USA o altri
paesi della NATO. Di parere opposto i media russi e non-allineati. Certamente
da considerare il fatto che l’assistente del Segretario di Stato USA Victoria
Nuland aveva dichiarato al National Press Club di Washington, nel dicembre
2013, che gli Stati Uniti avevano investito 5 miliardi di dollari "al fine
di dare all’Ucraina il futuro che merita".
A febbraio 2014, mentre in
Ucraina si susseguivano le proteste, si verificò uno dei più terribili fatti di
sangue in Europa orientale del dopoguerra: le battaglie tra manifestanti e
polizia provocarono circa 100 morti. Bisogna considerare a questo proposito che,
come confermato dalle registrazioni telefoniche [13]
tra l’alto commissario per gli affari esteri della UE Chaterine Ashton e il
ministro degli esteri estone Urmas Paet, un gruppo di cecchini sparò sia sui
manifestanti che sugli stessi poliziotti [14].
Nel colloquio registrato si ipotizzava che questi mercenari appartenessero non
tanto a Yanukovych, ma a "qualcuno della nuova coalizione". Elemento
confermato dall’ex capo della Security Service of Ukraine, Alexander Yakimenko,
e dagli stessi cecchini georgiani Koba Nergadze e Alexander Revazishvili che,
intervistati da due televisioni europee e anche dalla agenzia di stampa
moscovita Interfax, rivelarono di essere stati reclutati da un membro del
governo USA con lo scopo di provocare vittime da ambo le parti e gettare Kiev
nel caos [06].
Non solo, ma nelle molte
foto riprese durante gli scontri, mischiati tra i manifestanti (una folla di
gente comune, in maggioranza, certamente) non si possono non notare gruppi ben
organizzati che indossano divise paramilitari e portano sul braccio simboli
nazisti. Si tratta degli appartenenti a Pravyj
Sektor (in ucraino: Пра́вий се́ктор, letteralmente Settore destro), un partito politico e organizzazione paramilitare
ucraina di estrema destra. È un collettivo paramilitare di un certo numero di
organizzazioni, descritto come ultranazionalista, neonazista o neofascista [18] [19].
Il gruppo dichiara di avere almeno dai 5.000 ai 10.000 membri e ha rapporti
internazionali con organizzazioni di matrice neofascista e neonazista. Emerge
per la prima volta alla fine del novembre 2013 nella proteste dell'Euromaidan a
Kiev [28], come alleanza di estrema
destra di diversi gruppi nazionalisti ucraini e dell'Assemblea Nazionale
Ucraina – Auto Difesa Nazionale Ucraina (UNA-UNSO). Miliziani di Pravyj Sektor
sono ritenuti responsabili della Strage di Odessa del 2 maggio 2014 [21], e
sono parte costituente delle formazioni militari impiegate nella guerra del
Donbass, a fianco ed all’interno del tristemente noto (in Ucraina e in Russia,
ma pressoché sconosciuto nel mondo occidentale grazie ad un “silenzio stampa” allineato
con le posizioni USA e ONU) Battaglione
Azov [24].
Immagine
04 – Volontari del “Battaglione Azov” [24]per le strade di Kiev nel 2014
Ancora a proposito
dell’appoggio USA, da notare che i senatori statunitensi Chris Murphy e John
McCain furono ammessi in Ucraina in modo che potessero incoraggiare il
rovesciamento dell'amministrazione Yanukovich, dal palco delle proteste nella
Piazza centrale di Kiev. (L'odio per la Russia, oggi nel 2022 come allora nel
2014, è una passione ed una manna dal cielo per l'industria delle armi.)
Cosa sia successo, e quali
siano state realmente le parti in gioco in Piazza Maidan, è un argomento che
(come per i seguenti 8 anni di scontri nel Donbass) ha visto la stampa
occidentale assolutemente disattenta, e comunque
allineata prevalentemente con le versioni USA/NATO della “rivolta popolare”.
Interessante al proposito un articolo [17] del
russista Eliseo Bertolasi, ricercatore associato e analista geopolitico
all’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma,
redattore della rivista Geopolitica, corrispondente dell’Agenzia “Golos Rossii
(Voce della Russia) - Italia”: In questa intervista spiega tutto quello che la
maggior parte dei media italiani ed europei non dicono della sommossa ucraina.
Immagine
04 – Ricostruzione della battaglia finale nella piazza centrale di Kiev
Il 22 febbraio 2014,
attraverso un voto incostituzionale, una parte del parlamento Ucraino votò per
considerare vacante la poltrona del presidente eletto, che venne sostituito
frettolosamente con Oleksandr Turchynov
[45] (lealista di Yulia
Tymoshenko), che venne successivamente insediato come presidente ad interim. I
membri del parlamento votarono quindi per formare un nuovo governo, sovvertendo
la transizione politica e i piani per una nuova elezione che Yanukovich aveva
pubblicamente concordato il giorno prima, dopo gli incontri con i ministri
degli esteri di Francia, Germania e Polonia.
Yanukovich a questo punto
fuggì da Kiev e successivamente tenne una conferenza stampa nella città russa
di Rostov sul Don. A seguito del colpo di stato, il partito di estrema destra
Svoboda, il cui leader Oleh Tyahnybok
[44] affermò limpidamente di
voler "estirpare dall’Ucraina tutta la feccia russa, tedesca e
giudea", entrò nell’esecutivo ottenendo vari ministeri: da quello della
Difesa a quello dell’Agricoltura passando poi per la posizione di vice primo
ministro, assegnata a Oleksandr Sych e quella di Procuratore Generale. Venne
imposto immediatamente l’eliminazione del russo come lingua ufficiale e al
contempo, all’imposizione del divieto di essere "comunisti", venivano
proposti la creazione di un arsenale nucleare ucraino e l’adesione alla Nato
esclusivamente in funzione anti-russa.
Dall’insediamento del nuovo
governo iniziò dunque una campagna di violenza contro la popolazione Russa in
tutto il Paese e si avviò una sanguinosa guerra nella regione del Donbass.
Anche in Crimea, regione a predominanza russa, iniziarono ad essere evidenti le
tensioni tra le forze di polizia ucraine e la popolazione, i cui rappresentanti
chiesero subito aiuti alla Russia.
Il ruolo della destra
nazionalista e neonazista ucraina, anche se non esclusivo e certamente non
espressione diretta della maggioranza della popolazione ucraina, diventò
centrale nelle “operazioni speciali”
contro gli oppositori del governo filo-Occidentale sin dall’inizio. Tutto
questo nel silenzio e/o “disattenzione” dei media occidentali, salvo poche
rarissime eccezioni [31]
Interessante peraltro la notizia, pubblicata il 3 dicembre 2014 in un articolo sul Sole24Ore
[57] circa il ruolo dell’ebreo ungaro-statunitense George Soros
[58], che oltre a tutte le rivolte e rivoluzioni colorate, ammise di avere finanziato
anche il colpo di stato in Ucraina e la ricerca di membri del nuovo governo.
George Soros, nato a Budapest nel 1930 ed emigrato a New York nel 1956, fondatatore della Quantum Fund nel 1969,
dalla fine degli anni ‘70 è promotore di un network di fondazioni a scopo benefico e culturale presente in
25 Paesi. “Ho una fondazione in Ucraina da prima che l’Ucraina diventasse indipendente dalla Russia - dice Soros -
Questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un importante ruolo negli eventi di oggi”
Nel maggio 2014 lo stesso Soros disse a Fareed Zakaria di CNN d’aver “contribuito a rovesciare il regime filorusso per
creare le condizioni di una democrazia filo-occidentale”.
Il nuovo governo ucraino fu filo-occidentale con alcuni stranieri: il Parlamento di Kiev infatti approvò
la nomina di un’americana, di un lituano e di un georgiano nella compagine governativa. Il ministro
delle Finanze era la statunitense Natalia Jaresko, di origine ucraina, amministratore delegato di un
fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. Il portafoglio all'Economia andò al banchiere lituano
Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che ha lavorato in Ucraina negli
ultimi 20 anni, dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. Infine alla sanità andò l'ex
ministro georgiano Alexander Kvitashvili, che era stato ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi.
“L'Ucraina ha davanti sfide assolutamente straordinarie, una situazione economica molto difficile,
l’aggressione russa, il bisogno di riforme radicali e la lotta alla corruzione, tutto ciò richiede soluzioni
innovative nel governo” - spiegò il presidente Petro Poroshenko - “queste decisioni richiedono la ricerca di
candidati per il nuovo esecutivo non solo in Ucraina, ma anche all'estero”.
La cosa curiosa è che la scelta dei candidati stranieri per il nuovo esecutivo ucraino fu seguita da
due società di selezione di personale, Pedersen & Partners e Korn Ferry, che trovarono 185 potenziali candidati
tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada,
Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i cacciatori di teste restrinsero la rosa a 24 candidati con i
requisiti richiesti per lavorare nell’esecutivo da ministri, o funzionari altamente qualificati.
Il processo di head hunting fu sostenuto dalla Fondazione Renaissance, network globale di consulenza politica
finanziato da George Soros. Secondo il Kyiv Post [59], Soros avrebbe pagato più di
80mila dollari per sostenere Pedersen & Partners e Korn Ferry, le due società coinvolte nella selezione di personale.
Il 22 e 23 febbraio 2014, il
presidente russo Vladimir Putin convocò un incontro notturno con i capi dei
servizi di sicurezza per discutere la situazione seguita alla destituzione del
presidente ucraino Viktor Yanukovich ed i fermenti della popolazione in Crimea,
a maggioranza russofona e russofila. Al termine dell'incontro, Putin osservò
che "dobbiamo iniziare a lavorare per riportare la Crimea in Russia"..Il
23 febbraio si svolsero manifestazioni filo-russe nella città di Sebastopoli,
in Crimea. Il 27 febbraio, truppe russe entrarono
in Crimea prendendo il controllo del Consiglio Supremo (parlamento) della
Crimea e di siti strategici in tutta la Crimea. Ciò portò all'insediamento di
un governo guidato da Sergey Aksyonov
[26] in Crimea. Il 6 marzo il
parlamento della Crimea votò per la secessione dall'Ucraina e l'adesione alla
Federazione Russa, con un referendum pubblico sulla questione programmato per
il 16 marzo 2014. La mossa venne accolta con favore dalla Russia e ampiamente
condannata in Occidente. Il giorno del referendum, alcuni osservatori denunciarono
irregolarità nel processo di voto, ma il risultato fu uno schiacciante 97% a
favore dell'adesione alla Russia. Il governo ad interim di Kiev respinse il
risultato e gli USA e l'UE imposero il congelamento dei beni e il divieto di
viaggio a numerosi funzionari russi e membri del parlamento della Crimea.
Il
18 marzo Putin incontrò Aksyonov e altri rappresentanti regionali e firmò un
trattato che incorporava la Crimea nella Federazione Russa. I governi
occidentali protestarono contro la mossa.
Un tragico avvenimento che
mostra la gravità e profondità delle divisioni tra le componenti russofone/russofile
e quelle ucrainofone/filo-occidentali è la Strage
di Odessa [21]. Si
tratta di un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa, in Ucraina, presso
la Casa dei Sindacati, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti
filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente
governo filo russo. I manifestanti vennero bruciati vivi nella Casa dei
Sindacati ed uccisi con colpi di arma da fuoco o linciati dai militanti
neonazisti che circondavano il palazzo insieme alle forze di polizia. Una
interrogazione al Parlamento Europeo sui fatti [22] ha
ottenuto una blanda risposta con invito ed auspicio ad “investigare in modo
accurato per assicurare tutti i responsabili alla giustizia”. Non è stata di fatto,
ad oggi, attivata alcuna indagine, e nessun responsabile è stato individuato.
Il grave fatto di sangue è stato “dimenticato e rimosso” dalla stampa
Occidentale, oltre che sommerso dall’assordante silenzio delle istituzioni
internazionali.
1.d.-
Guerra del Donbass: la sofferenza della popolazione, prevalentemente russofona
e russofila, che dal 2014 subisce gli effetti degli attacchi costanti di
milizie speciali dell’esercito ucraino
La guerra dell'Ucraina Orientale
o guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta (o crisi) dell'Ucraina
Orientale, è un conflitto in corso che ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando
alcuni manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di
alcuni palazzi governativi dell'Ucraina Orientale, ossia nelle regioni di
Donetsk, Luhansk e Charkiv [23].
Solo un mese prima le autorità della Crimea avevano annunciato anch'esse
l'indipendenza dall'Ucraina e avevano formalizzato l'adesione alla Federazione
Russa.
I separatisti, volendo
emulare i crimeani, chiesero anch'essi un referendum per l'indipendenza che venne
negato dall'Ucraina. Il referendum, non riconosciuto e non verificato da alcuna
organizzazione internazionale terza, si tenne comunque l'11 maggio 2014. Dal 6
aprile la Repubblica Popolare di Donetsk
e la Repubblica Popolare di Lugansk proclamarono la loro indipendenza,
riuscendo a prendere il controllo di parte dei rispettivi territori.
Arsen Avakov, Ministro degli
Affari Interni ucraino, affermò il 9 aprile che il problema separatista sarebbe
stato risolto entro 48 ore, o attraverso
negoziati o con l'uso della forza. "Ci sono due modi opposti per risolvere questo conflitto. Un dialogo
politico e l'approccio pesante. Siamo pronti per entrambi", ha detto
Avakov, secondo l'agenzia di stampa statale Ukrinform. Ed ecco che il 27 maggio
2014 in un attacco condotto con aerei, armi pesanti e paracadutisti a Donetsk l'esercito ucraino provoca oltre 50 morti
tra la popolazione civile [30].
Tra il 22 e il 25 agosto
2014, reparti d'artiglieria e un convoglio umanitario russi vengono segnalati
da ufficiali della NATO per essere entrati nei territori delle due repubbliche.
Dato che a livello internazionale le due repubbliche non erano riconosciute
come indipendenti l'Ucraina denunciò il fatto come una violazione della propria
sovranità nazionale. La stampa europea e americana si allinearono in una
condanna della “invasione russa”. Quasi nessuno scrisse e volle dar voce agli
abitanti del Donbass, che accoglievano i russi come liberatori e chiedevano a
gran voce a Putin un intervento militare più massiccio, temendo per
l’incolumità della popolazione.
La stampa occidentale non
menziona per nulla anche il lavoro del direttore della CIA John Brennan, che si
recò a Kiev dopo il rovesciamento del governo di Yanukovic, per aiutare il
coordinamento delle unità speciali di sicurezza e delle milizie ucraine che attaccarono
i residenti del Donbass che si erano opposti al rovesciamento.
L'esercito ucraino aveva comunque
poco entusiasmo per una guerra civile contro la popolazione russofona e
russofila nell'Ucraina orientale, quindi il governo centrale ucraino formò
nuove unità di "Guardia Nazionale" per attaccare le Repubbliche Popolari
separatiste. Ecco come nasce il famigerato Battaglione
Azov [24], che attira le sue prime reclute dalla milizia del settore destro e
mostra apertamente simboli neonazisti. Da notare che questa formazione ha continuato
a ricevere armi e addestramento dagli Stati Uniti, anche dopo che il Congresso
degli Stati Uniti ha tagliato esplicitamente i suoi finanziamenti nel disegno
di legge sugli stanziamenti per la difesa del 2018. Durante l'intervento
militare russo in Ucraina del febbraio 2022, il
canale bielorusso d'informazione NEXTA riporta
la consegna a Charkiv da parte di istruttori NATO di missili anticarro NLAW al Battaglione
Azov [24].
Ed è proprio a Mariupol che,
il 13 giugno 2014, ci fu il battesimo del fuoco del battaglione: la città costiera,
che era stata precedentemente occupata dai ribelli separatisti, venne
riconquistata e poi dichiarata "Capitale provvisoria dell'Oblast' di
Donetsk", in sostituzione della città di Donetsk ancora occupata dai
separatisti. Da allora in avanti, il Battaglione Azov [24] conobbe un'intensa
attività operativa contro le forze separatiste dell'autoproclamata Repubblica
Popolare di Donetsk, sostenuta dalla Russia, partecipando a numerose operazioni
militari come “battaglione speciale di polizia” sotto il controllo del
Ministero degli Interni ucraino.
Un tragico paradosso storico
e politico, ed un esempio di negazione della realtà che la faccia innocente e
buonista dell’attuale Presidente ucraino Zelensky propone in modo estremamente
convincente (non dimentichiamoci che stiamo parlando di un ex attore
professionista) in trasmissioni televisive e comunicati dove ci chiede “come è possibile credere che proprio lui, di
origine ebraica, sostenga ed utilizzi nazisti contro la popolazione inerme del
Donbass”. Fatto sta che:
a) Certamente, la popolazione dell'Ucraina in generale NON è nazista: durante la 2a Guerra Mondiale ha combattuto contro, e subito perdite,
durante l'occupazione nazista. Solo alcune frange di collaborazionisti
si sono schierate con il Reich sperando di poter condividere il potere in una Ucraina conquistata.
b) Altrettanto certamente, le frange neonaziste in Ucraina oggi esistono e non solo sono
attive pubblicamente anche nella capitale [32],
non solo sono “ringraziate e premiate” dallo stesso Zelensky in cerimonie
ufficiali [33] [34],
ma sono parte integrante della gendarmeria Ucraina come reparti speciali quali
il Battaglione Azov [24].
c) Questo significa che “gli ucraini appoggiano neonazisti”? Di nuovo, certamente no! E buona parte della popolazione ucraina non
sa, non si rende conto, o non vuole sapere che nella propria gendarmeria vi sono migliaia di
giovanotti (moltissimi ucraini, ma molti di varie nazionalità) con una svastica sul braccio. La verità è purtroppo
che le frange neonaziste sono molto comode, e sono effettivamente utilizzate
dal governo ucraino, per i “lavori sporchi”. In questo senso vanno lette le
affermazioni di Putin di voler “denazistificare l’Ucraina”.
Ma anche tra le Istituzioni
europee abbiamo casi in cui si tenta non solo di nascondere la realtà, ma di
riproporla camuffata e distorta in modo imbarazzante: l’eurodeputato della
Repubblica Ceca Jaromír Štětina, membro del Ppe, invitò al Parlamento Europeo nel
2015 Andriy Biletsky, deputato della Rada nonché comandante del battaglione
Azov [24].
Immagine
05: Andriy Biletsky, comandante del Battaglione Azov
Benchè si stia parlando di
una formazione di chiara ispirazione neonazista, il cui simbolo è il Wolfsangel,
icona nazista della 2 SS-Panzer-Division “Das Reich” [35],
sullo sfondo dello Schwarze Sonne, il “sole nero”, altro simbolo di ispirazione
nazista, nonostante in diverse foto e video del battaglione sia possibile
vedere sulle divise di diversi combattenti la bandiera con la croce uncinata o
la sigla delle SS, il battaglione Azov [24], composto da volontari provenienti da
tutta Europa è dall’ottobre 2014 inquadrato nella Guardia Nazionale d’Ucraina. La
“uffìicialità e legalità” della formazione bastò a Biletsky, che è uno degli
eurodeputati inclusi dalla Russia nella sua blacklist, il quale definì i membri
dell’Azov [24] “ragazzi coraggiosi”, negando peraltro ogni loro affiliazione
neonazista. “I battaglioni di volontari
sono una forza vera e significativa a livello politico e militare nell’Ucraina
orientale”, e “non parlare con loro e
non sapere chi sono significa non essere interessati alla soluzione del
conflitto”, dichiarò l’eurodeputato.
Immagine
06 – Volontari del “Battaglione Azov”
Seguito richiesta delle
Federazione Russa, nel 2015 venne costituito il cosiddetto Gruppo trilaterale
di contatto, che comprende Ucraina, Russia e l'OSCE (Organizzazione per la
Sicurezza e Cooperazione in Europa. È questo il gruppo che negozia gli Accordi
di Minsk I e di Minsk II [29] per
porre fine al conflitto nel Donbass. Nel 2015, i negoziati di Minsk e Normandia
hanno portato a un cessate il fuoco e al ritiro delle armi pesanti da una zona
cuscinetto attorno alle aree controllate dai separatisti. L'Ucraina ha
accettato di concedere una maggiore autonomia a Donetsk, Luhansk e altre aree
etnicamente russe dell'Ucraina, ma di fatto gli scontri sono proseguiti dopo
una breve pausa.<
Dal 2014 al 2022 sono
passati otto anni. Otto anni di
guerra, con bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile ed azioni
militari da parte del governo di Kiev (soprattutto attraverso i reparti
speciali come il Battaglione AAzov [24]) che hanno causato oltre 14.000 morti e 25.000 feriti [36],
in una popolazione che è per la maggior parte russofona e russofila, e che vede
le truppe russe entrate in Ucraina non come invasori ma come liberatori, E non
è questa pura propaganda di parte, dato che i 70.000 profughi in fuga dal
Donbass alla fine di febbraio 2022 si dirigono… verso la Russia! [37]
A ottobre 2021, l'Ucraina ha
lanciato nuovi attacchi nel Donbass. La Russia, che da marzo aveva circa
100.000 soldati di stanza vicino all'Ucraina, ha risposto con nuovi movimenti
di truppe ed esercitazioni militari. Funzionari statunitensi hanno lanciato una
campagna di guerra dell'informazione per inquadrare le azioni della Russia come
una minaccia non provocata di invadere l'Ucraina, nascondendo il proprio ruolo
nell'alimentare la minacciata escalation ucraina a cui la Russia stava
rispondendo.
Dal silenzio, dalla
negazione della verità e della realtà, dalla sottovalutazione di Putin da parte
dell’Occidente (se non da una vera e propria intenzione di arrivare all’estremo
per poi accusare il “cattivo dittatore” di azioni immotivate e crudeli), dalla
colpevole ignoranza ed acquiescenza di tutto l’Occidente comodamente allineato
ai racconti USA, si è arrivati all’ingresso delle truppe russe in Ucraina.
Le parole di Karolina
Francov, scrittrice del Donbass [39],
sono dure, tanto “di parte” quanto assolutamente comprensibili perché
provengono da una “parte” che per otto anni è stata dimenticata, non
considerata, e la cui sofferenza è pressoché sconosciuta. “Tanti mi chiedono perché non pubblico niente su quello che accade in
Ucraina. Perché non commento e non dico quello che penso. Allora rispondo.
Questo non perché mi sento sconvolta o spaventata e sicuramente non perché non
ho coraggio di parlare. E che non vedo il senso di parlare. Ho parlato tanto
nel 2014, 15, 16… quando l’Ucraina sterminava a centinaia i civili nel Donbass.
Anzi, ho gridato quando la città dove vive mia madre veniva bombardata, quando
i pezzi di carne… gambe, braccia, teste dei bambini e dei vecchi erano
letteralmente sparsi sui marciapiedi e nei parchi. Mi sembrava di vivere
all’inferno quando vedevo le facce soddisfatte e sorridenti delle mie “amiche”
ucraine alla vista delle foto dei cadaveri… quelli di Odessa, quelle persone
bruciate vive. Ora. Ora mi sento anestetizzata emotivamente. Faccio fatica ad
essere empatica. Mi sento in imbarazzo quando gli amici mi raccontano dello
shock e della paura che provano, perché io non provo più niente. Per 8 lunghi
anni mia madre ha sentito gli spari, gli ululati delle bombe e le notizie dei
nuovi morti. La gente del Donbass è abituata. Tutto questo è diventato una
quotidianità. Qualcuno ha pregato per loro? Qualcuno di voi? O forse il
presidente americano? O l’Europa? Sapete cosa dice la gente di Lugansk? Ve lo
riferisco: Dio benedica Vladimir Putin e la Russia. Finalmente è stata avviata
l’operazione di smilitarizzazione dell’Ucraina! Da parte mia posso solo
augurare e sperare che nessuno in Ucraina veda i propri bambini nelle bare o a
vivere con i moncherini e con le protesi! L’unica cosa per cui prego!”
Video
con testimonianze sulla Guerra nel Donbass
ATTENZIONE.-
In alcuni di questi video vi sono immagini e riprese di esplicite violenze che
possono suscitare fastidio negli animi più sensibili. Le immagini dei video qui riportate non contengono
tali raffigurazioni esplicite. Per visualizzare ciascun
video, è necessario cliccare sull’immagine.
1) Esclusiva Pandora tv: Crimini di guerra in
Ucraina
Indrodotte da Giulietto
Chiesa, le immagini di questo documentario non sono mai state viste in Italia e
in Europa. Sono immagini raccolte spesso con mezzi di fortuna: telefonini o
videocamere amatoriali, ma smentiscono con forza le versioni che i mass media,
anche italiani continuano a dare dopo i bombardamenti nell'Est Ucraina precedenti all'intervento russo:
"Chi è stato? Gli ucraini? I separatisti? Non si sa..." Per riportare
all'ordine le due province russofone e russofile, l'Ucraina ha messo in campo un guerra
inspiegabilmente e inutilmente brutale. Queste immagini lo testimoniano senza
possibilità di smentita.
2)
Neo-Nazi threat in new Ukraine: NEWSNIGHT
BBC Newsnight's Gabriel
Gatehouse investigates the links between the new Ukrainian government and
Neo-nazis
3) Da operaio a soldato con
gli indipendentisti russi
Reportage di La7. Un italiano
che combatte a fianco dei separatisti russi. Massimiliano faceva l’operaio in
provincia di Brescia, prima di arrivare nell’auto-proclamata repubblica di
Donetsk: per combattere con i filo-russi. Guadagna solo 200 euro al mese. Ci racconta la sua quotidianità.
4)
Guerra nel Donbass. Le responsabilità USA (2014)
Conferenza doppia, dalla
Russia e dall'Italia, nel 2014. In collegamento da Roma: Lucio Caracciolo,
Sergey Startsev, Giulietto Chiesa e Maurizio Torrealta. Giulietto Chiesa
illustra come la strategia USA sia responsabile del conflitto, per interessi di
parte.
5) Giulietto Chiesa:
"Così andiamo verso una guerra di sterminio mondiale"
Dalla lettura dei documenti
prodotti dal Pentagono già nel novembre 2018 è sempre più evidente il rischio
di uno scontro mondiale, anche con utilizzo di armi atomiche, che vede il
contrapporsi degli Stati Uniti d'America contro Russia e Cina. È possibile fermare
la deriva? Di questo parla Giulietto Chiesa, scrittore, giornalista e direttore
di PandoraTv. Un'analisi a 360° per comprendere quelle scelte
politiche-economiche che già oggi condizionano i destini di intere Nazioni.
Basti vedere quanto avvenuto in Ucraina e quanto accade in Venezuela o in Medio
Oriente, per rendersi conto della crisi imminente, di cui nessuno parla. Intervista
di Giorgio Bongiovanni, direttore ANTIMAFIADuemila
6) Il Reggimento Azov nella
guerra Ucraina-Russia, 2022
Mentre l'invasione russa
dell'Ucraina entra nella sua terza settimana, un reggimento militare ucraino di
estrema destra è tornato in prima pagina. Il presidente russo Vladimir Putin ha
citato la "denazificazione" dell'Ucraina come uno degli obiettivi
della sua offensiva contro Kiev. Azov è un'unità militare di fanteria tutta
volontaria di estrema destra i cui membri sono ultranazionalisti. Come
battaglione, il gruppo ha combattuto in prima linea contro i separatisti
filo-russi a Donetsk, nella regione orientale dell'Ucraina.
2.-
Dal 2014 al 2022, da Poroshenko a Zelensky
Alle elezioni che seguirono l’insurrezione/putsch
del 2014 annunciò la sua candidatura come indipendente l’imprenditore Petro
Oleksijovyč Porošenko [15],
che venne eletto il 25 maggio 2014 con il 54,7% dei voti. Sia il Presidente
Poroshenko che il primo ministro Yatsenyuk furono presto coinvolti in scandali
di corruzione. Nel 2015, con quasi tutte le posizioni di responsabilità
detenute dai suoi sostenitori, le azioni di Poroshenko furono ampiamente
contestate e il suo indice di popolarità scese sotto il 20%. Negli ultimi due
anni del suo mandato, l'Istituto Gallup riferiva che l'Ucraina aveva la più
bassa fiducia nel suo governo al mondo. La fortuna di Poroshenko è aumentata di
400 milioni di dollari tra il 2012 e il 2020, mentre il paese sprofondava nella
crisi economica.
Ultimo Presidente
dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy [16].
Nella primavera del 2019 uno showman si è trasformato in politico, poi
statista. Il 73 per cento degli elettori che lo hanno sostenuto (o che hanno
votato contro il corrotto e pluricontestato Petro Poroshenko) alle elezioni
presidenziali aveva una chiara serie di richieste di cambiamento:
1) trovare una soluzione alla guerra del Donbas;
2) tenere a freno i prezzi in costante aumento per i servizi comunali non
eguagliati da una crescita equivalente del reddito familiare;
3) rivedere le politiche culturali che portavano a divisioni all’interno della
popolazione.
Anche se la piattaforma di Zelensky come candidato era nella migliore delle
ipotesi confusa, una cosa era chiarissima: c'era un uomo che era diverso in
ogni modo dalle orde affamate delle vecchie élite.
Zelensky godette di una grandissima
popolarità per più di due anni. Ma l'ottimismo generale sulla direzione in cui stava
portando l'Ucraina - il miglioramento che Zelensky aveva promesso agli ucraini
nel 2019 - era già svanito nel 2020: dai sondaggi che mostravano il 52% degli
ucraini ottimisti e il 18% pessimisti nel settembre 2019, l'umore è passato al
23% ottimista e il 60% pessimista nel marzo 2020, e da allora ha prevalso il
pessimismo. A luglio 2020, il numero di coloro che non si fidavano di Zelensky
ha superato il numero di coloro che credevano ancora in lui (51 per cento
contro 43 per cento). I sondaggi dell’ottobre 2021 bettarono nel panico la
squadra presidenziale. Secondo il Kyiv International Institute of Sociology, il
tasso di approvazione di Zelensky come presidente era sceso dal 33,3% di
settembre al 24,7% di ottobre.
In primo luogo, Zelensky e
il suo team hanno iniziato a promuovere l'idea che il Presidente fosse
"come qualsiasi altro uomo d'affari in Ucraina". Questa affermazione
è stata ripetuta da tutti i membri della squadra presidenziale in risposta alle
rivelazioni delle partecipazioni offshore di Zelensky, improvvisamente esposte
nei Pandora Papers. Con sorpresa del grande pubblico, il nome di Volodymyr
Zelensky apparve infatti nell'elenco dei titolari di società offshore. I
documenti testimoniano che Zelensky e i suoi partner (ora capi delle agenzie di
sicurezza e parte del ramo esecutivo del governo) possedevano società offshore
nelle Isole Vergini britanniche, a Cipro e in Belize. Il Presidente spiegò che
queste società erano state create per "difendere i suoi affari in Ucraina.
Il secondo colpo
all'immagine di Zelensky è venuto da una azione progettata dal presidente e dal
suo entourage: l’improvviso licenziamento di Dmytro Razumkov [38] dalla
sua posizione di Presidente della la Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino).
Nel 2019 Razumkov era stata una delle figure chiave che avevano portato al
potere Zelensky. Il giovane organizzatore della campagna elettorale
presidenziale era diventato il leader ufficiale del partito “Servi del Popolo”,
il numero uno nella lista elettorale del partito, e poi Presidente presso il
Parlamento e membro del Consiglio Nazionale per la Sicurezza e per la Difesa. Le
strade di Zelensky e Razumkov iniziarono a divergere nella primavera 2021
quando Razumkov si è trovato sempre più spesso in contrasto con il Presidente
sulle linee e sulla gestione del Consiglio di Sicurezza. Razumkov si è alzato
in difesa della Costituzione – in particolare quando era in discussione la
lotta contro gli oligarchi - e delle "promesse elettorali del 2019".
L'immagine politica di
Zelensky è rimasta a lungo indistruttibile dall'esterno. Ma le due azioni quasi
suicide della squadra presidenziale - la goffa giustificazione circa le
partecipazioni offshore del presidente rivelate nei Pandora Papers e la
cacciata di Razumkov - si sono unite in un momento di difficoltà energetiche
per gli ucraini e di una nuova ondata di COVID-19. Insieme, questi fattori interni
ed esterni hanno avviato i processi di distruzione dell'immagine del presidente
Zelensky e potenzialmente della sua legittimità popolare.
3.-
Una storia non raccontata della crisi in Ucraina
Le grandi guerre a volte
iniziano per piccole offese. Un duca assassinato. Un papa arrabbiato. La
convinzione di un re solitario che i suoi rivali non stiano giocando lealmente.
Quando gli storici studiano perché gli eserciti hanno iniziato a radunarsi in
Europa durante la peste del 2021, il loro interesse potrebbe rivolgersi ad
un'adolescente, la figlioccia dello Zar di Mosca.
Si chiama Daria, una giovane
ucraina con un sorriso timido e grandi occhi marroni. Quando è nata nel 2004, i
suoi genitori hanno chiesto al loro amico Vladimir Putin, allora da pochi anni
Presidente in Russia, di battezzarla con il rito ortodosso che condividono. Il
padre della ragazza, Viktor Medvedchuk
[46], è vicino a Putin da
decenni. Vanno insieme in vacanza sul Mar Nero. Conducono affari. Sono
ossessionati dai legami tra i loro paesi e le forze occidentali che cercano di
separarli.
"Il nostro rapporto si
è sviluppato in 20 anni", ha detto Medvedchuk in una rara intervista nella
primavera del 2021 a Kiev, vicino all'inizio dell'attuale stallo tra Russia e
Occidente sull'Ucraina. “Non voglio dire che sfrutto quella relazione, ma si
potrebbe dire che ha fatto parte del mio arsenale politico”.
Putin potrebbe dire lo
stesso di Medvedchuk. La voce che rappresenta gli interessi russi in Ucraina,
il partito politico di Medvedchuk è la più grande forza di opposizione in
parlamento, con milioni di sostenitori. Nell'ultimo anno, quel partito è stato
attaccato. Medvedchuk è stato accusato di tradimento a maggio e posto agli
arresti domiciliari a Kiev. Proprio nel novembre 2021, gli Stati Uniti hanno
accusato lui e i suoi alleati di complottare per organizzare un colpo di stato
con l'aiuto dell'esercito russo [40].
Durante i suoi 21 anni al
potere, Putin ha visto l'Ucraina come una nazione fraterna, legata alla Russia
da vincoli di fede, famiglia, politica e un millennio di storia comune. Ha
trascorso gli ultimi sette anni utilizzando ogni strumento a sua disposizione,
compresa la coercizione e l'invasione diretta, per preservare quei legami,
mentre il popolo ucraino si rivolgeva sempre più all'Occidente. A parte la
guerra, uno dei modi migliori che Putin ha per influenzare l'Ucraina è
attraverso Medvedchuk e il suo partito politico. Quindi non dovrebbe
sorprendere che la situazione di stallo militare della Russia con l'Occidente
sia aumentata di pari passo con la repressione contro il suo amico.
Nel febbraio 2021, pochi
giorni dopo l'insediamento del presidente Joe Biden, gli alleati americani
hanno deciso di fare i duri con Medvedchuk a Kiev. Il governo ucraino ha
iniziato togliendo dalla messa in onda i suoi canali TV, privando la Russia dei
suoi sbocchi di propaganda nel paese. L'ambasciata americana a Kiev ha
applaudito alla mossa. Circa due settimane dopo, il 19 febbraio 2021, l'Ucraina
ha annunciato di aver sequestrato i beni della famiglia di Medvedchuk. Tra i
più importanti, si diceva, c'era un oleodotto che porta il petrolio russo in
Europa, arricchendo Medvedchuk e la sua famiglia - inclusa la figlioccia di
Putin, Daria - e aiutando a finanziare il partito politico di Medvedchuk.
Il primo sentore della
risposta di Putin è arrivato meno di due giorni dopo, alle 7 del mattino del 21
febbraio. In una dichiarazione poco notata, il ministero della Difesa russo ha
annunciato il dispiegamento di 3.000 paracadutisti al confine con l'Ucraina per
"esercitazioni su larga scala, " addestrandoli a "afferrare le
strutture nemiche e trattenerle fino all'arrivo della forza principale".
Quei soldati sono stati i primi di una formazione militare che da allora è
cresciuta fino a raggiungere più di 100.000 soldati russi. Nella loro corsa per
rispondere, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno inviato carichi di armi in
Ucraina e migliaia di truppe per proteggere il fianco orientale dell'alleanza
NATO.
La conseguente situazione di
stallo ha ravvivato le tensioni della Guerra Fredda e ha spinto l'Europa
sull'orlo di un grande conflitto militare. Nel tentativo di discernere le
motivazioni di Putin, gli osservatori hanno dichiarato che si tyrattava del suo
desiderio strategico di umiliare gli americani, dividere gli europei e
ripristinare l'influenza di Mosca sulle terre che l’URSS controllava prima che
il suo impero crollasse nel 1991. Ma le radici della crisi sono state
trascurate. Per comprendere gli obiettivi di Putin, bisogna capire sia i suoi
legami personali e politici con l'Ucraina, sia il suo obiettivo di lunga data
di portare la nazione sotto il suo controllo. Quando Medvedchuk è stato posto
agli arresti domiciliari, il leader russo ha definito l'attacco ai suoi
delegati "un'epurazione assolutamente ovvia del campo politico", che
minacciava di trasformare l'Ucraina "in un'antitesi della Russia, una
sorta di anti-Russia".
Poche persone possono dire
di avere una visione più chiara sulla risposta di Putin rispetto al presunto
complotto di cui è accusato Medvedchuk. Nell'anno prima dell'escalation della
crisi, ha incontrato Putin più volte nella sua residenza vicino a Mosca,
nonostante i protocolli pandemici che hanno tenuto il leader russo isolato da
tutti tranne che dai suoi principali aiutanti. La domanda che ora riempie i
titoli dei giornali in tutto il mondo - cosa vuole Putin? – ha certamente delle
risposte chiarissime nella mente del suo più caro amico a Kiev.
Non è facile trovare
l'ufficio di Medvedchuk tra i vicoli del centro città, a Kiev. L'indirizzo
portav ad un vecchio condominio alla fine di un ripido pendio, senza alcun
segno esteriore del suo significato politico. Dietro la porta non
contrassegnata, un pugno di guardie armate protegge l’entrata. La storia della
amicizia di Medvedchuk con Putin risale ai primi anni della presidenza di
Putin. Medvedchuk era il capo di stato maggiore della controparte di Putin a
Kiev e si incontravano spesso alle funzioni ufficiali. A quel tempo, la Russia
aveva tutta l'influenza che voleva in Ucraina. La sua economia dipendeva dalla
Russia per il gas a buon mercato e prestiti a buon mercato, ei suoi leader non
avevano intenzione di unirsi ad alcuna alleanza occidentale. Per rafforzare il
loro legame con il leader russo, Medvedchuk e sua moglie, famosa giornalista in
Ucraina, hanno chiesto a Putin di essere il padrino della loro neonata. Da
allora sono rimasti in stretto contatto. In un'intervista alla TV di stato
russa, Medvedchuk ha ricordato come Putin abbia adorato Daria, portandole un
mazzo di fiori e un orsacchiotto, quando ha visitato i Medvedchuk nella loro
villa in Crimea.
La loro amicizia si è
rafforzata solo dopo il 2014, quando una rivoluzione ha fatto a pezzi i loro
paesi. Quell'inverno i manifestanti hanno costruito un accampamento nella
piazza centrale di Kiev, chiedendo ai leader ucraini di combattere la
corruzione e di integrarsi con l'Occidente. Più di due mesi di scontri con la
polizia si sono conclusi in una gelida mattina di febbraio, quando le forze di
sicurezza (o i cecchini prezzolati dagli USA) hanno aperto il fuoco sui
manifestanti, uccidendone decine per le strade.
Il regime è crollato il
giorno successivo. I suoi leader sono fuggiti attraverso il confine con la
Russia, e quando il loro partito politico è andato in pezzi, anche la macchina
dell'influenza russa sul suo vicino è andata in pezzi. "Non c'è alcuna
autorità legittima in Ucraina ora", diceva Putin furibondo in un discorso
al Cremlino quella primavera. "Nessuno con cui parlare." La rivoluzione,
ha affermato, non era altro che un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti,
ed ha risposto ordinando alle sue truppe di invadere la Crimea. Dopo aver
rapidamente conquistato la Crimea, le forze russe si trasferirono nel cuore
dell'estrazione del carbone dell'Ucraina orientale, sostenendo la popolazione
che creava due Repubbliche autonome in due delle sue più grandi città.
Mentre la popolazione
russofona e russofila dell’Ucraina ha reagito a Est, la sua capitale è
diventata un campo di battaglia politico. I resti dell'establishment filo-russo
hanno deciso di costruire nuovi partiti in Ucraina, ciascuno in competizione
per gli elettori del vecchio regime. "Sapevamo che Putin non voleva il
caos e la guerra in Ucraina a lungo termine", dicono molti degli oligarchi
ucraini che hanno finanziato questi partiti. "Vuole un protettorato, un
governo leale, come quello precedente". Gli alleati della Russia a Kiev
volevano il diritto di candidarsi, acquistare industrie e controllare le reti
televisive. Come spiegò all'epoca il legislatore russo Konstantin Zatulin:
“Questo sarebbe il nostro compromesso. La Russia avrebbe i suoi solisti nel
grande coro ucraino e loro canterebbero per noi”. In base a tale accordo, aggiunse:
"Non avremmo bisogno di fare a pezzi l'Ucraina".
Gli Stati Uniti non erano
aperti a quel tipo di accordo e l'amministrazione Obama ha adottato sin
dall’inizio una linea dura contro gli operativi russi a Kiev. Molti di loro
sono stati sanzionati subito dopo l’annesione della Crimea nel 2014; Medvedchuk
era in cima alla lista nera. Tuttavia, entro la fine del 2018, i partiti
filo-russi hanno raggiunto una svolta in Ucraina, formando un'alleanza chiamata
Opposition Platform—For Life. Sostenuto da miliardari solidali con Mosca,
possedevano tre reti televisive in Ucraina. E il presidente del loro partito
era Medvedchuk, vecchio amico di Putin.
Durante le elezioni
dell'anno successivo, l'Ucraina ha votato per un nuovo presidente, un attore e
comico di nome Volodymyr Zelensky. La sua popolarità derivava da una sitcom di
successo chiamata Servant of the People, in cui recitava nel ruolo di un
presidente immaginario. Tre mesi dopo, il partito politico di Zelensky ottenne
la maggioranza in parlamento. Ma la fazione di Medvedchuk è arrivata al secondo
posto, rendendola la più grande forza di opposizione del paese. Milioni di
cittadini ucraini hanno votato per il partito di Medvedchuk, e Putin ha
promesso di proteggerli.
I canali TV di Medvedchuk
hanno lavorato per indebolire il nuovo governo. "Stavano mangiando la base
elettorale, distruggendo Zelensky", afferma il primo consigliere per la
sicurezza nazionale del presidente, Oleksandr Danyliuk. Le reti sono state
particolarmente implacabili nell'attaccare la risposta del governo alla
pandemia di COVID-19 e la sua incapacità di garantire le forniture di vaccini
dagli alleati occidentali. Quando la Russia ha rilasciato il proprio vaccino
nell'agosto 2020, Medvedchuk, sua moglie e la loro figlia Daria sono stati tra
i primi a riceverlo. Poi sono volati a Mosca per parlare con Putin. È stato il
primo incontro pubblico che il leader russo ha avuto con qualcuno, senza
maschera, davanti alla telecamera e senza distanziamento sociale, da quando è
iniziata la pandemia. I loro colloqui quel giorno hanno portato a un accordo con
la Russia per la fornitura all'Ucraina di milioni di dosi del vaccino Sputnik e
per consentire ai laboratori ucraini di produrlo gratuitamente.
Quando Medvedchuk ha portato
l'offerta a Kiev, il governo l'ha respinta. Così ha fatto il Dipartimento di
Stato americano, che ha accusato la Russia di usare il suo vaccino come
strumento di influenza politica. Ma mentre il bilancio delle vittime aumentava
in Ucraina e non arrivavano spedizioni di vaccini dall'Occidente, gli elettori
si allontanarono in massa da Zelensky. Nell'autunno del 2020, i suoi indici di gradimento
sono scesi ben al di sotto del 40%, rispetto a oltre il 70% dell'anno prima. In
alcuni sondaggi di dicembre, il partito di Medvedchuk era in testa.
Zelensky si è mostrato particolarmente
preoccupato per i canali televisivi del partito, che ha condannato come
messaggeri della propaganda russa. Quando ha deciso di togliere quei canali
dalla messa in onda nel febbraio 2021, non era solo una mossa difensiva, dice
Danyliuk, il suo ex consigliere per la sicurezza. È stato anche concepito come
un regalo di benvenuto all'amministrazione Biden, che aveva fatto della lotta
alla corruzione internazionale un pilastro della sua politica estera. Come ha
detto Danyliuk, la decisione di inseguire l'amico di Putin "è stata
calcolata per adattarsi all'agenda degli Stati Uniti".
Durante la conseguente crisi
militare, gli Stati Uniti non hanno avuto ambasciatori a Kiev. L'ultima, Marie
Yovanovitch, è stata licenziata nell'aprile 2019 dopo essersi scontrata con la
campagna del presidente Trump per estorcere favori politici all'Ucraina. Trump
voleva che gli ucraini indagassero sulla famiglia Biden e ha congelato gli
aiuti militari a Kiev come mezzo di pressione. Lo scandalo che ne è derivato ha
portato al primo impeachment di Trump alla Camera e ha lasciato l'ambasciata
degli Stati Uniti a Kiev svuotata e demoralizzata.
"La mia catena di comando
è andata in merda", dice Suriya Jayanti, che allora era un alto
diplomatico presso l'ambasciata. "Siamo praticamente scomparsi." Questa
situazione non è cambiata, ha detto, dopo che Biden è entrato in carica nel
2021. Il suo staff dedicato alla politica estera era concentrato
sull'affrontare la Cina, e tendevano a vedere la Russia come un fastidio da
gestire o ignorare. "La sua squadra non si preoccupava della Russia",
ha detto Jayanti nell’autunno 2021 a Kiev, poco prima che si dimettesse dal
governo. "E non volevano saperne dell'Ucraina". Solo nei giorni
scorsi, a quasi un anno dall'inizio della crisi, Biden ha scelto un nuovo
ambasciatore a Kiev, che non è ancora stato insediato.
Stupisce come un alto
funzionario statunitense abbia invece detto a TIME che l'Ucraina è sempre stata
una priorità assoluta per l'amministrazione: "C'è stata un'attenzione
molto ampia e quasi costante sull'Ucraina sin dal primo giorno". Quando il
governo Zelensky ha deciso di inseguire Medvedchuk, gli Stati Uniti l'hanno accolto
come parte della lotta dell'Ucraina per "contrastare l'influenza maligna
della Russia", ha affermato il funzionario. I metodi usati in questa lotta
sono stati nuovi e controversi. Invece di lavorare attraverso il sistema
giudiziario, Zelensky ha imposto sanzioni contro magnati e politici ucraini,
congelando i loro beni per decreto.
Questa strategia, che il
governo chiama "de-oligarchia", ha preso di mira molti degli
oppositori interni di Zelensky e, in particolare, i loro canali televisivi. Gli
Stati Uniti hanno evitato di criticare la repressione, non volendo
"microgestire" ciò che l'Ucraina stava facendo, ha affermato l'alto
funzionario statunitense. Ma nel caso di Medvedchuk, l'ambasciata americana ha
incoraggiato Zelensky. "Sosteniamo gli sforzi dell'Ucraina per proteggere
la sua sovranità e integrità territoriale attraverso sanzioni", ha
affermato l'ambasciata in un tweet lo scorso febbraio, il giorno dopo che le
sanzioni hanno congelato i beni di Medvedchuk.
Il leader del partito era
furioso. "Questa è repressione politica", ha detto Medvedchuk. “Tutti
i miei conti bancari sono congelati. Non riesco a gestire i miei beni. Non
riesco nemmeno a pagare le bollette”.
Alcuni dei consiglieri di
Zelensky, specialmente nella comunità dell'intelligence, erano meno entusiasti
della mossa contro Medvedchuk. "Almeno è un diavolo che conosciamo bene",
affermavano. Da quando la Russia ha iniziato la guerra per la prima volta nel
2014, Medvedchuk è stato uno dei principali negoziatori in numerosi round di
colloqui di pace, ottenendo spesso il rilascio di prigionieri di guerra, avendo
“accesso diretto a Putin”. Questo tipo di accesso è raro, e ha reso Medvedchuk
un mediatore efficace.
Zelensky non era però
convinto da tali argomenti, o meglio, proprio per la sua inesperienza politica
è stato convinto dai consiglieri USA a lanciarsi in uno scontro inutile e
soprattutto impari, rassicurato sul fatto che avrebbe avuto le “spalle coperte”
da USA e NATO. Il 12 maggio le autorità ucraine hanno emesso un mandato
d'arresto per Medvedchuk. I pubblici ministeri hanno affermato che aveva tratto
profitto dall'occupazione russa della Crimea e lo hanno accusato di tradimento.
Un tribunale gli ha ordinato di rimanere agli arresti domiciliari in attesa del
processo, tagliato fuori dai suoi elettori e impedito a partecipare alle
sessioni del parlamento.
Le forze dell'ordine
statunitensi hanno inseguito i suoi alleati. Oleh Voloshyn, un membro di spicco
del partito di Medvedchuk, è stato accolto dall'FBI quando è arrivato a
Washington lo scorso luglio. Due agenti gli si sono avvicinati all'aeroporto
internazionale di Dulles e gli hanno chiesto di scambiare due parole in
privato, lontano dalla moglie e dal figlio neonato, che stavano viaggiando con
lui. Voloshyn, che serve come inviato di Medvedchuk in Occidente, ha trascorso
le tre ore successive a rispondere alle domande degli agenti. "Hanno preso
il mio cellulare", Voloshyn ha raccontato. "E hanno preso tutte le
informazioni dal mio cellulare."
In una dichiarazione del 20
gennaio, il governo degli Stati Uniti ha lanciato una serie sorprendente di
accuse contro Voloshyn e Medvedchuk. Ha affermato che fanno parte di un
complotto in corso del Cremlino per installare un governo fantoccio in Ucraina,
sostenuto da un'occupazione militare russa. "La Russia ha ordinato ai suoi
servizi di intelligence di reclutare gli attuali ed ex funzionari del governo
ucraino per prepararsi a prendere il governo dell'Ucraina e per controllare le
infrastrutture critiche dell'Ucraina con una forza di occupazione russa",
si legge nella dichiarazione del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che
ha imposto sanzioni contro Voloshyn e altri presunti cospiratori.
Il giorno seguente, Voloshyn
aveva già ritirato i suoi soldi dalla banca e si stava preparando a lasciare
Kiev con la sua famiglia. "Forse la Serbia", ha detto della sua
destinazione. "Forse la Russia". Ha affermato alla stampa che non ha mai
avuto l’intenzioneintenzione di prendere il potere in Ucraina con l'aiuto
dell'esercito russo, e ha detto che l'obiettivo del suo partito era sempre
quello di conquistare il potere in modo pacifico, o attraverso le elezioni o,
come ha detto Voloshyn, un "compromesso" diplomatico tra i Russia e
Occidente. "Non c'è una terza opzione", dice. "La Russia o
ottiene l'influenza che desidera con mezzi pacifici, o la ottiene con la
forza".
Con Medvedchuk messo da
parte e il suo partito in ritirata, il Cremlino non ha un percorso chiaro per
influenzare l'Ucraina attraverso la politica, e questo solleva la tentazione di
usare la forza. Quello che l’Occidente deve capire", dice Voloshyn “è che
ci sono falchi intorno a Putin che vogliono questa crisi. Sono pronti e
favorevoli all’invasione. Vanno da lui e gli dicono: 'Guarda il tuo amico Medvedchuk.
Dov'è lui adesso? Dov'è la tua soluzione pacifica? Seduto agli arresti
domiciliari? Dovremmo aspettare che tutte le forze filo-russe vengano
arrestate?'”
A quasi 12 mesi dall'inizio,
la crisi in Ucraina è diventata molto più grande e pericolosa di qualsiasi altro
problema politico. All'inizio di dicembre, mentre oltre 100.000 soldati russi
si trovavano al confine con l'Ucraina, Biden ha telefonato a Putin per
disinnescare le tensioni. Secondo la Casa Bianca, il presidente si è offerto di
ascoltare tutte le "preoccupazioni strategiche" della Russia, aprendo
la porta a una serie di colloqui molto più ampi. È stata una svolta per Putin
convincere un presidente degli Stati Uniti a impegnarsi con lui sul futuro
dell'alleanza NATO, che Putin ha a lungo descritto come la principale minaccia
alla sicurezza russa.
La risposta dei diplomatici
russi sapeva di una vecchia tattica negoziale: partire dall’alto. Hanno chiesto
una garanzia scritta dagli Stati Uniti che l'Ucraina non avrebbe mai aderito
alla NATO. Hanno anche detto agli Stati Uniti di ritirare le loro forze
militari dall'Europa orientale, ritirandosi nelle posizioni che detenevano
prima che Putin prendesse il potere. Come l'inviato russo capofila ha affermato
durante i colloqui a gennaio 2022, "la NATO deve fare le valigie e tornare
dov'era nel 1997". Piuttosto che disinnescare la situazione di stallo,
l'ouverture di Biden ha permesso alla Russia di presentare una lunga lista di
rimostranze contro l'Occidente, mettendo sul tavolo quello che è stato
descritto come "un enorme mucchio di tensioni represse".
Con il progredire dei
colloqui fino a gennaio, i russi sono arrivati a credere di avere il
sopravvento finché potevano mantenere la pressione militare sull'Ucraina. È il
momento perfetto per fare alcuni scambi, per rimuovere le sanzioni, per parlare
di problemi di sicurezza. La logica era semplice: mettere molta paura
all’occidente, perché è proprio così che funziona con il sistema occidentale. È
molto difficile per loro raggiungere un consenso su qualcosa. Tutte quelle
parti in movimento, tutti quei controlli e contrappesi, ognuno che tira in
direzioni diverse. Quindi l'obiettivo è presentare una minaccia di conseguenze
così massicce da costringere tutti da quella parte ad essere d'accordo.
La mossa è però fallita. Gli
Stati Uniti hanno respinto le richieste fondamentali della Russia e hanno
preparato una serie di sanzioni che avrebbero tagliato gran parte dell'economia
russa fuori dal resto del mondo. Biden ha iniziato ad avvertire l'Ucraina e
altri alleati che un'invasione russa sembrava imminente. Oltre 8.500 soldati
statunitensi sono stati messi in massima allerta a gennaio, pronti a schierarsi
nell'Europa orientale insieme a navi militari e aerei da guerra. Il
Dipartimento di Stato ha ordinato al personale non essenziale e ai familiari di
lasciare l'ambasciata degli Stati Uniti a Kiev, si dice, per "abbondanza
di cautela".
A Kiev, l'amico di Putin è
ancora più isolato. Spogliato dei suoi principali canali televisivi e assediato
da accuse penali, il partito di Medvedchuk è sprofondato nelle urne. Medvedchuk
rimane agli arresti domiciliari, con un dispositivo di localizzazione apposto
alla caviglia e agenti di polizia appostati fuori casa. La sicurezza di sua
figlia era una tale preoccupazione che si è rifiutato di dire dove si trovasse.
Il giorno dell'invasione
russa dell'Ucraina, il 24 febbraio 2022, alcuni analisti si aspettavano che
Putin avrebbe potuto voler insediare Medvedchuk come presidente dell'Ucraina se
le forze russe avessero catturato Kiev. Medvedchuk è sfuggito agli arresti
domiciliari il 27 febbraio 2022. Il ministero dell'Interno ucraino ha affermato
che Medvedchuk era fuggito dagli arresti domiciliari, mentre il suo avvocato ha
affermato di essere stato "evacuato in un luogo sicuro a Kiev" dopo
che erano state fatte presunte minacce alla sua sicurezza personale. L'8 marzo
2022 Medvedchuk è stato privato della carica di co-presidente del partito
politico Opposition Platform — For Life.
Al 15 marzo 2022 dove siano Medvedchuk
e sua figlia non è dato di sapere.
4.-
Putin
Questo non vuole essere
tanto un paragrafo sulla storia di Putin con dettagli delle sue azioni. Si
rimanda per questo a Wikipedia [42]. Quanto
segue sono valutazioni dell’autore e tentativi di capire e spiegare (se mai
possibile) il pensiero di chi siede oggi in stanze dove può essere deciso il
futuro dell’umanità.
Prima di essere nominto alla
presidenza russa nel 2000, Vladimir Putin disse alla BBC che la Russia era
“parte della cultura europea”. "Non riesco a immaginare il mio paese
isolato dall'Europa e da quello che spesso chiamiamo il mondo civile", ha
detto Putin. Il 7 maggio 2000 Vladimir Putin ha prestato giuramento come
presidente della Russia. È stata la prima di quattro nomine (finora, perlomeno).
Quattro mesi prima, Boris Eltsin si era inaspettatamente dimesso, elevando il
primo ministro ed ex capo dei servizi di sicurezza (KGB) alla carica di
presidente ad interim. Quando le elezioni si sono svolte a fine marzo, l'unto
successore di Eltsin ha ottenuto poco più della metà dei voti, una maggioranza
esigua che ha evitato un ballottaggio ma ha segnato una tappa fondamentale
nella storia della Russia contemporanea.
Nei due decenni trascorsi
dalla salita al vertice del Cremlino, Putin ha consolidato il potere e
rafforzato il ruolo della Russia sulla scena mondiale. Molti di questi
cambiamenti, che sono avvenuti a un costo non piccolo, sarebbero stati inconcepibili
all'inizio del secolo; L'elezione di Putin ha segnato il primo cambio di potere
democratico del Paese. Con Mosca che sta aprendo la strada a Putin per
governare fino al 2036, uno dei leader più potenti del mondo potrebbe diventare
uno dei più longevi al mondo.
A volte sembra che i russi
vedano Vladimir Putin un po' come gran parte del mondo vede gli Stati Uniti.
Vale a dire che sono grati per ciò che ha fatto per loro in un passato sempre
più lontano; sono ambivalenti, e in alcuni casi profondamente turbati, quando
si tratta di azioni più recenti; e sono trepidanti per il futuro. D'altra
parte, non vedono un'alternativa.
Putin ha guidato la Russia
attraverso la rinascita economica e la stagnazione. Ha presieduto e favorito un
notevole ritorno del suo Paese sulla scena mondiale. Ma se i metodi e gli
strumenti disponibili sono cambiati nel corso dei decenni e dei secoli, gli
obiettivi di politica estera perseguiti dalla Russia di Putin non sono diversi
dagli obiettivi storici di politica estera russa, sovietica e imperiale russa.
I realisti sostengono che
gli stati e l'equilibrio di potere tra di loro guidano le relazioni
internazionali; i leader non contano. La Russia emerse dalle macerie del crollo
sovietico come uno stato debole e quindi fu costretta a fare ciò che la potenza
più forte del sistema, gli Stati Uniti, dettava. La Russia oggi si è ripresa ed
è riemersa come una grande potenza, scontrandosi come fanno sempre tali potenze
con altre grandi potenze del mondo. Queste dinamiche di confronto si sarebbero
verificate con o senza Vladimir Putin.
Questa teoria è elegante, ma
sbagliata. I leader e le loro idee possono anche influenzare il comportamento
dello stato. Putin e il Putinismo hanno avuto un impatto fondamentale sulla Russia
e sul suo posto nel mondo. Selezionato da Boris Eltsin, e poi ratificato dal
popolo russo, per diventare presidente nel 2000, Putin è stato un leader improvviso
ma non improvvisato. Le sue opinioni su governance e politica estera non erano
ben note. All'inizio del suo mandato, tuttavia, ha chiarito il suo fastidio per
i controlli sul potere esecutivo. Oggi Putin ha sostituito la fragile
democrazia russa degli anni '90 con un'autocrazia consolidata. Nel corso del
tempo, Putin ha esplicitamente rifiutato il liberalismo e il multilateralismo e
invece ha abbracciato e promosso idee nazionaliste conservatrici, ortodosse. Lo
scontro tra putinismo e liberalismo avviene non solo tra gli Stati, ma al loro
interno.
Per gli oligarchi russi e
gran parte dell'Occidente, Putin era il presidente che avrebbe contribuito a mettere
al sicuro definitivamente i fragili guadagni della transizione del mercato
russo. Per la maggior parte della popolazione russa, era il leader che avrebbe
contribuito a riportare l'ordine in un paese lacerato dal caos. Putin sembrava
essere un qualunque uomo della strada russo, un ex ufficiale del KGB di medio
livello apparentemente anonimo che si era impegnato a ripristinare lo stato
russo.
Sotto Putin, la Russia è
diventata uno stato centralizzato e autoritario ed è tornata ad essere una
potenza globale, in competizione con gli Stati Uniti per l'influenza e allineata
alla pari con la Cina per cercare di creare un ordine globale post-occidentale.
Nel 2000, la Russia era uno stato pluralista ma in difficoltà economica che si
era ampiamente ritirato dalle ambizioni globali. Putin era determinato a
riportare la Russia al suo legittimo ruolo, come la vedeva: come una grande
potenza. È stato in grado di raggiungere questo obiettivo sia perché, a
differenza degli Stati Uniti, aveva una strategia ben definita e perseguita con
costanza ed attenzione, sia perché è stato abile nel cogliere le opportunità
presentate da un Occidente diviso e distratto.
Mentre le relazioni della
Russia con l'Occidente si sono notevolmente deteriorate dall'annessione della
Crimea nel 2014 e dal lancio di una guerra nel sud-est dell'Ucraina, gran parte
del resto del mondo ha sempre considerato la Russia un grande stato autoritario
con cui fare affari. Tuttavia, la capacità della Russia di continuare ad
estendere la sua portata globale è stata limitata nell'era del coronavirus. Gli
alti prezzi del petrolio dal 2000 al 2008 e il loro rimbalzo dopo la crisi
finanziaria hanno consentito a Putin di consolidare il potere ed espandere
l'influenza russa. Il crollo dei prezzi del petrolio e il forte calo della
crescita economica hanno in parte limitato la capacità della Russia di
proiettare potenza in futuro.
Siamo di fronte ad un uomo
intelligente, determinato, freddo, lucido, cauto. Non ad un dittatore pazzo.
Siamo certamente di fronte ad un uomo che tiene la mano su pulsanti che possono
lanciare missili nucleari, e che è disposto a farlo se viene portato a
considerare che non ci sono altre alternative: ad un giornalista che gli chiedeva
se sarebbe stato disposto ad entrare in una terza guerra mondiale, ha risposto
con freddezza ed assoluta calma che si, era pronto, che sapeva benissimo che
questo avrebbe potuto significare la distruzione del mondo, ma “a noi non
interessa un mondo senza la Russia”.
Putin ha però dato prova di
una certa pazienza trascorrendo 8 anni a mettere in guardia l’Occidente sulle
reazioni nella Russia se non si fosse data una soluzione al problema nel
Donbass ed al cointinuo avvicinamento della NATO ai confini russi. Le risposte
sono state di volta in volta vaghe, contraddittorie, ed in molti casi distratte
ed assenti. Putin ha schierato alla fine del 2011 oltre 100.000 uomini ai
confini. Mostrando chiaramente che avrebbe mantenuto le promesse di intervenire
se non vi fossero state risposte. Non ci sono state risposte. Putin è
intervenuto in Ucraina. Siamo di fronte ad un uomo che mantiene le sue promesse,
senza incertezze, senza esitazioni, e che per questo è ancora apprezzato e
sostenuto dalla maggioranza dalle popolazione russa. Vi sono contestazioni, è
vero, ma si tratta di poche centinaia di persone nelle grandi città, non di
folle oceaniche che protestano (come affermato dai media occidentali, che
difatti non riprendono mai le grandi folle ma i piccoli gruppi fermati dalla
polizia). La narrazione che per molto tempo ha prevalso sui media del
“dittatore pazzo” che si è svegliato un giorno con mire espansionistiche ed ha
invaso l’Ucraina non ha ormai più presa (perlomeno nelle menti intelligenti),
anche se viene ancora riproposta con forza nella narrativa occidentale. Putin
ha preparato per anni un intervento che è stato studiato in tutte le sue
possibili varianti. Rendersi conto di tutto questo, ed accettare di aver
commesso errori di valutazione nei comportamenti verso la Russia, è una
necessità per l’Occidente. Continuare a far finta di non capire è stupido, è
inutile, è sbagliato, ed è soprattutto pericoloso.
Parimenti, è sbagliato e
pericoloso per noi tutti, italiani, europei, occidentali, accettare la retorica
e la narrazione “allineata NATO/USA” in cui la realtà viene stravolta, negata,
nascosta, riscoperta in modi diversi e fantasiosi ma assolutamente utili solo a
pilotare un sentimento anti-russo e anti-Putin. Questo non serve alla pace,
questo non significa schierarsi contro la guerra, questo serve a farla
continuare e peggiorare.
Paradossale è, solo per fare
un esempio, la sorpresa del mondo occidentale per la legge “liberticida”
anti-dissidenza ed anti-manifestazioni. “Criticare la guerra in Ucraina può
costare fino a 15 anni di carcere” si legge in alcuni titoli di stampa, con
conseguenti articoli che descrivonno gli orrori di una “dittatura” tanto
crudele che può emettere leggi del genere. Noi no, noi non accetteremmo mai di
avere nel nostro ordinamento simili leggi liberticide. Riportiamo qui di
seguito:
“Chiunque, in tempo di guerra, diffonde o
comunica voci o notizie false, esagerate o tendenziose, che possano destare
pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza
della nazione di fronte al nemico, o svolge comunque un'attività tale da recare
nocumento agli interessi nazionali, è punito con la reclusione non inferiore a
cinque anni.
La pena è non inferiore a quindici anni:
1. se il fatto è commesso con propaganda o comunicazioni dirette a militari;
2. se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze con lo straniero.
La pena è dell'ergastolo se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col
nemico”
Terribile, vero? Sarebbe una
legge da abrogare. Si, ma prima di tutto nel nostro Codice Penale, quello
italiano, dato che quanto sopra riportato è l’Articolo 265 del Codice Penale
italiano [41]. Da
cui forse Putin ha preso spunto…
Altrettanto paradossale la
contrapposizione Russia/Putin (=antidemocratici) e USA/Biden (=democrazia).
Sconcertante come il sonno della ragione, o perlomeno la comoda quiescenza di
una ragione distratta, ci impedisca di notare che quando il presidente Biden
incontra i leader dei paesi democratici, rappresenta un paese che è, per molti
versi, un anomalo non democratico
piuttosto che un leader tra le nazioni democratiche. Gli Stati Uniti sono una
potenza estremamente contraddittoria dove da tempo l’idea di democrazia si è
mescolata e confusa a quella di liberalità ed è diventata in un certo senso
inscindibile dai valori del capitalismo. Così, l’enfasi sulla portata di quella
che dovrebbe essere la più “evoluta” democrazia, quella statunitense, non sembra tener
conto in alcun modo dei circa 330 milioni di cittadini ai quali non vengono
ancora garantiti i diritti all’istruzione e all’assistenza sanitaria universali
e gratuite; per non parlare della pena di morte ancora in vigore e praticata
sia dal governo federale che da 16 Stati federati (nel 2020 ci sono state esecuzioni
in Texas, Missouri, Tennessee, Alabama, Georgia e altre dieci a livello
centrale), a differenza di tutte le altre democrazie moderne. I tentativi di
“esportare la democrazia” in molti Paesi si traducono ed allineano in una concezione di
“buona guerra” che ha causato decine di migliaia di morti e sofferenze in
popolazioni del mondo intero, con abbondanti stragi di civili [47].
Ma tutto viene dimenticato, ora che c’è un
“cattivo” che “invade l’Ucraina” su cui spostare la riprovazione e l’odio del
mondo. Tutto questo, ovviamente (e lo ripeto ancora per non rischiare di essere frainteso) NON significa che
altre stragi possano in qualche modo essere giustificate, che “pareggino i conti”.
Significa semplicemente che chi oggi punta il dito ergendosi a baluardo di giustizia e democrazia ha da sempre fatto,
e continua oggi a fare, esattamente le stesse cose...
5.-
Chi ci guadagna e chi ci perde nella guerra in Ucraina
E no, qui non stiamo
parlando della sofferenza delle centinaia di migliaia di profughi che fuggono
dalla guerra (sia verso l’Europa che
verso la Russia, tanto per essere chiari e non allinearsi alla visione
unilaterale delle colonne di auto e file a piedi ai confini della Polonia che
vengono proposte dai media occidentali) e dalle migliaia di morti (anche qui,
sia colpiti dalle armi dell’esercito russo che avanza, sia colpiti da quelle
fornite dagli USA ai reggimenti speciali che contrastavano gli indipendentisti
nel Donbass ed oggi affiancano e precedono l’esercito ucraino colpendo sempre i
civili in quelle zone). Come in tutte le guerre, ma in questa ancor più che in
altre, sono le risorse economiche e finanziarie che passano da una mano all’altra,
e queste mani non sono sporche di fango e non appartengono a chi sta “sul
campo”, ma sono curate e reggono bicchieri di buon Cognac in paradisi fiscali a
migliaia di chilometri dal conflitto. Il che non impedisce a queste mani di essere sporche di sangue...
Il blocco occidentale
guidato dagli Stati Uniti ha annunciato il 27 febbraio 2022 una serie di
sanzioni contro la Russia, dando una scossa ad azioni, valute e futures nei mercati globali.
Lunedì 01 marzo i futures sul greggio sono saliti a 98,11
dollari al barile a Londra, in rialzo del 4,4%. Il prezzo dell'oro ha superato
i 1.900 dollari l'oncia, mentre l'Euro e la Sterlina sono scesi rispettivamente
dell'1,25% e dello 0,6% rispetto al dollaro USA. Lo yuan cinese offshore è
sceso di 145 punti base rispetto al dollaro e la valuta russa è precipitata da
83 rubli il 25 febbraio a 117 rubli per dollaro tre giorni dopo.
Dopo essere stata colpita
dalla pandemia, dalle difficoltà nella catena di approvvigionamenti e dal balzo
dei prezzi, l'economia globale era pronta per essere portata su un altro corso
imprevedibile causato da uno scontro armato al confine europeo. Anche prima che
il Cremlino ordinasse alle truppe russe di entrare nei territori separatisti
del Donbass, la tensione aveva già avuto un impatto. La promessa di sanzioni da
parte del presidente Biden e il potenziale rischio di ritorsioni russe avevano
già spinto al ribasso i rendimenti azionari e fatto salire i prezzi del gas.
L'avversione al rischio dei
mercati dei capitali ha prodotto un immediato flusso di capitali negli Stati
Uniti. Analisti finanziari in tutto il mondo hanno notato che sul fronte
valutario, il dollaro USA è ora la “valuta principale” che può fornire
liquidità e coprire i rischi allo stesso tempo. Beneficiari di tutte le attuali
turbolenze sui mercati globali sono gli Stati Uniti, ed il conflitto
Russia-Ucraina sembra essere esattamente allineato con gli interessi degli
Stati Uniti.
In primo luogo, la crisi ha
notevolmente aumentato le esportazioni di gas naturale degli USA verso
l'Europa, che era solita acquistare oltre il 40% del proprio gas dalla Russia.
Nel 2021, le esportazioni di gas naturale dalla Russia verso l'UE sono state pari
a 192,6 miliardi di metri cubi, pari
all'81% delle sue esportazioni totali. Il gas è stato principalmente consegnato
tramite gasdotto attraverso l'Ucraina e il Nord Stream 1, che sono stati
entrambi tagliati dopo lo scoppio del conflitto. Inoltre, l'accordo Nord Stream
2 (ulteriore gasdotto in programma, verso la Germania) è ora sospeso. Da notare
che il gas USA è una perfetta soluzione al problema del surplus di gas che gli
USA cercano disperatamente di vendere, ma è solo una parziale e minima soluzione
al problema europeo dell’approvvigionamento di gas. Ovvero. al momento è materialmente
possibile importare dagli USA solo una minima quantità del gas
necessario all’Europa, che dovrebbe viaggiare come gas liquefatto su navi. Non
esistono infatti abbastanza navi e non ci sono abbastanza rigassificatori
in Europa per supportare le esigenze di tutti i Paesi. Prendiamo una nave
cisterna di medie-grandi dimensioni, capace di trasportare 200mila metri cubi
di Gnl (gas naturale liquido), più o meno equivalenti a 116 milioni di metri
cubi di rigassificato. Il consumo annuale solo in Italia è di circa 70 miliardi
di metri cubi, quindi servirebbero oltre 600 viaggi/nave solo per soddisfare il
consumo italiano, o 1.700 viaggi/nave per soddisfare l’attuale quantità di gas
acquistata dalla Russia da tutta l’Europa. Di fatto, la crisi in corso vede:
- Gli USA soddisfare l’esigenza di vendere (ed in questo caso, a prezzi
altissimi) il suo surplus di gas, che comunque soddisfa solo i nminima parte le
esigenze di consumo europeo.
- La Russia toccata solo in parte dalla riduzione della vendita in Europa, dato
che la Cina sta aumentando molto le richieste di materia prima, con un +17%
anno. Quindi, la Russia continua ora a vendere in Europa, che altrimenti si
fermerebbe (interi settori industriali non più in grado di produrre, intere
aree senza riscaldamento…), e man mano che l’Europa riduce le richieste può tranquillamente
aumentare le quantità inviate a Pechino, verso la quale c’è già un gasdotto
attivo.
L’Europa sofferente per l’aumento dei prezzi della materia prima gas, alla
ricerca di fornitori alternativi che già in partenza sono più costosi, impossibilitata
a soddisfare tutto il fabbisogno, ed assolutamente a rischio blocchi se viene
interrotto anche per brevi tempi l’approvvigionamento.
In secondo luogo, la crisi
rafforza il dollaro USA e attira flussi di capitali globali. Tutta la crisi
geopolitica che gli Stati Uniti hanno creato o attivamente istigato negli
ultimi due decenni, senza eccezioni, ha rafforzato la sua valuta. Sulla scia
del conflitto Russia-Ucraina, il valore del dollaro aumenta rendendo gli Stati
Uniti un santuario finanziario poiché l'Europa non è più sicura.
In terzo luogo, la crisi ha
interrotto il commercio bilaterale tra la Russia e l'UE, il principale partner
commerciale della Russia. Poiché i membri dell'UE si uniscono per sanzionare la
Russia e alcune banche russe vengono escluse dal sistema SWIFT, il commercio
bilaterale si ridurrà in modo significativo, il che è esattamente ciò di cui
gli Stati Uniti hanno bisogno. Ma non è certamente quello di cui hanno bisogno
moltissime aziende europee, che avevano nella Russia un mercato in sempre
maggiore crescita ed ora sono in difficoltà, se non sull’orlo della chiusura.
Il prezzo del palladio,
utilizzato nei sistemi di scarico delle automobili, nei telefoni cellulari e
persino nelle otturazioni dentali, è aumentato vertiginosamente nelle ultime
settimane a causa dei timori che la Russia, il più grande esportatore mondiale
di questo metallo, possa essere tagliata fuori dai mercati globali. Anche il
prezzo del nichel, un'altra importante esportazione russa, utilizzato per
produrre acciaio e batterie per auto elettriche, è in aumento.
E poi ci sono i prezzi dei generi alimentari, che erano
già saliti in Europa al livello più alto in più di un decennio in gran parte a
causa ai problemi creati dalla pandemia alla catena di approvvigionamento,
secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite. Nel 2019, Russia e Ucraina
hanno esportato insieme più di un quarto (25,4%) del grano consumato nel mondo,
secondo l'Osservatorio della complessità economica (OEC). Per alcuni paesi, la
dipendenza è fortissima. In Ucraina, a lungo conosciuta come il "granaio
d'Europa", il 71% della terra è agricola. Il Paese spita anche un quarto
del "terreno nero" del mondo, o chernozem, che è altamente fertile.
Ma l’Ucraina è di fatto “granaio del mondo”, dato che invia oltre il 40% delle
sue esportazioni di grano e mais in Medio Oriente o in Africa, dove si teme che
ulteriori carenze di cibo e aumenti dei prezzi possano alimentare disordini
sociali. Il Libano, ad esempio, che sta attraversando una delle crisi
economiche più devastanti da oltre un secolo, riceve più della metà del suo
grano dall'Ucraina, che è anche il più grande esportatore mondiale di oli di
semi come girasole e colza. Il flusso di grano da Ucraina e Russia rappresenta
oltre il 70% delle importazioni totali di grano dell'Egitto e della Turchia. Nell'anno
del raccolto 2021-22, la Turchia è stato il maggiore acquirente di grano russo,
acquistando 4,5 milioni di tonnellate metriche al 30 dicembre 2021. L'Egitto ha
acquistato 3,2 milioni di tonnellate dalla Russia nello stesso periodo. Questo
metterà a dura prova la Turchia, che è già nel mezzo di una crisi economica e
alle prese con un'inflazione che sfiora il 50 per cento, con prezzi di cibo,
carburante ed elettricità alle stelle. Come al solito, il fardello ricade più
pesantemente sui più vulnerabili. "Le persone più povere spendono una
quota maggiore del loro reddito per cibo e riscaldamento", ha affermato
Ian Goldin, professore di globalizzazione e sviluppo all'Università di Oxford. La
guerra, e le sanzioni imposte alla Russia, avranno l’effetto di impoverire
ancora di più le fasce popolari e le aree del mondo più vulnerabili.
Il Mar Nero è una regione
geoeconomica chiave per Russia e Ucraina, che dipendono fortemente dai porti
per le esportazioni agricole e industriali. Odessa, Kherson e Mykolaiv sono
porti chiave per i flussi commerciali internazionali. Con la guerra in corso, i
flussi di grano e mais ne risentiranno: nel 2020 il 95% delle esportazioni di
grano dell'Ucraina è stato trasportato attraverso il Mar Nero. Il Mar Nero è quindi
una regione chiave per Mosca. Secondo Carnegie Endowment for International
Peace, un gruppo di esperti di geopolitica con sede a Washington, il suo
controllo consente alla Russia di proteggere i legami commerciali con i mercati
europei, nonché aumentare la dipendenza dell'Europa meridionale dal petrolio e
dal gas russi e fungere da zona cuscinetto di sicurezza.
Infine, la crisi avvantaggia
enormemente il complesso militare-industriale americano. Mentre il conflitto
continua, gli Stati Uniti, la Germania e altri paesi della NATO stanno fornendo
armi all'Ucraina. E, cosa più importante, il conflitto ha creato grande ansia
tra i paesi europei per la sicurezza del continente, aumentando di conseguenza gli armamenti e la
loro dipendenza dalle fabbriche di armi e attrezzature belliche degli USA e
della NATO.
Ed eccoci alle odierne forniture di armi all'Ucraina.
Sono almeno venti i Paesi dell'Unione europea, tra cui l’Italia, che hanno deciso di inviare materiali di armamento.
Il Governo italiano, ad esempio, ha secretato il decreto che contiene il numero esatto dei missili terra
aria Stinger, missili anticarro Spike, mitragliatrici Browning, mitragliatrici MG, munizioni, che verranno consegnati all'Ucraina.
Attenzione che qui i problemi sono (almeno) due.
Il primo, che dovrebbe essere il più evidente e comprensibile, è quello che immettendo nuove armi in un conflitto non si lavoro certo
per la fine del conflitto stesso, ma se ne acuiscono e prolungano soltanto gli effetti: ancora una volta chi ci guagagna non sono
i combattenti (dall'una e dall'altra parte), non è la popolazione, ma chi le armi le produce e le vende, ed i poteri finanziari che guadagnano
dal proseguire della guerra.
Il secondo, meno evidente e comprensibile,
è che queste armi (alcune delle quali complesse, avanzate, potenti) nelle mani di
chi pensiamo vengono consegnate? Non certo in quelle dell'eroico panettiere di Kiev, o della massaia di Mariupol, che la propaganda
di guerra ci raffigura contrastare con esse
l'avanzata dell'esercito russo. Vanno ad armare invece le forze dei reparti speciali quali il Battaglione Azov [24]. E
questi signori della guerra alla fine degli scontri, quando si troverà un accordo, cosa vogliamo farci convincere che faranno...
che le restituiranno diligentemente al mittente?
La terribile verità è che stiamo armando proprio chi potrà e vorrà continuare, negli anni a venire, le violenze contro una "parte avversa",
prolungando all'infinito un conflitto che USA, NATO e UE non hanno voluto vedere e capire negli ultimi 8 anni, e che ovviamente
faranno finta di non vedere e capire in futuro, con grande soddisfazione dei fabbricanti di armi e attrezzature belliche. La
terribile verità è che stiamo creando i presupposti per ritrovarci un giorno con lo stesso problema di oggi.
Per comprendere meglio
l'impatto delle misure adottate da NATO/USA è necessario dare ancora una volta un'occhiata alla storia e al contesto
della situazione in Ucraina. Dopo aver promesso di non espandersi verso Est
quando l'Unione Sovietica si è sciolta nel 1991, la NATO si è, tuttavia,
spostata verso Est in ripetute occasioni. Quasi tutti i paesi europei ad Ovest
della Russia, ad eccezione della Bielorussia e dell'Ucraina, sono già membri
della NATO. Invece di un'organizzazione difensiva, la NATO è in realtà un
enorme blocco offensivo, che richiede armamenti in quantità sempre maggiore
Perché, nonostante la
richiesta della Russia, gli Stati Uniti si rifiutano ancora di fare concessioni
e promettere di non includere l'Ucraina nella NATO? La verità è che gli Stati
Uniti hanno bisogno di questa crisi, perchè a differenza dell’Unione Europea
possono trarne grandi vantaggi economici e finanziari, anche se non hanno
bisogno del conflitto. Ancora più importante, la crisi è in linea con gli
interessi geopolitici degli Stati Uniti e la loro posizione egemonica.
A meno di due settimane
dall'inizio della guerra in Ucraina, il conflitto ha già lasciato gran parte
del Paese in rovina. Dopo aver incontrato una resistenza inaspettatamente dura
da parte delle forze ucraine nei primi giorni dell'invasione, anche perché si è
oggettivamente limitato nei bombardamenti indiscriminati sulla popolazione, ora
che sono stati attivati corridoi umanitari per la fuga l'esercito russo ha
concentrato i suoi sforzi colpendo pesantemente infrastrutture e strutture
residenziali ucraine. L'attacco della Russia sta di fatto decimando l'economia
dell’Ucraina. Per prevenire un completo collasso economico, la comunità
internazionale deve ora fornire urgentemente all'Ucraina decine di miliardi di
dollari in finanziamenti di emergenza. Per la ricostruzione dell'Ucraina
saranno necessarie somme ancora maggiori. Supponendo che la maggior parte
dell'Ucraina odierna esca dall'attuale conflitto non occupata, questo programma
di ricostruzione promette di essere la più grande impresa nella storia europea
moderna. Intere nuove città alla fine sorgeranno dalle macerie, trasformando il
paese e contribuendo a garantire lo stile di vita “europeo” a cui gli ucraini ambiscono.
Quanto costerà tutto questo? Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha
recentemente affermato che l'Unione europea dovrebbe istituire un fondo di 100
miliardi di euro per ricostruire l'Ucraina. Questa potrebbe essere una stima
prudente. Se la Russia continua a bombardare l'Ucraina al ritmo attuale,
possiamo aspettarci che i costi della guerra saranno molto più elevati,
raggiungendo forse anche oltre 1000 miliardi di dollari.
Negli Stati Uniti, la
Federal Reserve sta già affrontando l'inflazione più alta degli ultimi 40 anni,
al 7,5% a gennaio, e dovrebbe iniziare ad aumentare i tassi di interesse a
breve. L'aumento dei prezzi dell'energia innescato da un conflitto in Europa
può essere transitorio, ma potrebbe alimentare le preoccupazioni per una
spirale salari-prezzi. "Potremmo assistere a una nuova esplosione di
inflazione", ha affermato Christopher Miller, visiting fellow presso
l'American Enterprise Institute e assistente professore alla Tufts University. Ad
alimentare i timori di inflazione anche la possibile carenza di metalli
essenziali come palladio, alluminio e nichel, creando un'altra interruzione per
le catene di approvvigionamento globali già colpite dalla pandemia, i blocchi
dei camionisti in Canada e la carenza di semiconduttori.
Alcune delle sanzioni contro
la Russia che sono state messe in atto, come il blocco dell'accesso al sistema
di pagamenti internazionali noto come SWIFT o il blocco delle aziende dal
vendere alla Russia qualsiasi cosa che contenga componenti di fabbricazione
americana, danneggiano chiunque faccia affari con la Russia molto di più (e
molto prima) di quanto danneggino la Russia stessa. In generale, gli Stati
Uniti sono molto meno vulnerabili dell'Unione Europea, che è il principale partner
commerciale della Russia. È probabile che gli americani, come ha già avvertito
Biden, vedranno un aumento dei prezzi della benzina. Ma poiché gli Stati Uniti
sono essi stessi un grande produttore di benzina e gas naturale, questi aumenti
di prezzo non sono così forti e ampi come altrove. E l'Europa ha molti più
legami con la Russia e si impegna in più transazioni finanziarie, incluso il
pagamento del gas russo.
Compagnie petrolifere come
Shell e Total hanno joint venture in Russia, mentre BP si vanta di "essere
uno dei maggiori investitori stranieri in Russia", con legami con la
compagnia petrolifera russa Rosneft. Airbus, il gigante europeo dell'aviazione,
ottiene il titanio dalla Russia. E le banche europee, in particolare quelle in
Germania, Francia e Italia, hanno prestato miliardi di dollari a mutuatari
russi. "Le severe sanzioni che hanno danneggiato la Russia in modo
doloroso e completo hanno il potenziale per fare enormi danni ai clienti europei",
ha affermato Adam Tooze, direttore dell'Istituto europeo della Columbia
University.
A seconda di ciò che accade,
gli effetti più significativi sull'economia globale possono manifestarsi solo
nel lungo periodo. Un risultato sarebbe quello di spingere la Russia ad avere
legami economici più stretti con la Cina. Le due nazioni hanno recentemente
negoziato un contratto di 30 anni per la Russia per la fornitura di gas alla
Cina attraverso un nuovo gasdotto. "È probabile che la Russia orienterà
tutte le esportazioni di energia e materie prime verso la Cina", ha
affermato Carl Weinberg, capo economista di High Frequency Economics.
6.- I civili innocenti: un'arma potente
Una delle armi più potenti un una guerra sono i civili innocenti che la subiscono.
Non solo e non tanto perché i bambini uccisi, gli anziani disperati di fronte alle macerie, le madri angosciate nei rifugi alla ricerca di acqua,
cibo e medicine, sono immagini di grande impatto emotivo, che la propaganda di guerra non manca di sfruttare. E che da noi, nell'Occidente perfettamente
schierato contro l'invasore russo, raffigurano esclusivamente una parte sofferente ed un tipo di racconto.
Inutile ricordare che di immagini di sofferenza e morte che i media occidentali NON ci hanno fatto vedere ce ne sono molte anche
a proposito della popolazione del Donbass che da otto anni subisce gli attacchi sanguinosi dell'esercito e delle milizie speciali ucraine.
Non è però nella ricerca di una simmetria o asimmetria nella risposta che si giustifica e si rende più accettabile l'orrore.
Quello di cui ancora una volta non ci accorgiamo,
e che ancora una volta ci viene in parte raccontato in un modo diverso,
ed in parte facilmente nascosto perche spesso difficile da comprendere, va molto al di la, molto oltre, ed è molto più profondo,
massiccio, devastante, della immagine-shock di sangue e sofferenza.
Tre sono gli utilizzi principali dei civili e le risultanze e organizzazione temporale
degli stessi in questo scontro: scudi umani (immediato), profughi (immediato ed a medio termine), migranti come conseguenza (a medio e lungo termine).
Scudi umani.
Scudo umano è un termine utilizzato, in ambito militare e politico, per descrivere l'utilizzo di civili a protezione
di possibili obiettivi militari al fine di dissuadere il nemico ad attaccare tali siti. Tale condotta è vietata dalla quarta convenzione di Ginevra.
Assistiamo in questi giorni ad accuse reciproche, tra Mosca e Kiev,circa l'utilizzo di civili come scudi umani a protezione di obiettivi
militari. Una prima analisi sul "chi sta facendo cosa a chi" dovrebbe ovviamente tenere conto del fatto che un invasore, che ha bisogno
di conquistare terreno in fretta, ha più convenienza ad evacuare i civili in modo da poter colpire pesantemente dove vi siano solo forze
armate avversarie, piuttosto che mantenere i civili in loco. L'esercito russo ha infatti richiesto e proposto corridoi umanitari per il
collegamento con l'esterno e l'evacuazione di civili da numerose città, ma incidenti o incomprensioni tra le due parti in guerra hanno
sinora reso vani tali tentativi. Se non si possono escludere violazioni dei "cessate il fuoco" da parte dell'esercito russo, certamente
[50] [51].
Opportuno notare che al di la del costo umanitario dell'utilizzo di
civili come studi umani, l'intento del governo ucraino e delle forze USA/NATO che lo sostengono è chiaramente quello di rallentare
e rendere più difficoltosa l'avanzata dell'esercito russo, prolungando quindi il conflitto in modo da causare costi sempre maggiori
al governo di Mosca. Costi che però quando si ribaltano sui Paesi europei costretti ad affrontare l'ondata di profughi diventano un
problema di ben difficile soluzione. Ancora una volta, l'Europa appiattita sulla linea USA dello scontro con Mosca è quella che ne
sopporta e sopporterà i costi.
I profughi
I profughi sono civili che fuggono, abbandonando le proprie case, ed in molti casi i propri cari, cercando asilo in Paesi o territori
possibilmente "sicuri". Il conflitto in corso in Ucraina sta generando una quantità impressionante di profughi.
Da notare che la narrazione prevalente
sui media occidentali anche in questo caso riguarda i profughi che fuggono verso Ovest, quasi mai quelli che fuggono verso Est.
Il ministro russo per le emergenze Chupriyan al 20 marzo 2022 ha quantificato in oltre 260mila il numero di civili in fuga dalla
regione ucraina che si sono rifugiati nella regione di Rostov, dopo l'evacuazione ordinata venerdì dai leader delle autoproclamate
repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk. Tanti chiedono la cittadinanza russa. Di questi questi profughi si prende cura la Russia,
logisticamente ed economicamente [52] [53] [54].
Oltre tre milioni di persone costrette a lasciare
l’Ucraina dirette verso Ovest per sfuggire alla guerra sono le cifre comunicate sempre al 20/03/2022 dall’Alto commissario ai
rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) Filippo Grandi. Questa massa di profughi, in costante crescita, sta mettendo in crisi la
maggior parte dei Paesi vicini (Polonia, Moldavia, Romania, Slovacchia, Ungheria), ma l'impatto è ormai sentito ed in aumento
anche in tutti gli altri Paesi d'Europa, Italia compresa. Oltre 53.000 sono gli arrivi al 17/03/2022 nel nostro Paese [55].
I profughi sono allo stesso tempo un problema/costo
per i Paesi europei, ed un business inaspettato per molte organizzazioni criminali.
Il caos e l'instabilità provocati dalle guerre sia
sul terreno dei combattimenti sia nei Paesi vicini sono da sempre una eccezionale opportunità per le mafie. La guerra in Ucraina
non è da meno, con le organizzazioni criminali già attive per sfruttare e trarre proventi da traffico di armi, traffico di profughi
e ricostruzione post bellica. L'allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dal presidente della Fondazione Caponnetto intervistato
da FirenzeToday, ne ha parlato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ed il 23 marzo 2022 il tema è stato ripreso
dal ministro della Giustizia Marta Cartabia. L'enorme quantità di esplosivi, armi da fuoco, missili usati oggi nelle zone del conflitto
diventeranno merce preziosa per la criminalità organizzata quando le azioni belliche cesseranno.
Mercoledì 16 marzo, l’
OIM,
(Organizzazione Internazionale
per le Migrazioni che fa parte del Sistema delle Nazioni Unite) ha lanciato un allarme per il rischio di tratta di esseri umani,
sfruttamento e abuso sessuale in Ucraina e nelle regioni circostanti, alla luce dell’aumento del numero di persone vulnerabili in
fuga dalla guerra. Il giorno dopo, giovedì 17 marzo, il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sull’azione contro la tratta
degli esseri umani (GRETA)
ha diramato un comunicato
stampa per mettere in guardia sui pericoli per le persone in fuga dal
conflitto armato in Ucraina che cadono vittime della tratta e dello sfruttamento di esseri umani.
Se chi ci guadagna è chiaro, chi paga
(e cosa ci sarà da pagare)? Una analsi condotta dall'Ocse afferma che la guerra in Ucraina potrebbe portare a
una riduzione del PIL globale e a un aumento dell'inflazione di 2,5 punti. "La portata dell'impatto economico -
osserva l'Ocse - è molto incerta e dipenderà in parte dalla durata della guerra e dalle risposte politiche, ma è
chiaro che la guerra risulterà in un sostanziale freno a breve termine sulla crescita globale e in pressioni
inflazionistiche significativamente più forti" [56]. Ovvero, anche questo costo ricadrà sulle spalle di noi cittadini europei.
Migranti come conseguenza.
Come già affermato poco sopra, il Libano riceve più della metà del suo grano dall'Ucraina, il flusso di grano da Ucraina e Russia
rappresenta oltre il 70% delle importazioni totali di grano dell'Egitto (3,2 milioni di tonnellate) e della Turchia (4,5 milioni
di tonnellate). La guerra, e le sanzioni imposte alla Russia, comporteranno quindi prezzi di cibo, carburante ed elettricità
alle stelle impoverendo ancora di più le fasce popolari e le aree del mondo più vulnerabili. Di tutto questo non si parla,
ma presto ci troveremo con flussi massicci (milioni?) di migranti che potrebbero superare di gran lunga i profughi in fuga
dalle zone di guerra. Una catastrofe umanitaria dagli impatti devastanti, che l'Europa non è assolutamente preparata a
sostenere, e che la renderà ancora più asservita e sfruttabile dagli USA e dai poteri economico-finanziari.
7.-
Disinformazione. I media (stampa, radio, TV, blog e articoli sul Web...)
Mentre la guerra in Ucraina
entra nella sua terza settimana, la battaglia per i cuori e le menti - tramite
post sui social media, video virali e propaganda a titolo definitivo - sta
entrando in una nuova fase. Da ogni parte (e di nuovo, non voglio utilizzare
“entrambe” perché qui le parti in gioco non sono certo solo e ben definitamente due).
Con le testate
giornalistiche sostenute dal Cremlino ora bandite nell'Unione Europea e
piattaforme come Facebook e Twitter che hanno ridotto la propria diffusione
capillare, Mosca ha spostato il suo piano di gioco per concentrarsi sempre più
sul suo pubblico nazionale, così come sulla diaspora di lingua russa nei paesi
vicini e in quelli più lontani.
Su VK, un social media
prevalentemente in lingua russa, i post filo-ucraini hanno invaso la
piattaforma per evidenziare gli attacchi ai civili all'interno del paese. Sono
stati usati hashtag associati al conflitto per raggiungere il vasto pubblico in
Russia, secondo altri due esperti occidentali di disinformazione che hanno
monitorato questa attività. Tale combattimento digitale era stato utilizzato in
modo simile in Iraq, dove lo Stato Islamico e le forze filogovernative si sono spese
nei rispettivi gruppi di Facebook nel tentativo coordinato di demoralizzare i
loro rivali.
Su Facebook - che il
Cremlino ha bloccato la scorsa settimana, ma a cui è ancora possibile accedere
in Russia tramite VPN - gli account che sostengono l'Ucraina hanno acquistato
risme di annunci sui gruppi rivolti ai russi, secondo analisi indipendenti
su Facebook. Questi messaggi a pagamento mostrano immagini brutali della
guerra, attaccano Putin e le sue politiche e riproducono video di
prigionieri di guerra russi, una potenziale violazione delle Convenzioni di
Ginevra.
La stessa proprietà di Facebook, in uno sfortunato tentativo di
accarezzare i governi USA e Paesi NATO (forse per tentare di pagar pegno circa i problemi e le accuse di violazione della privacy
a cui è sottoposta) ha comunicato che le regole di moderazione contro gli incitamentei alla violenza verranno temporaneamente allentate
per i post nei confronti di Putin e della Russia. Sembra che stiano riconsiderando la decisione, ma qui la ridda di informazioni contrastanti
rende difficile fornire dati certi. Certo è che questo articolo, questo blog che state leggendo (controleregolediquestogioco.blogspot.com)
che è evidentemente non-allineato alle "direttive editoriali" USA/NATO/UE, non è pubblicabile, condivisibile,
collegabile con link diretto su Facebook!
Raccogliamo qui di seguito
una minima rassegna di fake news. In alcuni casi, si tratta di involontaria
disinformazione (giornalisti disattenti che ripropongono notizie false senza
accorgersene), in altri di volontario nascondimento della realtà/verità a
supporto della lotta contro il “nemico”.
1) 16/03/2022 - Immagine e
notizia falsa sulla prima pagina de La Stampa
Sembra impossibile, ma è proprio così. Una immagine relativa alla strage compiuta due
giorni prima dalle truppe governative di Kiev ai danni dei civili di Donetsk, nel
Donbass (20 morti e numerosi feriti), viene presentata in modo che il pubblico pensi che siano
stati i russi (a Leopoli, a Kiev, a Mariupol… non una parola su
Donetsk). Siamo oltre ogni artefizio giornalistico, sono qui stati invertiti i ruoli di vittimne ed aggressori in un falso
consapevole, determinato e grossolano, che prende in giro i lettori.
La foto in prima pagina su La Stampa è stata scattata dal fotografo russo Eduard Kornienko, ed
era stata pubblicata in un servizio della agenzia di stampa URA.RU,
dove è chiaramente indicato, con numerosi dettagli, che si tratta degli effetti sanguinosi di un missilòe Tochka-U sparato dalle
forze armate ucraine sulla popolazione civile di Donetsk.
Numerosi lettori e
giornalisti stanno inviando lettere a La Stampa e all’OdG segnalando la cosa. Ma si sa, oggi gli "organi di informazione"
sono di fatto utilizzati come "strumenti di propaganda", come armi da utilizzare per confondere, impaurire e sottomettere
con la violenza delle immagini e
delle parole una platea di lettori che non ha altre fonti di informazione.
Sull'argomento, l'ottimo video di Visione TV [48]
2) 14/03/2022 - Notizia
falsa con immagini costruite ad arte: l'aviazione russa ha colpito un ospedale per la maternità
con madri e bambini.
Le informazioni che la
Russia ha effettuato un attacco aereo su un ospedale per la maternità a
Mariupol si sono rapidamente diffuse su Internet. Il presidente ucraino
Volodymyr Zelensky l'ha definita una "atrocità". Secondo lui, donne e
bambini sono rimasti sotto le macerie.
Nonostante il fatto che le
informazioni sul bombardamento siano apparse l'8 marzo a metà giornata, non
c'erano pazienti in numerosi video e foto. Scatti di donne incinte sono apparse
molto più tardi, la sera del 9 marzo. Hanno immediatamente fatto il giro di
tutti i media e hanno iniziato a diffondersi in varie comunità online e tra i
blogger, il che potrebbe essere una conseguenza di una campagna pianificata. E
questo nonostante il fatto che gli stessi locali affermino che non c'erano
donne in travaglio o personale nell'ospedale di maternità.
I servizi di informazione ucraini hanno utilizzato
la modella Marianna Podgurskaya di Mariupol per gli scatti (ce ne sono tre in totale).
Marianna, infatti, è una nota beauty blogger della regione. Da segnalare che la
donna era in realtà incinta (ed ha poi felicemente partorito una bambina), ma non avrebbe potuto comunque essere ricoverata in
maternità in quella struttura sanitaria, che è utilizzata dai militanti Azov [24] da
diversi giorni come struttura fortificata, e che non funge da maternità. L'eroina
di questa produzione giornalistica ha già ricevuto
commenti di utenti reali che condannano la donna per aver partecipato alla
manipolazione delle informazioni.
Ancora più sconcertante il
fatto che in una trasmissione italiana sia stato ripreso il fatto, citando la
sua smentita come fake news, e riproponendolo ancora come assolutamente vero… “perché
la donna era effettivamente incinta”, senza minimamente preoccuparsi di
verificare la effettiva non-operatività dell’ospedale di Mariupol e il fatto
che una modella incinta abbia finto di essere stata ferita ed evacuata!
3) 15/03/2022 – Notizia
falsa: la Russia chiede aiuti alla Cina
Secondo la CNN, il governo
russo ha chiesto alla Cina aiuti alimentari, economici e militari per svolgere
la sua operazione speciale in Ucraina.
Nel colloquio con i
giornalisti, il portavoce dell'ambasciata cinese negli Stati Uniti, Liu Pengyu,
ha affermato che la Cina non sa nulla di tali richieste. La Russia non ha
chiesto cibo o altri aiuti.
4) 15/03/2022 – Notizia
falsa in filmato e immagini costruite: i medici di Mariupol non sono riusciti a
salvare una bambina ferita
Su Internet sta circolando
un video ( https://www.youtube.com/watch?v=3PNi_x8uMEc ),
che racconta di una bambina ferita a Mariupol, che una volta portata in ospedale non avrebbe potuto essere
salvata.
Il video è stato realizzato
in modo molto professionale, ma ad una sua analisi attenta solleva molti dubbi.
a) Non è del tutto chiaro
perché la bambina sia stata trasferita da una barella all'altra. I pazienti con
gravi ferite vengono trasportati al pronto soccorso su una barella
dell'ambulanza, questa è una regola.
b) La bambina ferita avrebbe dovuto essere immediatamente intubata e posta sul
tavolo operatorio, e non portata in terapia intensiva. La bambina ha una ferita
al petto, ma quando viene trasferita in barella all'inizio del video, nopn si
vede sangue sulla maglia.
c) La rianimazione avrebbe dovuto iniziare mentre era ancora in ambulanza. Ma
quando la bambina viene trasferita, non ha né un sistema di infusione (flebo)
né bende. E per qualche ragione, nessuno fa massaggio cardiaco con ventilazione
artificiale in questo momento.
d) Ci sono troppe persone nella stanza: 9 persone. Secondo le istruzioni,
fatta eccezione per il personale medico dell'ospedale, non dovrebbe entrare
nessuno in una stanza di rianimazione. Meno che mai un reporter con la videocamera.
e) Il comportamento del dottore è estremamente strano: dovrebbe essere
impegnato a salvare la vita della bambina, invece il dottore è impegnato a
maledire la Russia. Tutto questo è stato filmato da varie angolazioni, sembra
che il reporter con la videocamera sia ovunque.
f) La maschera della sacca Ambu deve essere premuta saldamente contro il viso
del paziente, ma in bocca è visibile solo il tubo. Il massaggio cardiaco, la
sacca Ambu e il defibrillatore contemporaneamente sono contrari a tutti i
protocolli medici.
g) I medici eseguono il massaggio cardiaco indiretto secondo la “tecnica del
neonato” – con i pollici. All'età della bambina, non ha alcun senso.
h) Infine, il nome e il cognome della bambina non sono mai stati pubblicati, il
che rende impossibile verificare l'autenticità dell'intera storia presentata nel video.
5) 10/03/2022 – Notizia e
immagini false: la città ucraina di Kharkiv si è trasformata in rovine
Kharkiv si è trasformata in
rovine dopo i molteplici attacchi dell'esercito russo. I video e le immagini di
tali contenuti sono distribuiti su TikTok.
In realtà il video e le
immagini mostrano Beirut, la capitale del
Libano. Il 4 agosto 2020 nel porto cittadino sono esplose 2.750 tonnellate
di nitrato di ammonio. 210 persone sono state uccise, circa 6mila persone sono
rimaste ferite, edifici sono stati gravemente danneggiati, circa 300mila
residenti sono rimasti senza casa. L’immagine dell’immane disastro di Beirut è
stata utilizzata per costruire un fake sui bombardamenti russi. È chiaro peraltro
che non potrebbe essere Kharkiv nelle immagini e filmati su TikTok, dato che a
Kharkiv non c'è vista sul mare e nessuno va in moto o in bicicletta nel freddo del
mese di marzo.
6) 14/03/2022
– Notizia e immagini false: ucraino saluta la moglie incinta
La foto toccante di un
soldato sta facendo il giro di Twitter. Nella foto, il soldato, spacciato per
ucraino e in partenza per la battaglia, saluta la moglie incinta baciandole la pancia
della moglie incinta prima di partire per la guerra.
La realtà è un’altra. Tutto
al contrario, il soldato non saluta perché sta partendo, ma saluta la moglie al
suo ritorno. E non è un soldato ucraino, ma un soldato slovacco, appena tornato
a casa in Slovacchia dall'Afghanistan. La foto è stata scattata nel 2012 e
pubblicata sul portale ufficiale del Ministero della Difesa slovacco.
6) 14/03/2022
– Notizia, immagini e video di Zelensky a Kiev con la resistenza: video probabilmente vero, denunciato come falso
Vladimir Zelensky è a Kiev.
Vladimir Zelensky è a Kiev. Da lì ha lanciato un nuovo appello, che ha pubblicato sui suoi profili social il 19 marzo.
A proposito di questo video è subito stata pubblicata sul sito WarOnFakes la notizia che il video era falso,
e filmato su green screen [
https://waronfakes.com/vsu/fake-volodimyr-zelensky-is-in-kiev/ ].
Nell’articolo che accusa di falsità il video viene riportato come prova che a volte (ad esempio, al timeframe 5:50)
sulla sinistra compaiono dei punti verdi. Un alone in movimento compare intorno alla testa e alle mani di Zelensky
e una striscia sottile sullo sfondo si muove con la sua testa. Inoltre, Vladimir Zelensky si dovrebbe trovare completamente
all'ombra dell'edificio, ma i suoi capelli e le sue spalle sono illuminati dal sole.
Su La7 durante il Tg Speciale del 19.03
è stato riportato quanto affermato da WarOnFakes, avallando quindi la notizia che il video è falso,
e che Zelensky non si trova a Kiev.
Contro la teoria che accusa il video di falsità viene però pubblicata una attenta ed interessante analisi da parte del
sito BufaleUnTantoAlChilo che in un dettagliato articolo [ https://www.butac.it/zelensky-video-war-on-fakes/ ] smentisce WarOnFakes:
il video sarebbe stato effettivamente girato a Kiev e Zelenzky sarebbe quindi stato a Kiev,
perlomeno al momento delle riprese. Dobbiamo riconoscere che l’analisi di BufaleUnTantoAlChilo
appare oggettivamente corretta e ben circostanziata, e che quindi il video possa – al contrario di quanto affermato da WarOnFakes – essere autentico e non modificato.
Lo stesso autore di questa lunga trattazione che state leggendo aveva originariamente pubblicato in questo blog
(e nelle pagine del documento PDF che viene estratto) la versione di WarOnFakes. Pubblichiamo volentieri la correzione/smentita
con il dovuto credito.
===================//
NOTE
01.
Cartina presa da https://www.limesonline.com/ucraina-divisioni-linguistiche-ed-etniche/60932
02. Documenti
desecretati che mostrano garanzie di sicurezza contro l'espansione della NATO offerte
ai leader sovietici da parte di Baker, Bush, Genscher, Kohl, Gates, Mitterrand,
Thatcher, Hurd, Major e Woerner https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/russia-programs/2017-12-12/nato-expansion-what-gorbachev-heard-western-leaders-early e
Memorandum della conversazione tra Mikhail Gorbachev e James Baker a Mosca il 9
febbraio 1990..
03.
Cartina presa da https://www.limesonline.com/cartaceo/quel-che-loccidente-non-capisce-di-mosca
04. Munich
speech of Vladimir Purin (Wikipedia, descrizione dell’intervento di Putin alla
Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 10 febbraio 2007 )https://en.wikipedia.org/wiki/Munich_speech_of_Vladimir_Putin
05. Speech
and the Following Discussion at the Munich Conference on Security Policy (Sito
del Cremlino, testo integrale, in inglese, dell’intervento di Putin alla
Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 10 febbraio 2007):
http://en.kremlin.ru/events/president/transcripts/24034
06. Il
fatto è illustrato in dettaglio in un articolo del Manifesto https://ilmanifesto.it/kiev-2014-chi-sparo-davvero-a-maidan/ del
2018
07.
Wikipedia in lingua inglese offre informazioni essenziali su Kravchuk: https://en.wikipedia.org/wiki/Leonid_Kravchuk -
Informazioni più dettagliate sul suo operato e sui problemi economici in
Ucraina in un articolo di Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-kravchuk-era
08.
Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Leonid_Kuchma -
Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su
Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-kuchma-era
09. Wikipedia
in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Viktor_Yushchenko -
Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su
Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-yushchenko-era
10. Wikipedia
in lingua inglese sulla Rivoluzione Arancione: https://en.wikipedia.org/wiki/Orange_Revolution
11. Wikipedia
in lingua inglese su Yulia Tymoshenko: https://en.wikipedia.org/wiki/Yulia_Tymoshenko
12. Wikipedia
in lingua inglese su Viktor Yanukovich: https://en.wikipedia.org/wiki/Viktor_Yanukovych -
Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su
Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-yanukovych-era
13. Articolo
de Il Giornale suille registrazioni telefoniche riguardanti i cecchini di
Piazza Maidan: https://www.ilgiornale.it/news/esteri/telefonata-urmas-paet-e-catherine-ashton-998883.html -
14. Articolo
di Russia Today sui cecchini di Piazza Maidan: https://www.rt.com/news/ashton-maidan-snipers-estonia-946/
15. Wikipedia
in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Petro_Poroshenko -
Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su
Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-poroshenko-era
16 Wikipedia in lingua inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Volodymyr_Zelenskyy -
Informazioni dettagliate ed una analisi approfondita del suo operato su
Eurasianet: https://eurasianet.org/a-brief-history-of-corruption-in-ukraine-the-dawn-of-the-zelensky-era
17. Cosa
è successo a piazza Maidan? La vera storia della rivolta ucraina - Articolo del
russista Eliseo Bertolasi sul sito Vita.it: http://www.vita.it/it/article/2014/03/18/cosa-e-successo-a-piazza-maidan-la-vera-storia-della-rivolta-ucraina/126393/
18. Neo-Nazi
Group Hacks Twitter Of Ukraine's UN Representative: Right Sector Hacking Was In
Protest Over East Ukraine War - https://www.ibtimes.com/neo-nazi-group-hacks-twitter-ukraines-un-representative-right-sector-hacking-was-2028035
19. On
Europe Day and the glorification of Nazism - intervento di Aleksander
Lukashevich, rappresentante della Federazione Russa all'incontro dell'OSCE, il
10 maggio 2018: https://www.osce.org/files/f/documents/b/6/382768.pdf
20. Wikipedia
su Pravyj Sektor, l’organizzazione paramilitare ucraina di estrema destra: https://it.wikipedia.org/wiki/Pravyj_Sektor
21. Wikipedia
sulla Strage di Odessa: https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Odessa
22. Interrogazione
al Parlamento Europeo sulla Strage di Odessa: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document//E-8-2014-008919_IT.html
23. Wikipedia
sulla Guerra nel Donbass: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Donbass
24. Wikipedia
sul Battaglione Azov: https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione_Azov
25. Wikipedia
sulla annessione della Crimea https://en.wikipedia.org/wiki/Annexation_of_Crimea_by_the_Russian_Federation
26. Wikipedia
su Sergey Aksyonov: https://en.wikipedia.org/wiki/Sergey_Aksyonov
27.
Dal sito Britannica.com, una lunga e completa trattazione della crisi in Crimea
ed Ucraina orientale https://www.britannica.com/place/Ukraine/The-crisis-in-Crimea-and-eastern-Ukraine
28. Articolo
di Enrico Vigna “Kiev, capitale mondiale dell’odierno neonazismo in Europa”; https://www.agoravox.it/Ucraina-Kiev-capitale-mondiale.html
29. Wikipedia
sugli Accordi di Minsk1 e Minsk2 https://en.wikipedia.org/wiki/Minsk_agreements
30. Articolo
Reuters in italiano sui bombardamenti a Doneck https://www.reuters.com/article/oittp-ucraina-scontri-idITKBN0E70J920140527
31.
Uno dei pochi articoli su un organo di stampa importante (La Stampa) che
trattano dell’intervento dell’ultradestra nel-nazista a fianco del governo e
delle istituzioni ucraine dal 2014 in poi: https://www.lastampa.it/blogs/2014/05/22/news/ucraina-se-il-nuovo-corso-filo-occidente-include-l-ultradestra-neo-nazista-br-1.37251588/amp/
32. Un
articolo di Josh Cohen pubblicato da Reuters sul problema dei neonazisti in Ucraina https://www.reuters.com/article/us-cohen-ukraine-commentary-idUSKBN1GV2TY
33. Zelensky
assegna il titolo di “Eroe della Patria” al leader di “Pravy Sektor”, milizia
considerata neonazista. Articolo di GGN (Braasile) con foto: https://jornalggn.com.br/editoria/internacional/zelensky-deu-titulo-de-heroi-da-ucrania-a-lider-do-pravy-sektor-uma-milicia-considerada-neonazista/
34. Ancora
in un articolo, questa volta di Correspondent,
dove Zelensky assegna il titolo di “Eroe della Patria” al leader di “Pravy
Sektor” (in ucraino, ma con immagini evidenti): https://korrespondent.net/ukraine/4422683-zelenskyi-prysvoyl-zvanye-heroia-ukrayny-dobrovoltsu-ps
35. Wikipedia
sul Wolfsangel: https://it.wikipedia.org/wiki/Wolfsangel
36. Uno
dei rari articoli di un organo di stampa italiano che evidenzia lo stato del
Donbass come territorio martoriato da una lunga guerra e molte vittime civili: https://www.lindipendente.online/2022/02/21/cosa-sta-succedendo-realmente-in-donbass/
37. Un
articolo del quotidiano di ispirazione catolica Avvenire che illustra come il
Donbass sia terreno di scontri da 8 anni, e come i 70mila profughi neglui
ultimi giorni di febbraio 2022 sian diretti verso la Russia: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/reportage-nello-scavo-regioni-ribelli-ucraina
38. Wikipedia
su Dmytro Razumkov: https://en.wikipedia.org/wiki/Dmytro_Razumkov
39. Karolina
Frankov (pseudonimo di Olga Korotkikh) è nata nel 1975 in Russia. Fino al 1991
è vissuta in una delle repubbliche caucasiche. A causa dei conflitti etnici
sorti dopo il crollo dell’Unione Sovietica si è trasferita a Mosca, dove ha
frequentato corsi di letteratura e scrittura. Ora abita da molti anni nel
Canton Ticino. https://www.lafeltrinelli.it/libri/autori/karolina-frankov
40. Articolo
di politico.eu sulle accuse a Medvedchuk https://www.politico.eu/article/ukraine-zelenskiy-coup-akhmetov-russia/
41. Art
265 Codice Penale cos’ come riportato nella Gazzetta Ufficiale https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?art.versione=1&art.idGruppo=21&art.flagTipoArticolo=1&art.codiceRedazionale=030U1398&art.idArticolo=265&art.idSottoArticolo=1&art.idSottoArticolo1=10&art.dataPubblicazioneGazzetta=1930-10-26&art.progressivo=0
42. Wikipedia
su Vladimir Putin https://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Putin
43. Video
integrale dell’intervento di Putin alla Conferenza di Monaco (con traduzione in
italiano) https://www.youtube.com/watch?v=R7jVELq_N58
44. Wikipwedia
su Oleh Tyahnybok: https://it.wikipedia.org/wiki/Oleh_Tjahnybok
45. Wikipedia
per Oleksandr Turchynov: https://en.wikipedia.org/wiki/Oleksandr_Turchynov
46.
Wikipedia su Viktor Medvechuk: https://en.wikipedia.org/wiki/Viktor_Medvedchuk
47.
Articolo della LUISS, Osservatorio dulla Sicurezza Internazionale: Quando gli americani uccidono i civili.
48.
Un interessante e completo video di Visione TV con la partecipazione di Giorgio Bianchi (inviato nel Donbass) Angelo D'Orsi (storico) e Fulvio Grimaldi
giornalista e documentarista): La Stampa: Cialtroni professionali.
49.
https://www.youtube.com/watch?v=msgVcmBgnpU -
Video di VisioneTV dove il reporter Giorgio Bianchi tratta dell'utilizzo dei civili come scudi umani da parte degli ucraini
e delle milizie speciali del Battaglione Azov.
50.
https://www.youtube.com/watch?v=P08Ne_m_l3Q -
Russian Army says that cicilians being used as "human shields" by Ukrainian army can feely leave Kiev.
51.
52. Foto dei profughi verso la Russia sul sito ANSA -
53. Foro dei profughi verso la Russia sul sito Sky -
https://tg24.sky.it/mondo/2022/02/21/ucraina-russia-donbass-profughi#04
54. La Repubblòica TV - video dei treni
con profughi verso la Russia -
https://video.repubblica.it/mondo/crisi-ucraina-russia-il-grande-esodo-di-profughi-dal-donbass-i-treni-sono-stracolmi/408721/409427
55. Dal sito del Ministero dell'Interno Italiano -
https://www.interno.gov.it/it/notizie/50649-i-profughi-dallucraina-arrivati-finora-italia
56. Articolo sulla riduzione del PIL e
flussi di profughi su Repubblica -
https://www.repubblica.it/economia/2022/03/17/news/ocse_effetti_guerra_ucraina-341719869/.
57. Articolo di Angela Manganaro sul Sole24Ore del 03/123/2014 -
https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-03/se-soros-e-finanza-scelgono-governo-dell-ucraina-084934.shtml.
58. Wikipedia su George Soros -
https://en.wikipedia.org/wiki/George_Soros.
59. Articolo del Kyiv Post -
https://www.kyivpost.com/article/content/ukraine-politics/global-recruiting-agencies-found-24-foreigners-to-work-in-ukraines-government-373522.html.
Articolo di Ettore R. Peyrot
Contatto diretto: ettore.peyrot@gmail.com